Welfare

Il mio atto di accusa che profuma di pulito

Ritratto. Parla l'autore-attore che ha portato a teatro il tema del turismo sessuale

di Sara De Carli

«Cari uomini dalle vacanze facili, una lettera ora ve la scrivo io». Il nuovo spettacolo di Giulio Cavalli finisce con lui che dal palco legge una lettera rivolta agli adulti che le vacanze le usano per fare sesso con minori. E se Bambini a dondolo è tutto molto pulito («profumato» è l?aggettivo che usa il regista), la lettera finale è una frustata. «C?è per tutti un giorno in cui succede di aver paura, anche per voi, arditi equilibristi della coscienza. Ed è come cadere con la faccia nel proprio vomito di tutti gli ultimi anni. E allora vi auguro di trovarlo un bambino a 5 dollari che vi ripulisca e vi trascini a casa».

Vita: Perché parlare di turismo sessuale?
Giulio Cavalli: è un tema di cui nessuno vuole parlare né sentire parlare, quindi era necessario parlarne. Non sopporto il teatro civile che va di moda oggi, che sceglie un argomento sociale e lo rivende con una spolverata di impegno civile, stile saggio dell?oratorio: quasi tutti parlano di temi che non danno fastidio a nessuno o addirittura di cui tutti vogliono sentir parlare. C?è gente disposta a darmi due ore di tempo per ascoltarmi: il mio impegno è fare in modo che questo privilegio serva a portare a galla temi che meritano di essere ascoltati, ma che la gente respinge. Lo capisco, quella dei minori abusati è una realtà orrenda: però è come il tartaro, la vera cura è la prevenzione. Bisogna parlarne e trovare un linguaggio adeguato, vicino a quello dei bambini. Per questo volevo uno spettacolo delicato, profumato, pur con dentro le persone più orrende dell?universo. Allora ho scritto il monologo come se fosse il tema di un bambino.

Vita: Il primo approccio?
Cavalli: Un incontro con Intervita, una ong che sta portando avanti una grossa campagna informativa sui minori abusati. Mi hanno colpito i numeri: un milione e mezzo di minori che ogni anno entrano nel giro della prostituzione, 80mila italiani che vanno in vacanza per comprarsi un bambino: numeri così ne fanno un fenomeno di massa, non solo un problema di chi opera nel sociale.

Vita: Com?è uno spettacolo profumato?
Cavalli: Quando si parla di pedofilia e abusi su minori si confeziona sempre la notizia con un po? di sensazionalismo: è l?unico per farla uscire, però così si sfama anche il pedofilo. Trovo orrendo parlare di pedofilia usando foto di minori e scandaloso il fatto che alla fine di uno speciale tv sugli abusi io – che non sono un pedofilo – ho negli occhi immagini di bambini così come li vede il pedofilo. Trovo incomprensibile che ci sia un accordo sul turismo etico e i tour operator continuino a pubblicizzare i viaggi in Thailandia e in Cambogia con le foto di bambini. Gli esperti dicono che nessuno riesce ad annusare il filo sottile che sta fra il pedofilo occasionale, quello di importazione, quello per filosofia? Chi all?estero abusa di bambini non è il pedofilo unto con il toupet che parte apposta dall?Italia: è una persona normale, fra i 35 e i 50 anni, di cultura e reddito medio-alto. Ecco, allora mi chiedo se vale la pena dare in pasto al pubblico qualcosa che potrebbe anche essere visto con occhi di pedofilo. Io ho voluto uno spettacolo che lasciasse tutti questi a bocca asciutta.

Vita: Qual è il suo obiettivo?
Cavalli: Di certo non la divulgazione: da questo punto di vista il teatro esce sconfitto anche dal più orrendo spot di pannolini in tv. Il teatro non può informare, però ha il privilegio di suscitare dubbi. Oggi la gente è convinta di sapere tutto di tutto: questa la cosa di cui aver paura, non più l?ignoranza, come ai tempi di Freud. L?etichetta stessa di turismo sessuale è comoda: posiziona questi fatti ad almeno sei ore di volo da noi. Invece il giudice Maria Rosa Dominici, che si occupa di abusi da anni, mi ha dato una definizione meravigliosa: «Il turismo sessuale è attraversare la strada ed entrare nell?appartamento del mio vicino». Allora l?impatto dei numeri, sapere che durante le due ore dello spettacolo sono stati abusati 570 bambini, serve a distruggere ciò che lo spettatore si aspetta. Lo stesso accade con il fatto che a raccontare la sua settimana è una bambina che si prostituisce: vista da là è una cosa normale. Trovo agghiacciante pensare che ci sia qualcuno al mondo per cui è normale vendere o comprare la dignità umana. Ecco, io porto lo spettatore lì, al dubbio: poi lui ha mille modi per soddisfarlo. Io non posso portare in scena tutti i contenuti che mi hanno dato gli esperti, farei un monologo di due mesi, però posso far sì che la gente gli esperti abbia voglia di andare a cercarli.

Vita: Perché la lettera ai pedofili?
Cavalli: Sono sicuro che verranno a vedermi! Uno mi ha contattato già durante la lavorazione. Allora mi son tolto una piccola soddisfazione. Se fossi un giornalista avrei dovuto chiudere con la maestra che dopo aver letto i temi accetta la cosa e fa finta di niente: nella realtà avviene così. Per fortuna non lo sono?

Vita: La cosa più emozionante?
Cavalli: Il fatto che durante lo spettacolo si rida. In uno spettacolo così, il sorriso dice che il pubblico ha capito che c?è un modo etico per parlare e sentir parlare di questi temi, senza sensazionalismi né morbosità. Se uno sorride vuol dire che ha fiducia in me e nel fatto che sto trattando i protagonisti di questa storia con assoluto rispetto. Questo viene prima del rispetto del pubblico: il biglietto loro l?hanno già pagato!

Vita: Il prossimo progetto?
Cavalli: Portare Bambini a dondolo in Cambogia. è come se a Milano se facessimo uno spettacolo su noi due che prendiamo il tram: non troveremmo mai un produttore. Perciò la sfida mi intriga.


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