Volontariato

Il mio mese in prima linea

Carmine Lizza è a l'Aquila dal 6 aprile, giorno del terremoto. Il suo diario e le nuove priorità

di Carmen Morrone

L’ultima firma l’ha messa sul report che individua le 14 zone in cui saranno costruite le case per 13 mila persone. Stiamo parlando di Carmine Lizza, 37 anni, di professione geologo, da dieci anni volontario di Anpas e oggi responsabile dell’Ufficio tecnico di Protezione civile Anpas nazionale. «Abbiamo consegnato il report al Dipartimento di Protezione civile dopo un lavoro durato alcune settimane in cui è stata analizzata l’amplificazione sismica, vale a dire la risposta che il terreno attorno all’Aquila sta dando dopo le scosse. Questi dati danno indicazioni su come costruire gli edifici: quanto armato deve essere il cemento, come devono essere le fondazioni. I disegni per le palazzine sono stati elaborati in tempi record, le imprese edilizie sono pronte ad aprire i cantieri anche questa settimana», afferma Carmine Lizza. Il report è stato realizzato con il prezioso apporto dei docenti e dei ricercatori della facoltà di ingegneria dell’università della Basilicata.

Lucano, di Villa d’Agri,  Lizza è operativo dal 6 aprile dalle ore 3.42, dieci minuti prima era accaduto il sisma. «Allertato dalla centrale Anpas ho iniziato a coordinare la macchina dei soccorsi dall’associazione pubblica assistenza protezione civile di Villa d’Agri in cui faccio quotidianamente volontariato poi sono partito per L’Aquila».

La Protezione civile ad Anpas assegna la gestione di 5 campi: Acquasanta (AQ) che oggi ospita 700 persone e in cui 84 volontari Anpas si danno il cambio settimanalmente, con 32 mezzi, una cucina ed una PMA (Postazione Medica Avanzata); Pizzoli (AQ) con 1300 persone, 13 volontari, 6 mezzi e 1 PMA Anpas; Picenze (AQ) con 700 persone, 14 volontari Anpas; Bussi sul Tirino (Ps), con 150 persone, 40 volontari e  6 mezzi. I volontari di Anpas operativi all’Aquila dal 6 aprile sono stati oltre 1400. La sede di Firenze, un po’ il quartiere generale per le operazioni all’Aquila, è aperta h24 dal 6 aprile.

In queste ore si è aggiunto il campo di Collebrincioni con 192 sfollati in 26 tende, 11 volontari e una cucina. «E’ a nord dell’Aquila ed è nato subito dopo il sisma e grazie all’intervento della parrocchia era piuttosto autosufficiente, ma appena è stato possibile anche questo campo è stato fatto rientrare nella gestione della Protezione civile che è in grado di offrire servizi come docce e cucine da campo».

Sull’agenda di Carmine Lizza, che continua a operare all’Aquila, due priorità. «Dobbiamo dare una certa privacy ai nuclei familiari. Pur nell’emergenza abbiamo cercato di sistemare nella  stessa tenda una famiglia, ma non sempre era stato possibile. Nel corso di questo mese abbiamo cominciato a razionalizzare anche i posti letto nelle tende».
La seconda attività riguarda gli abiti «Sono stati inviati decine di container di abiti pesanti, ma con il caldo servono abiti leggeri, i nostri volontari  sono all’opera anche per scegliere indumenti estivi fra ciò che sta arrivando».

A distanza di un mese i campi hanno cambiato clima. «Nel campo di Acquasanta ad esempio la svolta è avvenuta per la festa che abbiamo organizzato per festeggiare due ragazze che si sono laureate una settimana dopo il sisma. Un ospite della tendopoli ha offerto il  suo impianto per il karaoke. Siamo dovuti andarlo a recuperare nella sua casa diroccata, ma ne valsa la pensa perché la gente per la prima volta è uscita dalle tende durante la sera. Alcuni  seguendo la musica sono arrivati alla mensa dove  veniva anche offerto un dolce, altri invece sono rimasti nelle vicinanze della loro tenda ma sono usciti».
 Lizza va fiero anche della mensa. «Ci lavorano anche una ventina di  sfollati, per poter pelare patate per 1400 persone a pranzo e a cena  si chiacchiera, si scherza e si abbandonano i pensieri tristi. Una tendopoli non è un gruppo di tende, è prima di tutto una comunità».


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