Il Ministro Clini entra in un caffè. Splash!

di Dan Lerner

Speravo davvero di non dover più sentire un membro di un Governo italiano lanciarsi lancia in resta a criticare in maniera offensiva una sentenza appena emessa, ma evidentemente il precedente Primo Ministro ha aperto una via pericolosa cui troppi non sanno resistere.

Il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini nel commentare la sentenza di condanna ai membri della Commissione Grandi Rischi riunitasi pochi giorni prima del terremoto dell’Aquila con le sprezzanti parole “sarebbe come ripetere nel 2012 quello che è avvenuto con Galileo un bel po’ di tempo faha invece voluto segnare il suo personale goal nel deplorevole torneo triangolare che vede da un po’ contrapposti in campo i tre poteri –legislativo, esecutivo, giudiziario- che dovrebbero collaborare per garantire l’equilibrato funzionamento di uno Stato moderno.

Ciò che il Ministro –e tanti altri come lui- non ha fatto è attendere di leggere le motivazioni della sentenza prima di esprimere un giudizio così netto.

(io ho un pregiudizio positivo nei confronti della Magistratura, credendo che sia in gran parte composta da uomini e donne che svolgono con etica e competenza il difficile compito di interpretare e applicare le leggi: in particolare non credo che in questo caso il giudice abbia sanzionato dei tecnici per non aver previsto un terremoto ma che tutto al contrario abbia punito proprio il loro abdicare al ruolo di tecnici nel farsi portavoce di esigenze puramente politiche, quelle del berlusconiano “va tutto bene, ghe pensi mi”, ma questo ce lo diranno –appunto- le motivazioni quando saranno pubblicate)

Rammento un’altra sentenza che fece a suo tempo scalpore: anni fa negli Stati Uniti al termine di un lungo processo 12 giurati condannarono McDonald’s a pagare quasi 3.000.000 di $ ad una persona che, acquistato un caffè in un McDrive, si era poi ustionata alle parti basse mentre lo teneva tra le gambe.

Gran parte dei commenti furono assai negativi “Se uno è così imbecille da guidare con un caffè bollente tra le cosce ben gli sta” “Tipico degli americani, le loro “frivolous lawsuits” e le giurie fuori controllo che attuano vendette personali” e avanti così.

Il caso –pare- fu assai più complesso.

Una anziana signora, Stella Liebeck di 79 anni, era in auto con il nipote Chris alla guida. Si fermarono al McDrive per fare colazione, era mattina presto, e Chris posteggiò l’auto subito dopo aver ritirato i loro caffè. Stella, seduta al posto del passeggero nell’auto ferma nel posteggio del McDonald’s, voleva aggiungere un po’ di latte e zucchero e nel togliere il coperchietto di plastica del bicchierone si rovesciò il contenuto tra le gambe. Subì ustioni di terzo grado, venne ricoverata per sette giorni in ospedale con un successivo lunghissimo decorso. Le prime spese mediche ammontarono a circa 10.000 $ (vi dice nulla #Obamacare?) e alcuni mesi dopo l’incidente la figlia ne chiese il rimborso scrivendo direttamente a McDonald’s che rispose offrendo 800 $ e rifiutando anche una successiva proposta di mediazione pre-giudiziaria. Di qui il processo.

La faccio breve e vado al punto: gli avvocati dell’accusa pare furono in grado di portare di fronte alla Corte dei carteggi interni nei quali si definiva di tenere particolarmente alta la temperaturà del caffè –tra gli 82° e gli 88°- in modo da limitarne il consumo (come si vede nei film americani la signorina di turno riempie la tazza ogni volta che terminate il caffè, e questo è un costo) nonostante che altri casi di danni e ustioni si fossero già verificati in precedenza.

La sentenza assegnò alla signora Liebeck 200.000 $ per danni (actual damages), con riduzione a 160.000 $ per concorso di colpa (80% colpa del caffè bollente, 20% colpa sua che era stata goffa) e 2.700.000 $ ulteriori come punitive damages a carico di McDonald’s per condotta “volontaria, azzardata e dolosa”.

Perché proprio questa somma? Gli americani sono pragmatici: appurato che il fatturato giornaliero della catena per la sola vendita di caffè era di 1,35 milioni di $ fu stabilito che due giorni di fatturato fossero una punizione adeguata.

Successivamente anche i punitive damages furono ridotti a 480.000 $, cioè tre volte i danni diretti.

Insomma, niente a che vedere con il prevalente “Ehi, hai sentito, hanno dato 3 milioni a un imbecille che si è bruciato i c******i guidando con un caffè bollente tra le gambe”.

La morale, questo il mio parere, è che prima di criticare una sentenza chiunque farebbe bene ad informarsi in dettaglio perché lo screditare una Istituzione fondamentale è cosa tanto rapida quando permanentemente pericolosa.

 

Disclaimer: io stesso ho basato il mio scritto su materiali trovati in rete, pur con una ricerca che ha cercato di essere approfondita e dettagliata. Né in un caso né nell’altro citati ho avuto accesso a documenti originali.


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