Economia

Il mirino del non profit tiene Heathrow sotto scacco

Il caso inglese

di Redazione

Per chi vola in aereo Heathrow non è solo uno dei tanti aeroporti. Insieme a Francoforte, Monaco di Baviera, Amsterdam e Parigi, quello di Londra è uno dei principali punti di scambio tra il Vecchio continente e il resto del mondo, una vera e propria porta dei cieli per entrare e uscire dall’Europa. Qui ci lavorano 5.500 persone, di cui il 70% nel settore sicurezza, il 25% in quello operativo e il restante 5% nell’amministrazione. Il 40% è donna e altrettanti sono gli addetti originari di Paesi extraeuropei.
Sono questi alcuni dei dati forniti dall’ultimo report sulla sostenibilità pubblicato sul sito dell’aeroporto, dal titolo “Verso un Heathrow sostenibile” (www.heathrowairport.com/sustainability). Già, perché – dicono gli esperti – i volumi di merci, persone e mezzi che si muovono nello snodo londinese impongono uno stretto monitoraggio sugli effetti provocati dall’impatto ambientale ed economico sulle aeree circostanti. E così si scopre, ad esempio, che l’aeroporto ha adottato una serie di procedure e di iniziative per ridurre o quantomeno controllare le emissioni di CO2 prodotta dagli aerei, ma anche dalla struttura stessa, così come dalle vetture dirette all’aeroporto.
L’adozione di nuove modalità di decollo e atterraggio ha dimostrato negli anni che qualcosa si può fare. Ma non solo. Molti passi avanti sono stati fatti per incentivare l’utilizzo di mezzi pubblici da parte dei passeggeri, grazie a investimenti di una certa rilevanza: un miliardo di sterline per infrastrutture su rotaia e altri 5,2 milioni di sterline per costruire un nuovo terminal ferroviario interno.
Un percorso, quello verso una responsabilità sociale, costellato da luci e ombre e da qualche duro colpo inflitto dalle associazioni più agguerrite. È il caso della campagna “Airplot” di Greenpeace, lanciata nel 2009 (www.airplot.org.uk) contro l’espansione dell’aeroporto e la costruzione di una terza pista. La sigla ambientalista aveva invitato i cittadini a comprare un piccolo pezzo di terra vicino all’aeroporto per impedire, di fatto, la nuova costruzione.
Una vittoria per l’organizzazione che, nel maggio del 2010, ha visto riconosciuto dalle autorità l’impatto ambientale che il nuovo intervento avrebbe provocato. E un motivo in più per l’aeroporto di Heathrow a trovare nuove soluzioni per ridurre incidenti del genere. A partire dall’analisi dei dati e dalla stesura del rapporto di sostenibilità.


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