Formazione

Il mio grido da Pyongyang

Non ci sono parole per descrivere l’immane tragedia di questa nazione dove un intero popolo rischia di essere annientato dalla miseria e dalla carestia.

di Massimo Urbani

Da bambino, sentendo la famosa canzone di Sergio Endrigo, sognavo di prendere per mano tutti i bambini del mondo e di fare assieme a loro un girotondo attorno al mondo; oggi quel sogno è per me diventato realtà: mia moglie e mia figlia sono nate in Medio Oriente, mia figlia poi è cresciuta in Africa, oggi siamo tutti e tre in Asia. Non credevo di arrivare qui. Anzi, un anno fa rientrando dalla Somalia, un signore della mia città, dove molti sanno che tipo di lavoro faccio, mi chiedeva come si stava in Corea. Io serenamente risposi: sono stato in molte Nazioni, ma finora mai in Corea. Forse quel signore era un angelo o un veggente: oggi vi sto scrivendo da Pyongyang, la bellissima capitale della Corea del Nord. È il mio presidente che mi ha chiesto di scrivere e sinceramente oggi per me è molto difficile; da dieci anni scrivo, da tutte le parti del mondo, a tante persone, le più diverse tra loro, ma oggi è veramente particolare: debbo descrivere una situazione che non conosco a delle persone che conosco ancora meno, ma questo è bello e eccitante. Non vi parlerò delle solite cose, dei soliti problemi, dei soli drammi, non parlerò alle solite persone stanche e deluse di tutto e di tutti. Da dieci giorni siamo arrivati in Corea e siamo i primi italiani, in questa nazione flagellata e distrutta dagli eventi naturali. Dobbiamo consegnare medicine e materiale sanitario a più di due milioni di persone che non hanno più nulla, abbiamo sei mesi di tempo e speriamo di farcela. Conosciamo molto bene il nostro lavoro e dall?Italia siamo perfettamente coordinati. Forse tante altre volte avete sentito parlare di drammi, di fame, di aiuti umanitari e forse siete già stanchi di queste cose, ma qui in Corea abbiamo trovato una situazione che non esiste in nessuna altra parte del mondo. Abbiamo trovato degli esseri umani che vivono in situazioni incredibili. Sembra di essere sulla luna, non c?è più nulla, ma la cosa che ci ha colpito è che queste persone hanno mantenuto la loro dignità, la loro umanità, la loro cultura. Siamo abituati a vivere e a vedere situazioni drammatiche, ma mai ci era capitato di trovare tanta povertà contornata da una presenza umana meravigliosa: si mangia un pugno di riso con delle radici al giorno, ma la gente sorride, ti saluta, ti parla, si muove, canta. E noi da dieci giorni viviamo con loro. Sì, viviamo con loro. Lo abbiamo detto fin dal primo giorno: non siamo qui per aiutarvi e sicuramente non siete sottosviluppati, siamo qui per lavorare e vivere con voi. Ci hanno creduto, ci hanno adottato, siamo diventati gemelli. Solitamente i fratelli gemelli hanno lo stesso padre e la stessa madre. Noi in Italia conosciamo la Corea del Nord solo perché tanti anni fa il signor Pak, con un gol, ci rimandò a casa dall?Inghilterra. Ecco, oggi noi vorremmo gemellare la Corea con l?Italia. Non siamo ambiziosi né sognatori, abbiamo trovato un popolo che ha tante cose in comune con noi e vorremmo scrivere e rivolgerci agli italiani normali, a quelli che non hanno mai vinto e non hanno mai perso, a quelli che non hanno avuto mai drammi né conquiste, agli italiani che si svegliano ogni mattina e con tanta dignità e volontà mandano avanti la nostra bella nazione. Tanti, tanti chilometri lontano c?è un?altra nazione che purtroppo si sta spegnendo. È bellissima, ma è tanto malata. Per fortuna la terapia c?è: non solo aiutarla, ma farle sapere che c?è tutto un altro popolo che pensa a lei e che vuole gemellarsi con lei. Normalmente tra nazioni si parla solo di politica o di affari economici, noi con questa semplice lettera, scritta da una persona normale, non vi chiediamo solo un contributo, vi chiediamo anche una presenza, delle idee, delle altre lettere, un gemellaggio. A voi che studiate, che lavorate, che suonate, che fate sport, che cucinate, che cucite, che fabbricate, vi chiediamo di far sapere ai coreani che arriveranno non solo tanti soldi, ma anche tante soluzioni. La Corea del Nord ha problemi giganteschi, noi italiani da sempre abbiamo avuto solo soluzioni. Cominciando dalla musica e dallo sport vorrei vedere questi due Paesi, uno tanto fortunato e l?altro tanto meno, conoscersi e crescere assieme. Vorrei rivedere le due nazionali giocare assieme o, per esempio, i Maestri fisarmonicisti della mia regione suonare assieme alle meravigliose orchestre coreane. Se saremo assieme forse qualcuno mangerà un po? più di riso, prima che sia troppo tardi. Sta arrivando l?inverno e assieme al gelo aspettiamo che arrivino anche gli aiuti, le idee, la solidarietà di un popolo che ha sempre capito gli altri. Da tanto lontano, qualcuno che vi è sempre molto vicino e vi aspetta. ? Incubo Corea 24 milioni Totale popolazione 500mila Bambini con meno di 5 anni gravemente denutriti oltre 500mila Bambini morti per denutrizione nel 1997 800mila Bambini con meno di 5 anni che soffrono di malnutrizione 2 milioni Bambini con peso e statura al di sotto della media 100 grammi Dose di cibo attualmente disponibile pro capite 450 grammi Dose di cibo minima necessaria oltre 1500 Persone decedute a causa della malnutrizione Fonte: Unicef Internazionale/Caritas di Hong Kong


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