Famiglia

Il mio Pd senza attriti

Libertà di ricerca? C’era già nella prima bozza. Famiglia? Nessuno ha criticato la sua definizione. Intervista a Mauro Ceruti.

di Sara De Carli

L'appuntamento è per il ?day after?. «Mi chiami lunedì, se non mi hanno messo al rogo?». Scherza il relatore della Carta dei valori del Partito democratico, Mauro Ceruti. Ma alla vigilia della riunione che sabato 13 gennaio ha sostanzialmente approvato la sua bozza di manifesto, tradisce un po? di preoccupazione: elenca tutti gli articoli usciti sul tema, con le prime indiscrezioni. Tutti abbastanza positivi. Il fatto è che Mauro Ceruti è un filosofo cattolico, e la sua prima versione della Carta dei valori era stata accusata di essere troppo poco laica. La commissione invece ora ha votato la bozza, con soli due astenuti.
Vita: Niente rogo, professore?
Mauro Ceruti: No, è andato tutto molto bene. La bozza che ho presentato è stata approvata nei suoi contenuti di fondo, l?approvazione definitiva è prevista per il 2 febbraio. Ora sono in attesa di alcuni emendamenti proposti: integrazioni e correzioni specifiche, che però non toccano l?impianto, soprattutto nei temi più delicati, la laicità, la scienza, la tecnologia, la responsabilità. Tutti temi largamente approvati.
Vita: Se sabato c?è stata concordia, significa che la mediazione è stata fatto prima? Ce la racconta?
Ceruti: La mediazione c?è stata, attraverso il lavoro di stesura fatto da me come relatore in accordo con il presidente Alfredo Reichlin. Devo però dire che sui temi importanti non c?è stato bisogno di mediazioni. O meglio, la formulazione ottenuta è una sintesi che non è una mediazione basata sull?indebolimento di una delle due parti, ma il tentativo di elaborare una prospettiva comprensiva delle preoccupazioni proprie di diverse tradizioni culturali.
Vita: Un esempio?
Ceruti: Il tema della famiglia, che insieme al nodo lavoro-impresa-economia, è uno dei due o tre temi che saranno ancora oggetto di limature nell?ultima riunione della commissione: la definizione di famiglia come primo luogo della crescita delle relazioni e degli affetti è stata acquisita senza problemi.
Vita: Però ancora sabato hanno proposto di parlare di famiglie al plurale?
Ceruti: C?è stata una proposta, ma la famiglia è al singolare. Poi può contenere tutte le trasformazioni sociali, ma questo è oggetto di un programma politico, non di un manifesto dei valori.
Vita: Sembra sia stato un idillio?
Ceruti: È andata così!
Vita:Nessun attrito tra lei e Reichlin?
Ceruti: No, assolutamente. Tant?è vero che i passaggi sui grandi temi della laicità, della scienza, dei diritti umani, sono rimasti nella stessa formulazione indicata da me nella prima bozza. La formulazione non è stata modificata, ma approfondita, senza alcun annacquamento; sullo sfondo c?è sempre stata un?analisi perfettamente condivisa. Ciò dimostra che questa distanza da colmare non c?era.
Vita: Quindi anche la dicitura ?libertà di ricerca? c?è sempre stata, diversamente da quanto ha scritto Repubblica?
Ceruti: È pari pari la prima stesura, non è subentrata in un secondo momento. Sono un filosofo della scienza, ho scritto migliaia di pagine su questo tema, francamente non avevo bisogno di lezioni di laicità né di libertà. La libertà di ricerca è un valore. Il problema è che la ricerca – come ogni grande impresa umana – deve riflettere sulle conseguenze della sua azione: la frase tanto dibattuta – che non tutto ciò che è tecnicamente possibile è eticamente accettabile – a me sembra una semplice dichiarazione di senso comune. Tant?è che viene dagli inventori della bomba atomica, gente al di sopra di ogni sospetto di carenza di laicità.
Vita: E allora tutte le polemiche, come si spiegano? Pensiamo solo alla mancata visita del Papa alla Sapienza: i politici e gli intellettuali sono gli stessi, possibile che fuori si sfidano a duello e poi in commissione sono così dialoganti?
Ceruti: Il Pd è fatto di persone che si trovano lì perché l?hanno deciso prima, e al di là delle diverse posizioni su questioni specifiche si suppone che abbiano un accordo di base sui valori. Gli eredi delle grandi tradizioni culturali e politiche, i cattolici democratici, i comunisti, i socialisti, i liberali e gli ambientalisti si ritrovano nel Pd perché già da prima della commissione per la Carta dei valori immaginavano di avere più che un minimo un massimo comune denominatore. Altri eredi di queste stesse tradizioni non a caso si trovano in altre formazioni politiche, perché avvertono fra di loro maggiori distanze di quante non ne individui, laicamente, chi si è ritrovato nel Pd.
Vita: L?esperienza della commissione dimostra quindi che il Pd può superare quelle divergenze che sui temi eticamente sensibili sembrano insuperabili?
Ceruti: Il Pd nasce dalla convinzione che questo è possibile e necessario.
Vita: Perché allora la Binetti è più odiata di Berlusconi?
Ceruti: Non nel Pd, se no non sarebbe lì. Però ha ragione, sembra che ci sia uno spostamento dell?obiettivo-nemico sul Papa anziché in Berlusconi e poi si trova un capro espiatorio di turno: cosa che ha come unico effetto quello di non far lavorare le persone insieme.
Vita: Vittorio Zucconi ha scritto che Hillary Clinton ha vinto nel New Hampshire perché ha capito che alla gente i conti che non tornano interessano più che i valori. Che ne pensa?
Ceruti: Anche Giuliano Ferrara ha detto che la nostra Carta dei valori riflette una discussione molto approfondita, ma che scrivere la Carta è inutile. Io penso che sia difficile scegliere fra la prosa e la poesia: abbiamo un bisogno connaturato di entrambe le cose. Contrapporre economia e valori, lavoro e qualità della vita è sterile. Oggi più che mai le due dimensioni devono andare insieme, anche perché in un mondo caratterizzato da risorse limitate solo sulla base di alcuni orientamenti valoriali potremo rigenerare le condizioni dell?equità sociale e di una democrazia sostenibile.


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