Welfare
«Il mio sciopero della fame contro il sovraffollamento»
Franco Corleone, Coordinatore nazionale dei garanti dei detenuti, venerdì presenterà, assieme all'associazione Antigone, proposte per fermare il boom di accessi in cella
Franco Corleone ha deciso: sciopero della fame a oltranza, fino allo scioglimento delle Camere in previsione delle prossime elezioni della primavera 2013. Con lui, Coordinatore nazionale dei garanti territoriali dei diritti dei detenuti, hanno aderito all'iniziativa decine di persone che, tre giorni a testa, eviteranno di ingerire cibi solidi. Venerdì 26 ottobre, alle ore 11, alla Sala stampa della Camera dei Deputati, in via della Missione 4,
a Roma, Patrizio Gonnella, Presidente dell’associazione Antigone, insieme allo stesso Corleone, presenteranno le proposte per risolvere con urgenza la questione del sovraffollamento e illustreranno i tagli che il personale e l’intero sistema penitenziario subiranno con i provvedimenti previsti dal Governo. Al 30 settembre di quest'anno nelle nostre carceri risultavano presenti 66.568 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 45.849 posti.
Perchè questo sciopero della fame?
E' un'iniziativa collettiva che vuole costringere la politica ad azioni concrete verso la diminuzione del sovraffollamento. Speriamo che centinaia di persone aderiscano.
Quali proposte suggerite?
La prima è un decreto legge che affronti in modo ragionevole una delle maggiori cause del sovraffollamento, ovvero la legge sulle droghe in vigore e la legge Cirielli sulla recidiva: entrambe vanno ascapito dei tossicodipendenti, che finiscono in carcere per mera detenzioni di stupefacenti: è il uogo sbagliato dove farli stare, perchè avrebbero bisogno di un affidamento terapeutico e non di essere lasciati a sé stessi. Stiamo parlando di migliaia di persone. Sempre nell'ottica di seguire le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica Napolitano sul fatto di trovare misure urgenti per liberate persone, poi ci sono tante altre ragioni alla base della nostra iniziativa.
Ovvero?
Garantire maggiormente il diritto all'affettività: i pochi momenti d'incontro dei detenuti con i partner o le famiglie hanno un onnipresente controllo visivo, che andrebbe tolto per l'asciare spazio a una maggiore intimità. In questo senso va il ricorso del presidente del Tribunale di sorveglianza di Firenze che chiede più libertà in materia. Il problema è che si muove sempre prima la giustizia dei politici, che sono sempre in ritardo e raramente battono un colpo. Un altro tema urgente da affrontare è introdurre il reato di tortura nel codice penale, così come attuare alla lettera il regolamento penitenziario approvato nel 2000, ancora oggi distteso in molte strutture.
Come potrebbe 'battere un colpo' la politica?
Mettendo nella propria agenda come voce prioritaria il trovare una soluzione contro il sovraffollamento. Invece si guarda altrove: mi indigna che il Governo abbia rinnovato fino al 2018 la spesa per i braccialetti elettronici dei detenuti, che sono costati 90 milioni di euro e finora ne sono in circolazione solo quindici. Sì, quindici di numero.
Nelle sue visite come vede la situazione detentiva?
La fotografia è drammatica, detenuti e tutto il mondo carcerario è allo stremo, i suicidi si contano quasi giornalmente, oggi una persona si è tolta la vita a Solliciano, ieri a Prato. Menomale che non si vedono rivolte, anche se fa impressione quello che mi ha detto oggi un recluso durante una riunione: "qui si regge perchè siamo tutti imbottiti di psicofarmaci". Una notizia del genere è davvero preoccupante.
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