Politica
Il ministro Martina ci scrive: ecco cosa facciamo sul caporalato
Il blog di Marcello Esposito aveva chiesto al Ministro “Fatti, non parole”, a proposito del caporalato. Qui la risposta del ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina. “La nostra risposta nei fatti”
Il ministro Maurizio Martina risponde al blog di Marcello Esposito, Ministro Martina, la Carta impone fatti non parole
Caro Riccardo,
sono colpito dalle considerazioni uscite sul blog scritto da Marcello Esposito e da te pubblicato, sul nostro impegno per contrastare un fenomeno inaccettabile come quello del capolarato che da anni pervade anche le nostre campagne.
Voglio stare ai fatti e a ciò che sto cercando di fare, andando anche oltre le funzioni specifiche del mio Ministero, e non replico ad affermazioni come quelle a proposito di ciò che faccio a Expo. Vorrei ricordare però che ho una delega che mi impegna su quel fronte. Segnalo solo che lavoro fuori dall’Esposizione tutti i giorni e se ti capitasse mai di voler seguire tutte le tappe e i problemi che affrontiamo sarei interessato a un bel confronto.
La piaga del caporalato può essere facile da raccontare ma purtroppo non è semplice da estirpare. Lo dice lo stesso Esposito spiegandoci che “se ne parla sui libri di scuola prima che il ministro Martina nascesse”. È vero, è così. E ci sarà dunque una ragione se non è stato ancora sconfitto. O vogliamo banalizzare dicendo che per capire “basta mandare qualche ispettore o qualche pattuglia della guardia di finanza”? A me non pare proprio e il mio riferimento alla mafia non è un espediente comunicativo ma una necessità per comprendere alcune logiche organizzative e strutturali di questo fenomeno in diversi territori.
Dopodiché mi domandate fatti e non parole. Provo a rispondere.
Innanzitutto il controllo e la repressione. Da settimane su nostra richiesta i controlli ispettivi che competono al Ministero del Lavoro e a quello dell’Interno sono stati intensificati in particolare in alcune regioni. Bisogna continuare a rafforzare ulteriormente, è proprio quello che stiamo facendo, allargando il raggio d’azione. Specifiche azioni sono in itinere anche in queste ore con l’impegno delle forze dell’ordine.
Nello stesso tempo abbiamo ottenuto che si accelerasse il lavoro per il rafforzamento delle norme di contrasto. Il caporalato è un reato dal 2011 ma ci troviamo di fronte a un impianto legislativo insufficiente. Le norme troppo spesso sono di difficile applicazione. A settembre la Commissione Lavoro esaminerà la proposta di legge già presentata per il rafforzamento degli strumenti di contrasto. Terzo aspetto. Dal primo di settembre sarà operativa la “Rete del lavoro di qualità”. Consiglierei ad osservatori attenti quali siete di approfondire e di non banalizzare la questione. Non si tratta di una invenzione dell’ultimo minuto per farsi belli. Tutt’altro. E’ da anni una richiesta forte del mondo del lavoro per responsabilizzare sempre di più le imprese del settore agricolo e non solo.
Leggete cosa dice nel merito un sindacalista di strada a Castelvolturno come Tammaro Della Corte: “Ci vuole la repressione, ma anche un premio per chi collabora». O cosa chiede Yvan Sagnet, giovane camerunense che guidò la rivolta a Nardò: “Bisogna introdurre una legge sulla certificazione etica d’impresa”. Noi abbiamo voluto mesi fa la norma che introduce per la prima volta la certificazione e ora si passa alla fase operativa tramite INPS e con il coinvolgimento fondamentale anche della grande distribuzione e dell’industria alimentare. Perché la chiave, secondo tutti i protagonisti che da anni si battono su questo fronte, è in una reazione di sistema che determini nuove prassi e nuovi comportamenti lungo tutta la catena di lavoro. Coinvolgendo pienamente anche chi determina i prezzi dei prodotti. Qui non si tratta di pensare che “a cavare le castagne dal fuoco al ministro ci pensino i consumatori o i supermercati”. E’ un ragionamento profondamente errato e per me questo non è un gioco. Più è forte la responsabilizzazione dei soggetti fondamentali, più il contrasto sarà efficace. Domandate a chi vive e produce in alcune filiere agricole per credere. E forse potranno far riflettere su questo sempre le parole di Della Corte: “E’ la grande distribuzione organizzata l’anello della catena che può cambiare le cose».
La “Rete del lavoro agricolo” serve a questo e dovrà essere ulteriormente allargata e rafforzata, con l’approvazione del “collegato agricoltura”, verso i centri per l’impiego, gli enti bilaterali e altri soggetti. Ultimo fatto che voglio citare: stiamo lavorando alla tutela diretta dei braccianti che denunciano i caporali attraverso uno strumento che vogliamo sia sostenuto anche dalle associazioni d’impresa del settore.
Come vedete, si lavora. Lo faccio, certo pur coi miei limiti, con la determinazione di chi deve dare un contributo concreto a questa lotta nella piena consapevolezza della responsabilità pubblica che ho assunto con questo impegno.
Maurizio Martina
Caro ministro, grazie per la risposta che spero possa rappresentare un inizio di dibattito e confronto. Ci sono alcune sue affermazioni su cui mi trova d'accordo e altre no. Ma non e' questa la sede appropriata per ribattere. Il fatto che abbia sentito la necessità di rispondere al mio post e' un segno importante, che mostra sensibilità e attenzione. Adesso ciò che importa e' concentrarsi sui "fatti" e sul ruolo che ognuno di noi puo' e deve svolgere in questa che è prima di tutto una battaglia di civiltà, un passaggio cruciale per il progresso del nostro paese e la crescita del mezzogiorno. In questa battaglia non dubiti, avrà me e gli amici di Vita sempre al suo fianco.
Mi lasci solo segnalarle che qui a Vita abbiamo dedicato lo scorso giugno una giornata di studio alla Carta di Milano e il tema del capolarato e' ovviamente emerso. Stiamo elaborando una proposta di integrazione della Carta che possa, tra le altre cose, esplicitare e rendere verificabili gli impegni presi dai firmatari. Oltre che integrarla su aspetti cruciali ma trascurati (ogm, accaparramento di terre, finanziarizzazione del cibo, ect).
Spero potremo trovare l'occasione di parlarne, anche con le tante associazioni che in questi mesi hanno effettuato elaborazioni analoghe sulla Carta.
Marcello Esposito
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