Famiglia

Il mio cinema d’azione

Il popolare regista spagnolo parla della sua nuova vita. Schierato contro la guerra, ora ha iniziato una sua battaglia contro il digital divide.

di Carlotta Jesi

Per Juan José Bigas Luna il digital divide misura 2,5 pollici. Quanto il visore della mini telecamera attraverso cui filtra e racconta la realtà. “Gli analfabeti del ventunesimo secolo sono coloro che non sanno fare un film”. Per testimoniare, denunciare ed emanciparsi. Analfabeti e menomati, viene da dire osservando il 57enne regista catalano: la telecamera sembra un prolungamento della sua mano. Difatti mangia filmando, parla filmando, si fa intervistare guardandoti negli occhi attraverso il suo visore e le lenti dei suoi occhiali trasparenti con le stanghe rosse. “Il girato finisce in un film diario della mia vita che tengo da tre anni”, spiega. Diario che, se mai sarà reso pubblico, racconterà agli spettatori la settimana in cui il regista di Prosciutto Prosciutto, La teta y la Luna e Bambola ha scoperto l?impegno sociale. Il 15 febbraio, Bigas Luna manifestava assieme a 3 milioni di spagnoli contro la guerra in Iraq. Il 18 inaugurava con la fondatrice del Body Shop, Anita Roddick la nuova sede della Fondazione Camper sull?isola di Maiorca dove terrà dei seminari gratuiti sull?utilizzo delle nuove tecnologie per la cinematografia. Il 19 dichiarava a Vita: “Diventerò attivista”. Un attivista che di certo non passa inosservato. Pizzetto bianco curatissimo, impermeabile nero con pantaloni e pullover in tinta, fotografi e giovani registi di talento al seguito: Bigas Luna sembra più pronto alla prima di un film che ad aiutare gli analfabeti del Terzo millennio. Vita: Come intende riuscirci? Bigas Luna: Da sempre doniamo ai Paesi poveri beni che da noi diamo per scontati: cibo, coperte, materiale sanitario. Ma la sfida per me è dare a un ragazzo africano qualcosa che è un bene di lusso anche per noi: telecamere e know how per imparare a usarle. E cioè garantire l?accesso alla comunicazione audiovisuale in tutto il mondo. Le nuove tecnologie hanno prodotto una rivoluzione che consente a chiunque di esprimersi e di farsi testimonianza. Mi sento pronto a insegnare quello che so fare: generare idee e raccontare storie. Nel 2000 ho creato i Talleres Bigas Luna: laboratori in cui ragazzi di talento imparano gratuitamente come usare una telecamera per esprimersi. Voglio estendere questo progetto anche alla gente dei Paesi poveri. Inizierò dall?Africa: selezionerò 12 persone comuni e le preparerò perché possano insegnare a loro volta come si fa un film. Vita: Come pensa di aiutare chi muore di fame ad acquistare una telecamera? Bigas Luna: Coinvolgendo le aziende che le producono. Certo, una volta donata una telecamera a chi vive con pochi dollari al giorno, dovremmo fare in modo che non se la venda appena tornato al suo Paese. Stiamo lavorando anche su questo, e ho due proposte. La prima è di consegnare le telecamere alle istituzioni sanitarie dei Paesi poveri: le affideranno alle persone che abbiamo formato perché realizzino filmati, retribuiti, di sensibilizzazione sui temi della salute. La seconda consiste nel pagare e diffondere anche in Occidente il materiale filmato nei Paesi poveri. Vorrei che fossero gli africani, i sudamericani e gli asiatici a raccontarci quello che succede nel loro Paese e non media occidentali che poi condiscono i loro reportage con musica ed effetti speciali. Vita: È una critica alle nostre televisioni? Bigas Luna: Sì. Si tende a far passare l?idea che produciamo format spazzatura perché è quello che la gente vuole. Ma il pubblico è meno spazzatura di quello che gli facciamo vedere. Le alternative esistono e spero di riuscire a realizzarle creando una televisione etica. Vita: Etica nella gestione dei profitti, nei format, nei messaggi? Bigas Luna: Etica e sostenibile economicamente, nel senso che non deve funzionare solo perché qualcuno le dona dei fondi. Deve esistere perché è concorrenziale alle altre emittenti, perché è talmente buona che la gente la preferisce alle altre. Vita: Crede che esistano aziende interessate a sostenere la sua lotta all?analfabetismo di oggi? Bigas Luna: Lo spero. Sto sperimentando questo tipo di collaborazione con la Honda per un progetto cui tengo molto: costruire auto ecologiche. Quattro prototipi che per il momento non metteremo in commercio: serviranno alla gente per spiegare quanto sono ridicoli gli status symbol cui s?aggrappano per credersi qualcuno. Vita: Ironia contro i gas serra? Bigas Luna: Si parte così. Come fa il vostro comico Beppe Grillo, mi piacerebbe molto incontrarlo. Non sono contrario alle auto, ma a quelle che vanno col petrolio. Guido una vecchia Volvo e giuro che è l?ultima: quando smette di camminare passo all?energia pulita. Il mio ideale di vita è essere un campesino, un agricoltore con un asino nella stalla invece di una macchina in garage. Vita: Crede che i registi abbiano una responsabilità sociale? Bigas Luna: La mia finora è stata far venire la voglia di vivere. Se, dopo aver visto un mio film, la gente ha più voglia di mangiare, di vivere e di amare, mi sento soddisfatto. Vita: Crede che basti godersi di più la vita per costruire un mondo diverso? Bigas Luna: No, se vogliamo vivere in un mondo migliore dobbiamo abituarci a perdere. Le guerre, una parte della nostra ricchezza. Guardate noi catalani (ride): abbiamo perso tutte le guerre e siamo civilissimi. Vita: Finora Bigas Luna è stato un vitalista. E la voglia di attivismo da dove arriva? Bigas Luna:Da mio cugino, Jordi Bigues. Attivista di Greenpeace e giornalista ambientalista. Da un anno e mezzo ci incontriamo, una volta al mese, per una lunga passeggiata in cui parliamo di un valore sociale. È lui che mi influenza e che mi sta facendo conoscere il mondo dell?impegno e della mobilitazione. Ha fatto scelte molto radicali, ma non è mai radicale nel mono di raccontare o di iniziare al mondo dell?impegno qualcuno che non è convinto come lui. Vita: Racconterà questo mondo in un film? Bigas Luna: Quizas, chissà (ride guardando la telecamera). Magari lo sto girando mentre parli.


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