Cultura

Il minareto che salvò gli ebrei

di Redazione

Benvenuti a Parigi.
Lasciate alle vostre spalle l’imponente Pantheon e sarete sorpresi di vedere spuntare, alle spalle delle Arene di Lucrezia, il minareto della grande moschea di Parigi.
Costruita nel 1926, essa nacque per dare ai musulmani un luogo di culto e rendere omaggio ai 100mila caduti al servizio della comune patria.
Uno stile ornamentale stilizzato ma delicato orna i suoi patii; i corpi dei vari ambienti e la sala di preghiera creano un’atmosfera propizia all’applicazione della devozione coranica. La quiete, la cultura della calma, del silenzio importunato dal solo sussurro delle fontane, è tutto un modo di vivere, è l’Islam.
La moschea è stata protagonista, durante la seconda guerra mondiale, di alcuni avvenimenti degni di essere ricordati. Qualche centinaio di ebrei furono salvati dalla persecuzione tedesca proprio tra le mura della grande moschea. Alcuni furono nascosti nella sala di preghiera delle donne, non profanata dai controlli tedeschi, altri fatti fuggire attraverso le gallerie sotterranee, nascosti in botti di vino vuote trasportate alla vicina Senna. Documenti falsi recanti identità di musulmani furono forniti ad alcuni ebrei dall’amministrazione della moschea per permettere loro di passare tra le maglie della rete che portava ai campi di concentramento.
Teatro di umanità, di fraternità e di incontro tra popoli, questa moschea è oggi più che mai portatrice di speranza per coloro che credono nella convivenza pacifica tra religioni.

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