Formazione

Il mio amore nato per caso

Nella cooperazione sociale il grado di soddisfazione che nelle altre imprese è generalmente riservato ai manager, ai dirigenti, è condiviso anche dall’operatore.

di Redazione

Nome:Valeria Negrini Età:45 Cooperativa:La Rete Cooperatore dal:1991 Attività prevalente:Presidente Aspettative per il futuro: Nel mio futuro professionale c?è spazio solo per la cooperazione sociale Sono arrivata alla cooperazione sociale in modo del tutto inconsapevole e poi ci sono rimasta con delle fortissime motivazioni, tant?è che oggi non so pensare me stessa in ruolo diverso da quello del cooperatore sociale». Quando Valeria Negrini nel 1991 ha iniziato a cercare un lavoro, aveva tre figli ancora piccoli e i criteri selettivi per la ricerca erano piuttosto rigidi: l?ideale sarebbe stato un part time e un?attività che la portasse ad avere contatti con le persone: «Sono convinta che siano le relazioni che cambiano la vita», confessa, «le competenze tecniche sono solo degli strumenti. Non avrei mai potuto fare un lavoro che non portasse ad avere continue relazioni personali». Casualmente viene a sapere che una cooperativa sociale della sua città, Brescia, sta cercando una coordinatrice di servizi per un centro diurno per emarginati. Un’irresistibile ascesa. Presenta la sua candidatura, viene assunta, l?anno dopo entra nella compagine sociale, poi nel cda e infine ne diventa presidente. L?ascesa di Valeria Negrini valica i confini della cooperativa e la fa approdare alla vicepresidenza dell?Unione provinciale di Confcooperative e al consiglio di presidenza nazionale della centrale cooperativa. Un amore a prima vista, a cui ha fatto seguito un solido rapporto basato sulla reciprocità. «I vantaggi di un lavoro in una cooperativa sociale per una donna che deve seguire anche la famiglia sono molto concreti», aggiunge la Negrini. «Per me lavorare in una realtà che non mi costringeva alla timbratura in entrata e in uscita e che mi dava la possibilità di rimanere un giorno a casa se i miei figli stavano male senza dover seguire procedure e trafile complicate, è stato qualcosa che non aveva prezzo, più importante di qualsiasi altro elemento retributivo». La cooperativa sociale La Rete oggi ha 43 addetti, di cui 33 soci, e garantisce servizi socio-assistenziali per persone che vivono in una condizione di emarginazione sociale, gestendo sia centri residenziali che diurni e favorendo l?inserimento lavorativo. Nel 2005 ha prodotto un fatturato di circa 1,2 milioni di euro. «Avere la possibilità e la fortuna di crescere lavorando», sottolinea la Negrini, «credo sia una delle caratteristiche fondamentali che la cooperazione in generale offre e che la cooperazione sociale esalta ancora di più. È infatti un lavoro che permette di avere relazioni con persone che in un momento della loro vita vivono condizioni di disagio. Se si seguono con attenzione aiutano molto anche chi offre loro un aiuto». Partecipazione. «Lavorare ed essere soci», conclude, «ha poi una valenza del tutto peculiare. Il fatto che con il proprio lavoro si abbia la possibilità di contribuire direttamente alla costruzione della stessa realtà lavorativa, trovo sia affascinante. Richiede molto impegno ma il grado di soddisfazione che ne deriva non credo trovi paragone in altre strutture imprenditoriali. Nella cooperazione sociale il grado di soddisfazione che nelle altre imprese è generalmente riservato ai manager, ai dirigenti, è condiviso anche dall?operatore: l?opportunità di essere partecipi del destino della propria impresa è riconosciuto a tutti i soci. Gestire un?impresa favorendo la partecipazione, adottando criteri decisionali democratici, costa molta fatica, richiede forti investimenti nella formazione, ma dà grandi risultati».


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