Famiglia
Il mio femminile non è solo rosa
Fiorenza Vallino, direttrice di Io Donna, da cinque anni riesce in un miracolo: coniugare ogni settimana argomenti leggeri e temi sociali.
di Redazione
Nell?ultimo numero c?era un?inchiesta sulle adozioni corredata da immagini dei brefotrofi anni ?50, qualche pagina dopo un servizio sulle ragazze afghane che di nascosto imparano a leggere e scrivere. In quello della settimana prima, bambini dell?America Latina più povera mostravano ai lettori del sabato come ci si diverte, per strada, con oggetti semplici. E in quello ancora precedente venivano pubblicati i bozzetti di moda dei bambini italiani, mobilitati nella fantasia per aiutare, con i ricavi dei loro disegni messi in mostra, i coetanei cerebrolesi. Difficile definire Io Donna un femminile. Per l? ampio spazio che dà regolarmente alle storie dal Sud del mondo e alle tematiche sociali, il settimanale del Corriere – insieme a Famiglia Cristiana e a Vita – lunedì riceverà il ?Premio giornalistico Mosaico della Solidarietà?, un?iniziativa delle ong lombarde per fare amicizia con i media e cementare rapporti già avviati.
Fiorenza Vallino, direttore di Io Donna, non sembra troppo sorpresa.
Vita: Direttore, voi usate spesso le ong come fonti per inchieste e reportage?
Vallino: Sì, fin dalla nascita del giornale, cinque anni fa. Abbiamo cominciato con il Cesvi, l?unica organizzazione umanitaria rimasta in Corea del Nord. Una conoscenza nata per caso: io volevo parlare di questo Paese, e ho incontrato il Cesvi. Così come per caso abbiamo avviato la campagna per il Kosovo, sia durante sia dopo la guerra, appoggiandoci al Coopi.
Vita: Non ha pensato che i lettori italiani fossero un po? saturi dell?argomento Kosovo? Ne parlavano già tutti i quotidiani
Vallino: Ci ho pensato, sì, per questo abbiamo cercato qualcosa di originale: il coinvolgimento diretto del pubblico, che invitavamo a inviare donazioni al Coopi, e poi informavamo nel dettaglio di ogni minima
spesa. Non solo della ricostruzione degli edifici bombardati, ma anche dell?acquisto di materassi, cibo, servizi igienici. Fu un grande successo: nel nostro piccolo, credo che siamo riusciti là dove non hanno potuto i quotidiani, cioè a far sentire nel profondo la ferita aperta che quella guerra alle porte di casa ha rappresentato per noi italiani.
Vita: Quali altre iniziative avete avviato con le ong?
Vallino: Siamo andati in Eritrea con Intersos, in Brasile con l?Avsi, e poi abbiamo realizzato reportage dal Nicaragua per sostenere l?adozione a distanza.
Vita: Le idee partono da lei?
Vallino: Spesso sì, ho sempre avuto sensibilità e interesse per questi argomenti. Ma in un giornale ci si confronta, alla fine non importa da chi parte una proposta, no?
Vita: È difficile conciliare il lato femminile-commerciale di un giornale che vende 600 mila copie, con questa costanza d?impegno?
Vallino: Ma no, del resto fin dall? inizio Io Donna ha avuto un forte taglio d?attualità, cercando una visuale oltre la provincia italiana. Io sono convinta che le storie dei Paesi poveri, delle guerre, delle tragedie umanitarie interessino al grande pubblico. Mi sembra un esercizio semplice far convivere l?anima classica del femminile e quella più impegnata. Del resto, la vita è fatta di tante cose: pensiamo ai bambini di Cernobyl, ma poi usciamo a comprarci un golf; pensiamo alla guerra, e la sera andiamo a vedere un film divertente. E poi non demonizzerei la pubblicità: è grazie a lei che il sociale va in edicola.
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