Economia

«Il mio amico Ferrero era un genio umile»

A parlare, in esclusiva per Vita, è William Salice storico collaboratore che ad Alba ha lavorato gomito a gomito con l'imprenditore per 42 anni. «In Italia sono stati solo in due così. L'altro era Adriano Olivetti»

di Lorenzo Maria Alvaro

Sabato è mancato Michele Ferrero, proprietario dell'omonimo gruppo dolciario. Si è spento a 89 anni. In tanti lo hanno ricordato, parlando delle sue grandi intuizioni e di quei prodotti che sono diventati leggenda in tutto il mondo. L'unico che non aveva ancora parlato era lo storico braccio destro, William Salice, che per 42 anni dei 46 passati alla Ferrero ha vissuto spalla a spalla con l'imprenditore. «Mi hanno telefonato in tanti per chiedermi un'intervista. Non ho voluto fare dichiarazioni. Parlo con vi di Vita perché condividiamo quell'attenzione alla persona che è alla base della storia della Ferrero». Salice oggi è l'anima della Fondazione Colour your life che aita i giovani a mettere a frutto i propri talenti.

 

Salice, la prima domanda è scontata: chi era Michele Ferrero?
Michele Ferrero era un genio che ha capito che rispettando la mamma di casa si può costruire grandi prodotti d'azienda. Il cuore è sempre stato lo stesso: «noi dobbiamo fare cose che ogni mamma sia contenta di comperare». Al centro il rispetto massimo delle persone. Dall'umiltà nasce la sua genialità. Poi certo c'era una grandissima cultura imprenditoriale. Teniamo presente che da ragazzino ha sofferto cos'era la povertà delle langhe negli anni 30. Se non si inquadra la realtà di allora non si capisce cos'è la vera povertà. Michele Ferrero è stato un imprenditore che a 28 anni ha creato due fabbriche, di cui una all'estero. Un pioniere e un prodigio. Basti pensare che la Ferrero era un'azienda internazionale che usciva dai confini dell’Europa, che lui diceva essere “un fazzoletto”, già nel '65. 

Per quanto ha lavorato in Ferrero?
Ho lavorato ad Alba 46 anni di cui 42 a fianco di Michele. Una grande fortuna per me. Ci sono tanti aneddoti che ricordo. In particolare un giorno, quando è stata costruita una nuova direzione ad Arnon in Francia mi disse: «Giuseppino questo sarà il tuo ufficio, perché dietro di te c'è la Madonna di Lourdes che ti protegge»

C'è chi dice che sia stato lei ad inventare l'Ovetto. È così?
No, fu lui. Volevamo proporre un piccolo pensiero per i bimbi che non avevano i giochi di oggi. era l'inizio degli anni '70, non esistevano neanche i negozi di giocattoli. Si cercava un piccolo sorriso che i genitori potessero donare, ogni volta che avessero voluto al proprio figlio. Questa era l'idea, il brief. Trasferire il sorriso pasquale tutto l'anno. Un mandato che voleva dire non sbagliare. Un errore sarebbe stato deludere i ragazzi. Un giorno di luglio, con un gesso su una lavagna nera Michele descrivendo le esigenze del prodotto ha dato vita all'Ovetto e alle sorprese da montare. Al tempo nelle uova c'era solo bigiotteria di plastica.

Com'è il futuro della Ferrero senza il patron?
Giovanni Ferrero è un futuro pieno di sorrisi perché è un uomo pieno di amore per l'azienda, per i prodotti e per la famiglia. È un ferreriano doc. Quindi non c'è da preoccuparsi. È cresciuto nella cultura del padre. I figli sono stati preparati giorno dopo giorno per assumersi questa responsabilità.

 

Si può annoverare Ferrero tra i grandi imprenditori italiani illuminati?
Come lui c'è n'è stato solo un altro. Si chiamava Adriano Olivetti. Prima dell'azienda c'è l'uomo. Ferrero salutava gli operai per nome, se era in ritardo li chiamava per scusarsi e ha dato vita ad un azienda che pur essendo internazionale era una famiglia, in cui c'era la stessa attenzione che c'è in famiglia.  

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