Mondo

Il miracolo di mr. Ghai

Un anno fa si sono svolte le prime libere elezioni. E da un anno a questa parte i kenyoti stanno scrivendo la loro costituzione.

di Fabio Pipinato

È quasi tangibile la speranza in Kenya. Giusto un anno fa ha vinto la coalizione Rainbow-Arcobaleno. Natale 2002, è rinata la speranza. Sono state le prime elezioni politiche senza spargimento di sangue o brogli.
Uno dei complici di tale successo è un signore basso di statura. Il suo nome è Ghai, mezzo kenyota e mezzo indiano. Carattere granitico ma dolce, cultura del diritto. Bianco di pelle. Sotto pressione della comunità internazionale e con il ?benestare? del vecchio governo ha avviato un gruppo di lavoro per riscrivere la Costituzione del Kenya. Per far ciò ha scelto la metodologia partecipata, basata sulle comunità. Ha favorito occasioni e luoghi di incontro tra i caporioni dei diversi gruppi etnici. Ha ridato una lingua comune al Paese mettendo attorno a un tavolo (in lussuosi hotel o sotto le acacie) i nemici storici, le popolazioni cugine, pastori e contadini, Pokot e Turkana. Ascoltando le loro ragioni. Per ore. Cos?è, in fondo, la politica se non questo?

Lezioni di educazione civica
Dal mattino alla sera, con l?immancabile tazza di ciai (latte e the) e la capra da consumare a fine incontro, quando sono ammesse anche le ragazze con le loro danze e i colori chiassosi, scarpe rotte e passo all?unisono. Dapprima introduce il meeting lo stesso Ghai. È una lezione di educazione civica ove s?introduce l?importanza di darsi una Carta comune. Poi la parola passa ai pastori delle diverse fedi religiose per una preghiera d?introduzione. Il protestante, il cattolico, il musulmano fino ai predicatori che si sono inventati una setta per campare. A metà mattinata inizia l?ascolto delle genti. Parlano, solitamente, i più giovani, per lo più maschi e incravattati tanto quanto il loro inglese accademico che non si fa capire dai più. Ogni realtà sfodera l?intellettuale di turno o il nipote del capo per i cui studi sono sono state vendute 30 vacche. Poi le donne: poche, ma coraggiose. Conoscono i problemi perché li vivono e li espongono con semplicità. Sono malviste dalle più vecchie perché si occupano di cose da uomini invece di starsene in cucina.

La saggezza dei ?venerabili?
Alla fine, i mzee. Per esser tali bisogna esser vecchi e, solo in quanto tali, venerabili (in kiswahili, mzee). Stanno in piedi, spesso appoggiati al loro bastone lavorato. Indossano pelli di cammello, o il manto quadrettato, o la giacchetta come i Kikuyu, fieri di aver fatto proprio il modo di vivere occidentale. Sotto il vestito, però, Kikuyu al 100%: circoncisione, tagli sulla pelle per inserivi erbe mediche. Se sono ricchi lo si nota dal grasso ventre o dalla moglie cicciona.
Parlano per proverbi, fonte di saggezza e memoria. Cala il silenzio. Iniziano con i ringraziamenti, spesso interminabili e talvolta ipocriti. Rivolgono, per noi occidentali, estenuanti saluti in ordine gerarchico e terminano con la loro sentenza ove ogni parola fluisce lenta e pesante. La Commissione, se attenta, cerca di chiudere dando l?ultima parola al padrone di casa. L?ordine, per prendere la parola, non è mai casuale.
Per lo staff di Ghai non è facile mettere assieme gli interventi in un documento, in quanto alcune posizioni sono inconciliabili. Ma per l?arte della diplomazia una soluzione è sempre possibile, purché non si brucino i tempi e i modi, e non è un caso che siano molti gli africani collaboratori del segretario generale dell?Onu. Nessuno è escluso da questa plenaria che va dal lago Vittoria all?oceano Indiano. Nemmeno le popolazioni musulmane, comprese le frange più estremiste che hanno inneggiato, l?11 settembre, a Bin Laden, o che non hanno mai condannato gli attentati terroristici. Sono cittadini del Kenya e hanno il diritto, pari ad altri, a rifondare un nuovo Paese. Qui come altrove, infatti, solo la partecipazione alla politica può disinnescare il conflitto espatriando, una volta per tutte, Al Qaeda.

Una pace preventiva
Insomma, la novità che ha portato questa Commissione non è stata la bozza di Carta magna scritta con la gente, ma il fatto di aver abitato il territorio per lunghi periodi incontrando la gente, là dove vive. Attraverso questo metodo è stato possibile prevenire la pulizia etnica che ha caratterizzato le precedenti elezioni. Ghai è stato, a sua insaputa, l?artefice della pace preventiva e l?ex presidente Daniel Arap Moi non ha potuto utilizzare il suo scontato “divide et impera”.
Sarà forse necessaria un?altra generazione per ricreare una mentalità diversa ma la speranza, il sapersi accontentare e soprattutto il tempo, in Kenya, non sono risorse scarse.

Info:
Constitution of Kenya Review Commission

È il sito della Costitution of Kenya review commission, presieduta da Ghai: qui è possibile seguire quasi in diretta il processo che porterà alla costituzione kenyota

Chi è
Nome:
Yash Pal
Cognome: Ghai
Professione: esperto di diritto costituzionale
Nominato nel 2000 alla presidenza della Commissione Ufficiale di Revisione della Costituzione del Kenia. L?idea di una modifica della costituzione nasce dalla avvertita necessità, secondo l?opposizione, di ridimensionare i poteri del Presidente della Repubblica e di adattare la costituzione del 1963, già emendata in molte sue parti, all?attuale regime di multipartitismo.

The Constitution of Kenya Review Commission

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