Formazione

Il Miur “condannato” a dare il sostegno necessario

Vinto il ricorso contro il ministero dell'Istruzione. Il tribunale di Milano ha accertato la condotta discriminatoria e "condannato" il Miur a fornire le ore di sostegno indicate nel piano educativo individualizzato

di Redazione

Il sostegno scolastico deve essere realizzato. Non ci sono scuse per ridurre le ore di presenza degli insegnati di sostegno. Questo in sintesi ha stabilito la prima sezione civile del Tribunale di Milano che ha condannato il Miur per discriminazione ai danni di studenti con disabilità. È l’ultima vittoria di Ledha (lega per i diritti delle persone con disabilità) e delle famiglie di 16 ragazzi con disabilità che lo scorso anno scolastico si erano visti assegnare un numero di ore di sostegno inferiore alle loro esigenze. Il giudice del tribunale di Milano ha accertato la condotta discriminatorio del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ai danni degli studenti con disabilità per «per aver previsto una dotazione di organico di insegnanti di sostegno inferiore a quella necessaria per soddisfare le necessità rappresentate dagli organismi scolastici e nei Piani educativi dei minori". Il presidente di Ledha, Franco Bomprezzi è sosddisfatto «per il contenuto di questa sentenza che si inserisce splendidamente nel filone giurisprudenziale del rispetto del principio di non discriminazione, contenuto nella Convenzione Onu e reso esigibile grazie alla legge 67/2006»

Oggetto del ricorso i provvedimenti adottati dal Miur tra l'aprile 2010 e il luglio 2012 con cui si è determinata una riduzione del numero di insegnanti di sostegno a fronte di un incremento del numero di studenti con disabilità. A seguito dei tagli, molti ragazzi non hanno potuto usufruire del monte ore di sostegno necessario. L.T. iscritta in terza superiore, per esempio, per l'anno scolastico 2012-2013 avrebbe avuto bisogno di almeno 18 ore di sostegno settimanali «al fine di garantire un intervento significativo ed efficace, volto al miglioramento dell'apprendimento dell'alunna». Ma ha potuto usufruire solo di sei ore di sostegno alla settimana.

«Leggendo le motivazioni addotte a difesa, da parte delle istituzioni scolastiche e del ministero non posso non rilevare con preoccupazione il continuo riferimento alla necessità di contenere i costi e la convinzione di poter agire in un quadro normativo di grande discrezionalità», sottolinea Franco Bomprezzi. «Ecco perché ancora una volta si deve chiedere alla magistratura di intervenire per ristabilire la qualità del diritto all'inclusione scolastica». L'auspicio di Ledha è che con il prossimo anno scolastico, simili episodi discriminatori non si ripetano più.

La sentenza del Tribunale di Milano, da questo punto di vista, rappresenta un importante passo in avanti in quanto il giudice oltre a sanzionare il comportamento del ministero per evitare la ripetizione di queste condotte discriminatorie «ha ordinato che per il prossimo anno scolastico l'amministrazione fornisca tutte le ore che saranno indicate nel Piano educativo individualizzato per gli alunni che hanno promosso l'azione», aggiunge l'avvocato Livio Neri. È quello che, nel diritto antidiscriminatorio, viene chiamato piano di rimozione: «Ovvero una misura per evitare nel futuro il reiterarsi della discriminazione accertata».

Gaetano De Luca, avvocato del Servizio legale Ledha, evidenzia inoltre come questa sentenza sia un precedente giurisprudenziale molto importante: «Il Tribunale ha riconosciuto una condotta discriminatoria non solo nel taglio delle ore di sostegno rispetto gli anni passati, ma anche nella sostanziale inadeguatezza del numero di ore rispetto a quelle ritenute necessarie dal Gruppo di lavoro operativo (Glho)».
 


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