Non profit
Il mio dialogo interrotto con Fassina
Riccardo Bonacina ha partecipato al programma su La7 di Gianluigi Paragone “La Gabbia”. Ha posto la questione del 5 per mille al viceministro Stefano Fassina, che però, dopo una breve replica ha dovuto lasciare la trasmissione. Ecco la replica che non è stato possibile rivolgergli di persona
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Lo scorso 23 ottobre sono stato invitato da Luigi Paragone alla trasmissione “La Gabbia”, in onda su La 7, per porre al viceministro Stefano Fassina la questione del 5 per mille una volta di più previsto nella Legge di stabilità con il tetto a 400 milioni.
Potete immaginare cosa ho detto (in ogni caso il video è in testa alla notizia, lo scambio è al minuto 00:39:30). Ho sottolineato che è una vergogna per uno Stato aver “scippato” senza neppure dirlo, sino alle ammissioni proprio di Fassina in Parlamento nel giugno scorso, su due annualità 172 milioni al mondo non profit e a 17milioni di cittadini (a proposito indignatevi e firmate la nostra petizione). Ho sottolineato come sia una vergogna mettere sui modelli Unico o Irpef la casella del 5 per mille e poi restituirne al volontariato il 4,1 (nel 2010) o il 4 per mille (2011). Ho detto che la cosa è di una gravità pari al gesto dell’ombrello di Maradona, ma questo volta è lo Stato che lo fa ai contribuenti che chiedono allo Stato di essere il mandatario (così dice la Corte Costituzionale) della loro volontà. Perciò chiedevo un impegno ad innalzare il tetto a 500 milioni così da essere capiente della volontà dei contribuenti, e alla stabilizzazione della norma. Questa la risposta di Fassina.
Stefano Fassina: «Bonacina sa bene che l'obbiettivo è quello di arrivare a stabilizzare per legge il 5 per mille ed a eliminare il tetto. Quest'anno la disponibilità è di soli 400 milioni. Devo aggiungere però che abbiamo fatto un intervento per evitare l'aumento dell'Iva sui servizi delle imprese sociali lasciandola al 4% e non portandola al 10% come doveva essere, per un costo di 150 milioni. Abbiamo messo 250 milioni per le non auto sufficienza, abbiamo messo 250 milioni per la social card contro la povertà. Ripeto: non sono le soluzioni che servirebbero per affrontare la drammaticità e le emergenze che abbiamo di fronte. Ma sono soluzioni che vanno nella direzione giusta, in quadro molto difficile».
Avrei voluto replicare, ma Fassina doveva lasciare la trasmissione. Avrei voluto dire a Fassina che non si può osare dire come lui ha fatto, che siccome si è venuti incontro alle cooperative sociali non c’è nè più per il non profit. È grave per due motivi.
Il primo, perché in assoluto la legge di stabilità del Governo Letta, in perfetta continuità con i governi precedenti) dimostra di non aver capito che il settore non profit è l’unico settore trainante del Paese (consiglio a Fassina di leggere il 9° Censimento Istat su industria, servizi e non profit) riservandogli fondi marginali e riservando ai bisogni sociali briciole (quelle che Fassina enumera pure con orgoglio e che non hanno neppure un unghia di innovatività di visione e di politica).
Due, perché la legge di stabilità è la controprova che la politica continua a buttare soldi e risorse in settori che non generano valore e crescita ma solo consumo di risorse. Ma questo lo documentremo sul numero di VITA magazine in uscita il prossimo 8 novembre.