Welfare
Il ministero non paga i progetti sociali. Conti in rosso al Welfare
Da due anni molte organizzazioni non ricevono i pagamenti per iniziative approvate e realizzate. Così alcune rischiano addirittura la chiusura.
La magagna è lì, in bella mostra tra le pagine del sito del ministero del Welfare, sezione ?interventi a sostegno dell?occupazione?. Qui si spiega come il ministero si sia “orientato ad assumere un ruolo più attivo rispetto alle difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro delle persone con problemi di tossicodipendenza”. Pertanto, ecco illustrati i progetti approvati e assegnati negli anni 1999-2001 al non profit, sulla base delle risorse provenienti dal Fondo nazionale per la lotta alla droga, pari a 6.761.970 euro.
Importanti progetti sui fronti della prevenzione, della ricerca, della formazione, del supporto terapeutico, realizzati da realtà come il Cnca – Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza, il Ceis, San Patrignano, la Femca-Cisl, le coop romane Marcella e Magliana 80. “Assegnati tramite la partecipazione al bando, realizzati, conclusi, rendicontati e? mai pagati”, denuncia Lucio Babolin, presidente del Cnca.
“Dal marzo 2001 le associazioni non ricevono più i pagamenti dallo Stato per i servizi già resi. E non si tratta di un caso isolato: anche altri interventi sul disagio rischiano di chiudere per il blocco dei pagamenti”. Si tratta, spiega Babolin, di un debito di 2 milioni 400mila euro. La situazione è talmente grave che le organizzazioni, dopo aver diramato un comunicato congiunto, hanno chiesto un incontro con i ministri Maroni e Tremonti e sono pronte a fare una manifestazione pubblica.
“Solo il Cnca vanta crediti nei confronti dello Stato per oltre un milione 300mila euro”, illustra Babolin. Un?esposizione che compromette la stessa gestione ordinaria. “Se entro due-tre mesi il governo non paga, dovremo intervenire sugli assetti strutturali: tagliare il personale e dare due giri di chiave alla sede”.
Il malessere investe, ovviamente, anche le realtà più piccole. “Noi siamo sotto di 800mila euro”, spiega Germana Cesarano, presidente di Magliana 80. “Ci sono state liquidate 2 fatture in 3 anni. In pratica, il ministero ha pagato solo i primi sei mesi di un progetto triennale”. E quindi? “Quindi le 50 persone che vi lavoravano hanno continuato gratis. Noi abbiamo potuto garantire il pagamento delle spese vive e l?affitto dell?ufficio. Oggi, oltretutto, oltre a non aver visto i fondi, a nessuno del ministero pare più interessare il lavoro che abbiamo fatto”. Magliana 80, in collaborazione con l?università La Sapienza, aveva predisposto una ricerca sui parametri di efficacia/efficienza dell?inserimento lavorativo dei tossicodipendenti, da mettere a disposizione delle Regioni. “La stessa amarezza la sentiamo anche noi”, dice Stefano Ruvolo, della Femca-Cisl. “Noi abbiamo ricevuto solo il 10% dei 300mila euro che ci erano stati assegnati. Se faremo altri progetti in convenzione col ministero? Per carità!”. Don Mario Picchi, del Ceis, commenta: “Quando un?organizzazione aspetta 3-400mila euro, le difficoltà ricadono sul quotidiano. Noi siamo fuori dalla gestione ordinaria dal 2001, perché stiamo pagando interessi alle banche che non ci verranno rifusi”.
Al ministero del Welfare, peraltro, la vicenda è ben nota. E tocca punte di perversione burocratica. Il ritardo nei pagamenti sarebbe correlato a difficoltà procedurali e contabili che coinvolgono anche il ministero che tiene la cassa, cioè il Tesoro. È accaduto che le somme messe a disposizione dei progetti dopo due anni sono ?cadute in perenzione?, cioè rifluite nuovamente al ministero dell?Economia. Perciò, per liquidare le organizzazioni, il Welfare deve far reiscrivere in bilancio ogni fattura.
Una procedura complessa, che era stata completata a fine 2003, ma la chiusura dell?anno finanziario ha riazzerato l?iter. Ora la richiesta di cassa, firmata dal ministro Maroni, dovrà essere nuovamente inoltrata a Tremonti.
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