Famiglia
Il mistero di un anello d’oro bianco
Un vecchio che al piano di sopra vive ogni volta il 25 dicembre come un triste giorno di dolore. Cosa si nasconde dietro quel volto? Busso alla porta. Sorrido. Gli porgo un panettone
Il giorno di Natale quello che sta all?ultimo piano si mette a piangere. È capace di piangere tutto il giorno. Ma le avvisaglie si sentono già una settimana prima. Si capisce, è anziano, e dopo la morte della moglie è scimunito completamente.
Quelli dell?appartamento di sotto, quattro universitari uno più bastardo dell?altro, vanno apposta a fargli gli auguri il giorno 23, prima di tornarsene a casa (dove non hanno nessuna fretta di andare). È il loro rito natalizio: spiare il momento in cui, dopo il buon Natale, spunta la lacrima dai suoi occhi. Loro si congedano, tutti compunti, e poco manca che domandino scusa. Ma non appena chiusa la porta, giù a ridere! Un giorno o l?altro li concio io, quelli. Vado da lui tutte le vigilie a portargli un panettone. Me lo faccio fare in pasticceria. Lui è colpito da questo fatto, non dal panettone in sé, ma da questa storia della pasticceria.
«Non so se devo offendermi», mi ha detto l?anno scorso.
Io mi concedo qualche lusso. Non sono ricco, anzi. Ma un regalo di Natale non deve confondersi con le solite cose.
Forse è per questo che ieri, durante il rito della consegna con annessi auguri, mi ha raccontato un pezzettino della sua storia. Non un pezzettino qualunque, però.
Ecco, si tratta di questo. Sua moglie (me la ricordo bene, se ne andò da questa vita qualche mese dopo il mio arrivo in questo palazzo) una decina d?anni prima di morire gli fece, proprio la mattina di Natale, una rivelazione a dir poco sconvolgente: che lei, cioè, era stata per molti anni nientemeno che l?amante del dottor Pisa. Glielo comunicò con le lacrime agli occhi, non potendo sopportare la vista di un anellino di oro bianco che lui le aveva appena regalato. «No, aspetta a darmelo», gli aveva detto lei, quasi gridando.
«Perché? Non è bello?»
«No, è bellissimo, ma vedi…»
E gli racconto tutto, ma proprio tutto. Di come, per esempio, lei si arrabbiasse con lui apposta, scegliendo un pretesto qualunque. Non che lo frequentasse tanto, il dottor Pisa: una volta al mese, forse meno. Ma ogni volta che andava a trovarlo, doveva poi cercare un modo per trasformare la propria colpa nella colpa del marito. «Ma ti piaceva tanto? Con quelle orecchie?»
Il dott. Pisa è un bell?uomo, somiglia al presentatore Corrado, ma ha le orecchie a sventola. «Era cominciata per caso, te lo giuro, ma diventò subito un?abitudine».
Gli ho chiesto cosa fece. La prima cosa a cui pensò – disse – fu Maura. Aveva sempre avuto anche lui una mezza passione: per un?amica di nome Maura, appunto. Ma era stata una mezza passione, nient?altro. Maura era bella, alta, focosa, con un matrimonio fallito alle spalle, senza figli. Ma siccome lui era fedele a sua moglie, perché l?amava, con questa amica non aveva combinato mai nulla, e così lei – che lo amava – aveva avuto svariati amanti, uno peggio dell?altro. Dunque, alla rivelazione della moglie, ecco cosa fece. Senza dire ne ?a? ne ?ba?, si riprese l?anello, disse alla moglie «devo uscire» e uscì, infatti, alla volta dell?amica focosa. Non la vedeva da mesi. Suonò da basso, salì le scale a tre a tre, nonostante gli anni, che non erano più così pochi, e la pressione arteriosa.
Arrivò in cima, suonò, ma quando lei venne ad aprirgli, disdetta! Dai suoi occhi era scomparso completamente, completamente!, quello sguardo di fuoco che l?aveva fatto smaniare tanto…
Adesso quegli occhi piangevano lacrime amare. Non riuscirono a darsi neanche un bacio. «Grazie per essere venuto! Grazie davvero…». Cos?era successo?
«Dove ho buttato tutta la mia vita?», gli diceva lei, singhiozzando abbracciata a lui, sul divano. «È così vuota! Tu che mi hai sempre voluto bene, dimmelo: dove sta andando la mia vita?».
A queste parole, avrebbe voluto replicare: tu non sai quello che è successo a me quest?oggi, ma le parole gli si ammosciarono in bocca, come certi gelati confezionati.
Adesso sì, era fregato! Prima la moglie gli rivela la sua infedeltà, poi la mancata amante, anziché aiutarlo a vendicarsi, lo scambia per un confessore.
Lui cercò allora di salvare almeno un frammento della sua vendetta. «Andiamo a letto?», le disse, «lì ci abbracceremo meglio, non trovi?».
«A letto? Sei gentile…», fece lei, tutta sorpresa, con due occhi grandi improvvisamente infantili.
Così, mentre, a casa, sua moglie rimuginava su cosa mai le fosse successo per rivelare al marito una cosa tanto vecchia e spiacevole, oltretutto morta e sepolta da tanto tempo, e causa di dolore e infelicità prima di tutto a lei, ebbene: lui si trovava in un letto con un?altra donna.
Com?era stata bella, la Maura! Ma adesso che se la vedeva lì davanti, mentre si spogliava per lui, ecco la domanda che gli balenò in testa: sarà ancora così bella?
No, non era più così bella.
Guardandosi allo specchio, la Maura si rimise a piangere:
«Guarda come sono diventata brutta!».
In effetti, a nessuno dei due venne voglia di fare quella cosa. Restarono abbracciati per un?ora, durante la quale lei gli raccontò tutto: di suo marito che non voleva figli, del suo poco amore per lui (il marito), del suo grande amore per lui (proprio lui, che stava lì adesso), degli amanti che aveva avuto solo per fargli rabbia, «e poi insomma, che Natale vuoi farmi fare, tu, che arrivi qui adesso e ti metti a letto con me proprio ora che non si può più?».
A questo punto, lui avrebbe voluto raccontarle la storia del tradimento della moglie. Era una buona idea, per sdrammatizzare. Avrebbero fatto quattro risate e tutto sarebbe finito così. Forse. Invece, proprio mentre era sul punto di parlare, tac!, si accorse che non poteva farlo. Non gli venne nemmeno una parola. Zero, niente. La sua bocca era come una fontana seccatasi all?improvviso.
Allora, piano piano, si alzò. «Cosa fai?».
«Devo andare. Ma torno presto», rispose.
Si vestì e tornò da sua moglie, ma non la trovò.
«Cerca la signora?», chiese la portinaia, che era la mamma della portinaia che c?è adesso. «È andata in chiesa».
Corse in chiesa e la trovò che si confessava. Allora lui si mise una mano in tasca e tirò fuori l?astuccio con l?anellino di oro bianco.
«Ciao», gli disse lei, appena si trovarono fuori.
Era Natale e c?era la neve, proprio come a Natale.
Lui le porse l?astuccio. Lei, con la mano che le tremava, prese l?anello, e dovette farsi aiutare per infilarlo.
Lo guardò, tenendosi la mano con l?altra mano.
«Era così bello…», disse, «… che non ho… non ho potuto non dirti… quello che ti ho detto… Credevo di poterlo seppellire ma quell?anello….».
«Ti ha ricordato qualcosa?», disse lui, fingendo di non capire.
«No. È che è così grazioso, così semplice, così ben fatto. Come fanno a esistere cose così belle? Io non ci avevo mai pensato. È stato vedendolo…mi è tornato su tutto…».
Lui, allora, per risarcimento le raccontò tutto di Maura, e lei lo lasciò parlare, ma alla fine sorrise, e si sarebbe messa a ridere se non si fosse sentita così smarrita.
«Lo sapevo da un pezzo», disse.
«Chi te l?ha detto?».
«Chi vuoi che me l?abbia detto? Maura, no?».
Mai illudersi di averla fatta a una donna!
Solo dopo qualche ora, tornato a casa mia, ho capito il senso di questa storia.
Il Natale è come l?anello che ha costretto quella donna a rivelare il proprio segreto. E – forse – è anche un po? come il mio panettone di pasticceria. Non lo si spiega. Succede, e basta: e mette voglia di tirare fuori tutto quello che abbiamo dentro, per ricominciare – anzi, no: per cominciare a vivere. Nessuno può immaginare lo stupore di quei poveri pastori davanti a quel bambino. Eppure, quando ci succede qualcosa di bello, restiamo meravigliati anche noi. Il Natale è la Bellezza stessa che è entrata nel mondo.
Per finire la storia, dirò che dopo la morte della moglie il mio vicino decise di vivere da solo. Né lui né la Maura se la sentirono di compiere quel tal passo. Tutti i giorni, però, lui va a trovarla. Anche lei ormai è vecchia. A volte vanno insieme a teatro, o al cinema. E a Natale non manca mai un piccolo regalo, in ricordo di quel Natale, di quella neve, di quegli amori squagliati e subito rinati.
Nessuno ti regala niente, noi sì
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