Mondo

Il mio Kurdistan

La storia di Marco Lombardi, un prof coraggioso, che è stato in Iraq del nord per un progetto della Cattolica. E che ha filmato i terroristi di Ansar Al Islam...

di Paolo Manzo

Ma chi l?ha detto che gli americani hanno sbagliato tutto nel fare la guerra a Saddam? In tantissimi. E più volte. Ma se, oggettivamente, tanta gente a Bagdad e nel sud dell?Iraq odia gli yankee, infedeli e occupanti, nel Kurdistan, parte nord del Paese, una sola cosa è certa nella testa dell?uomo della strada: le truppe a stelle e strisce sono i veri liberatori. Punto. Un concetto, anzi il concetto, questo, che riporta con una serie ricchissima di video registrati con tre telecamere e due operatori professionisti, il professore (laico) dell?Università Cattolica di Milano, Marco Lombardi. Sociologo e appassionato d?avventura, fotografia e Kurdistan. Un amore, quest?ultimo, nato per un?amicizia con il figlio di un patriota kurdo, compagno di lotta del leader del Puk, Jalal Talabani, che da anni vive a Milano. Lombardi è appena tornato da quello che in molti definiscono l??inferno? Iraq e, con la sua barbetta che lo fa apparire un misto tra Messner e De Zolt, spiega il motivo del suo viaggio, pardòn missione. “Il dipartimento di sociologia dell?Università Cattolica aveva da tempo contatti con l?università di Sulaymaniyah. Poi è scoppiata la guerra e, subito dopo, Sulaymaniyah si è messa in contatto con noi, chiedendoci di accelerare i tempi perché non volevano sentirsi soli. La missione era prevista per luglio ma le informazioni che avevo raccolto da Onu e Usa ci sconsigliavano il viaggio. E in effetti, da Amman via Bagdad, era impossibile attraversare tutto l?Iraq in auto: costava tempo e il rischio era enorme. Poi, ad Amman, ho contattato Air Serve, una ong il cui compito è mantenere i collegamenti aerei in zone di guerra. Grazie a loro abbiamo volato da Amman a Bagdad e, poi, da Bagdad a Erbil”. Vita: Differenze tra Bagdad e il Kurdistan? Lombardi: Quando si atterra nella capitale, sotto ci sono ad aspettarti gli elicotteri Apache, che fanno servizio antimissile. Appena entri in Kurdistan, invece, l?impressione è veramente di cambiare mondo. Vita: In che senso? Lombardi: La prima differenza è paesaggistica. Dal deserto sconfinato dell?Iraq centrale si arriva alle montagne centro-asiatiche. Colline dolci di erba gialla. Un paesaggio diverso in cui si respira un?altra aria. Ho visitato bene tutta l?area compresa tra la linea Erbil-Kirkuk, a occidente, e il confine iraniano a oriente. Quindi le città di Sulaymaniyah e Halabja. Più ci si sposta a est, più è forte la percezione di sicurezza e assenza di guerra. E la presenza Usa diminuisce in maniera estremamente significativa. A Sulaymaniyah incontrare loro truppe è molto difficile. Eventualmente partecipano alle operazioni sulle montagne, ma sempre insieme ai peshmerga. Vita: Parliamo dell?università di Sulaymaniyah? Lombardi: Mi ha stupito molto. Positivamente. Si definisce indipendente da tutti, non prende posizioni politiche, e fa cultura di alto livello. Un?università che vuole intrattenere forti legami con l?estero. Vita: Da non credere, visto che tutti descrivono l?Iraq come il Far West. Che altro l?ha colpita di più? Lombardi: Oltre alla modernità, la sicurezza. L?università è l?unico posto dove non ci sono armi, dove anche un ufficiale Usa, se vuole entrare, deve lasciare la sua pistola all?ingresso. In una società abituata a girare con le armi, non è cosa da poco. Noi della Cattolica siamo i primi ad arrivare in questa situazione di dopoguerra in Kurdistan, per attivare una cooperazione educativa, formativa e culturale. Vita: A voi che hanno chiesto? Lombardi: Di sviluppare le abilità professionali dei docenti. Abbiamo parlato di servizi sociali, ricerca e organizzazione sul campo. Ma potrebbe esserci anche un?altra iniziativa della Cattolica: avviare attività di formazione e comunicazione per promuovere operativamente l?idea di democrazia nel Paese. Vita: L?attentato che ha ucciso De Mello è stato rivendicato da Ansar Al Islam. Che idea s?è fatto? Lombardi: Dalle conferme che abbiamo avuto, più che arrivare dall?Iran, gli uomini di Ansar Al Islam sono riparati là, dopo gli ultimi attacchi di peshmerga, esercito kurdo e truppe speciali Usa che ne hanno distrutto i campi d?addestramento. Dalle testimonianze raccolte ci sono ancora almeno 600 terroristi di Ansar Al Islam riparati in Iran, che si spostano in Iraq coi pellegrinaggi sciiti e sunniti. Ma oggi non ci sono più campi nell?area orientale kurda. Vita: Dietro Ansar Al Islam chi c?è? Lombardi: Il controllo di Ansar Al Islam è nelle mani di personaggi esterni all?area. Nordafrica e Arabia, in primis. Ho raccolto informazioni sulla struttura di Ansar Al Islam, che è organizzata a cellule? Vita: Come Al Qaeda? Lombardi: Sì, e tra l?altro ho tutti i video-tape dei colloqui con alcuni terroristi. Lì si potrà studiare con molta precisione il fenomeno Ansar Al Islam? Vita: Spieghi ai nostri lettori i video coi terroristi che ci ha mostrato e ci hanno sconvolto non poco… Lombardi: Sì, ho avuto la rarissima opportunità di parlare con esponenti di Ansar Al Islam. E di filmarli. Una cosa che non era mai stata concessa. Ho colloquiato a tu per tu con due terroristi. Un ex kamikaze e un membro del commando che ha cercato di uccidere il primo ministro Barham Salih. Vita: Che tipi sono? Lombardi: Giovani. E diversi. Uno s?è pentito, non ha tirato la corda per farsi saltare in aria… Vita: E l?altro? Lombardi: Un integralista duro di 28 anni, che si dice tra i fondatori di Ansar Al Islam. Viene dalle scuole teologiche ed è entrato a 20 anni nel ?movimento?. Parla solo arabo, si rifiuta di parlare kurdo. Vita: Che le ha detto? Lombardi: Con lui il dialogo è stato impossibile. Ma non è stato solo ciò che m?ha detto a colpirmi. Anche il come mi ha lasciato di sasso? Vita: Sì, ma ci dica che le ha detto! Lombardi: “Io devo fare Jihad, dovunque nel mondo. Io farò solo Jihad. Qui o a New York, non importa. L?importante è eliminare il maggior numero di infedeli. Se ti trovo per strada, ti uccido”. Il tutto con un tono molto pacato. Come se ciò che stava dicendo fosse la cosa più normale del mondo? Vita: Un integralismo che contrasta con la tolleranza religiosa dei kurdi, vero? Lombardi: Qualcuno che era con me ha fatto una battuta che non è sbagliata: nel Kurdistan iracheno sono tutti musulmani, come in Italia sono tutti cattolici. I kurdi sono abituati da tempo a convivere con altre etnie e altre declinazioni religiose. A testimonianza di quella sorta di laicità più unica che rara che è poi il loro dramma. Se lo vede un governo islamico laico e democratico in quell?area? Il Kurdistan è destabilizzante per tutta la zona. Questo è il problema e non dimentichiamo che, per queste ragioni, Saddam promosse l?Anfal alla fine degli anni 80. Un massacro che è andato avanti anche negli anni 90. Vita: Cos?è l?Anfal? Lombardi: Il bottino di guerra giustificato secondo il Corano, con cui Saddam ha scatenato una guerra contro i kurdi ?infedeli?. Morirono 182mila persone, tutti spariti nei rastrellamenti dell?esercito iracheno. Non pochi, ma da noi nessuno ha detto nulla. Vita: Quali le prospettive future, a suo avviso? Lombardi: Le richieste dei kurdi sono state fatte dal primo ministro in modo chiaro. Prevedono un Iraq pacificato non solo in termini di sicurezza, ma anche di relazioni culturali. I kurdi aspirano a un Paese federale, non centralista, non fondamentalista, e non panarabista. Vita: La palla al piede del Kurdistan iracheno, quindi, rischia di essere l?Iraq? Lombardi: Assolutamente sì. E se cancelliamo l?Iraq, le altre ?palle al piede? diventano Iran e Turchia. Perché se non va in porto l?Iraq voluto dai kurdi, l?alternativa è uno Stato indipendente. E allora si scateneranno gli altri due leoni ai lati?


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA