Non profit

Il mio museo si guarda l’ombelico

Il modello partecipativo ideato da Cristina Collu, neodirettrice del Mart

di Silvano Rubino

Il Man cerca volontari per “guardarsi l’ombelico”. Sembra una battuta, ma non lo è. Si tratta di un regolare bando lanciato nello scorso settembre dal Museo d’arte di Nuoro per trovare una pattuglia di volenterosi che dessero una mano a gestire un evento culturale innovativo: dare spazio a una cinquantina di artisti del territorio con un’indagine sulla ricchezza creativa di Nuoro, un “Guardarsi l’ombelico”, appunto (titolo della rassegna), che anche coinvolgendo i volontari puntava a farne un evento “per” e “del” territorio. È l’idea che da sempre muove l’operare di Cristiana Collu, giovane storica dell’arte, per 13 anni direttore del museo, con lei nato e cresciuto sino a numeri veramente ragguardevoli: circa 50mila visitatori all’anno (in una città di 36mila…), oltre 80 mostre realizzate dalla nascita (1997), più svariate collaborazioni e partnership in tutto il mondo. L’idea di un museo che sia, come spiega lei stessa, «anche un attore sociale», quindi capace di mobilitare le energie del territorio in cui opera. A costo di incontrare delle resistenze: «L’ultimo bando per i volontari», racconta Collu, «ha suscitato qualche polemica, soprattutto sui social network: ci accusavano di “sfruttare” il lavoro volontario, come se il volontariato togliesse lavoro ad altri. Il che dimostra una mancanza di coscienza e di conoscenza di cosa è il volontariato, visto come una debolezza, quando invece è una grande forza. Il museo come attore sociale in realtà mette in collegamento persone che hanno voglia di prestare il proprio tempo, la propria disponibilità, le proprie professionalità su ambiti diversi».
Un’idea allargata di volontariato, quella alla base di “Guardarsi l’ombelico”, dove anche istituzioni e privati hanno dato il loro contributo “extra”, in termini di tempo e di impegno: «L’iniziativa si svolge in un edificio messo a disposizione dal Comune che paga le utenze, il museo (che è un’istituzione della Provincia) mette a disposizione le professionalità, il lavoro mio e dei miei collaboratori, un privato si è occupato di costruire il materiale di comunicazione». Una felice collaborazione che ha fatto entrare il progetto e il museo nella terna dei finalisti del premio Icom – International Council of Museum per il miglior progetto di partnership pubblico-privato.
Mettere in rete, coinvolgere, a cominciare dagli artisti: «L’idea di fare questa rassegna in un edificio vicino, fuori dal museo», spiega Collu, «è proprio per marcare la differenza. Se al museo è connaturata la selezione, in questo nuovo spazio abbiamo puntato a essere totalmente inclusivi, rinunciando a selezionare a favore di un’emersione della ricchezza della creatività. Con il risultato di fare anche delle scoperte, come artisti che non amano i circuiti istituzionali e che invece hanno potuto mostrare opere di grande valore».
«Abbiamo sempre fatto dei progetti che coinvolgessero le persone. E alla fine il territorio si è appropriato di noi», spiega Collu, che a Nuoro è arrivata nel 1997 vincendo un regolare concorso, trovandosi a essere la più giovane direttrice italiana (27 anni), a capo di un museo che ancora, di fatto, non esisteva. Doveva essere una semplice “pinacoteca” e lei è riuscita a farne «uno dei centri più dinamici dell’arte contemporanea in Italia» (come l’ha definito qualche tempo fa la rivista Abitare), con mostre dedicate a De Chirico, Fontana, Miró, Morandi, Picasso, Munari, Schiele, rassegne dedicate ad artisti locali, aperture a mondi lontani (come la recente mostra sull’arte aborigena). Tredici anni di lavoro che le sono valsi molta ammirazione (anche qualche invidia) e ? la notizia è freschissima ? un approdo di carriera prestigioso: dal 3 dicembre Cristiana Collu è direttore del Mart di Trento e Rovereto. Dove sicuramente porterà il bagaglio maturato in Sardegna: «In questa logica di tagli un museo appare come un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro, non solo in termini economici: in questo entra il ruolo del volontariato, per esempio. Bisogna investire sul futuro, trovare nuove formule, essere creativi, mettersi in ascolto di ciò che cambia».

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