Responsabilità d'impresa
Il Milan vince lo scudetto della sostenibilità
Lo speciale torneo, alla prima edizione, si è disputato sulle pagine del nuovo numero di VITA, dedicato allo sport. La parola a Martino Roghi, Csr & sustainability manager dei rossoneri che commenta il risultato dell’iniziativa indipendente del nostro giornale e spiega com'è organizzato il Club in questo ambito
Il nuovo numero di VITA, dedicato allo sport, assegna il primo Scudetto della corporate social responsibility – Csr. Le “partite” tra le squadre di serie A si sono giocate su cinque campi diversi, ossia cinque parametri (approccio strategico al tema, continuità di intervento, approccio multi-stakholder, attenzione alla comunicazione, strumenti di rendicontazione) che VITA ha elaborato assieme alla professoressa Chiara D’Angelo, coordinatrice del master Sport e intervento psicosociale alla Cattolica di Milano. La classifica finale, come potrete leggere sulle pagine del nostro mensile, è piena di sorprese. Senza spoilerare troppo, chiediamo un commento a Martino Roghi, Csr & sustainability manager del Milan, società vincitrice di questo torneo ad altissimo impatto sociale.
Cosa vi ha fatto più piacere di questo riconoscimento indipendente?
Tutti gli indicatori che avete scelto per la classifica sono assolutamente interessanti: in particolare, aver totalizzato il punteggio massimo rispetto alla costanza dell’impegno ci lusinga e ci spinge a continuare a lavorare in questa direzione. Gli interventi e le iniziative spot fanno gola per creare una certa notiziabilità, altra cosa è la continuità di intervento.
Quali sono le attività di sostenibilità in generale che svolge il Milan?
Tutto si concentra intorno alla percezione e alla proiezione che vogliamo creare rispetto all’impegno del Club, ai suoi azionisti e portatori di interesse sui temi legati ad ambiente, impatto sociale e governance.
Per quanto riguarda l’impegno sociale?
Lo abbiamo definito attraverso la pubblicazione del manifesto Respact che, con una visione a lungo termine basata su quattro direttrici – sensibilizzazione, educazione, prevenzione e condivisione – indica obiettivi e strumenti per contribuire ai valori positivi dello sport e per mitigare ogni forma di pregiudizio e discriminazione. Facendo leva sull’enorme potenzialità di engagement del Club con i propri sostenitori e interlocutori di riferimento.
Quali tematiche abbraccia il manifesto Respact?
È la base del nostro lavoro in questo ambito e si divide in tre ambiti. Il primo è l’accessibilità al Club per tutti i tifosi, sia riguardo agli spazi fisici sia a quelli virtuali. Il secondo è l’attività in scuole e ospedali per trasmettere i valori del Milan alla società grazie al peso dei nostri influencer.
Il terzo?
Riguarda il lavoro di community engagement, un aspetto gestito anche e soprattutto dalla Fondazione Milan, che è uno degli strumenti di cui il Club si è dotato per realizzare le sue attività di sostenibilità in campo sociale.
In che cosa consiste?
È il lavoro di relazione con le nostre comunità. Siamo un club con 500 milioni di tifosi in tutto il mondo che non dimentica le sue radici e il fatto che la sua casa è Milano. La Fondazione è un veicolo per strutturare interventi a medio e lungo termine su tematiche specifiche legate alla pratica sportiva e al miglioramento della nostra società.
Come si svolge questo lavoro?
Le attività sono tantissime e anche per questo si è ritenuto necessario sviluppare una struttura dedicata. Ci sono interventi diretti in caso di emergenza, come è successo durante la pandemia. Ma l’attività si svolge in modo continuativo, ad esempio per contribuire ad affrontare il grande problema della povertà endemica della nostra città.
Poi c’è il tema ambientale.
È sempre più importante, anche in relazione alle ben note tematiche di rendicontazione che diventeranno sempre più stringenti. Il Milan si sta muovendo con un piano ambizioso a medio termine per definire il suo impatto e mitigarlo.
C’entra il nuovo stadio in questo piano?
È una parte importantissima per il Milan del futuro, anche rispetto alla strategia della sostenibilità. In questi anni abbiamo studiato e compreso che si può fare ancora molto: quando si mettono insieme 90mila persone ci sono una miriade di aspetti da migliorare dal punto di vista dell’infrastruttura che la ospita, che vanno da come si arriva allo stadio alla gestione degli accessi fino al food and beverage. C’è un mondo da scoprire ma, con San Siro non nostro, diventa tutto più difficile. Il nuovo stadio sarà state of the art anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale.
Tornando alla classifica di VITA, che cosa farete per provare a bissare il successo di quest’anno?
I nostri azionisti e i nostri portatori di interesse vogliono un Milan trasparente, tollerante, proiettato verso il futuro e nuovamente attrattivo per la categoria dei giovani under 25. Secondo alcuni studi, proprio questi giovani sono sempre meno attratti dal calcio perché a loro giudizio non si occupa abbastanza dei temi che stanno loro a cuore, come equità, diversità, inclusione e antirazzismo. Se il calcio smette di occuparsene loro smettono di interessarsi al calcio. Vogliamo invece che il Milan sia percepito in un certo modo perché sappiamo qual è la potenza del calcio dal punto di vista dell’influenza che il brand e i giocatori hanno sui giovani.
Foto in apertura di Michal Jarmoluk da Pixabay
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