Mondo
Il miglior posto al mondo dove nascere
Secondo Save the children è la Finlandia, mente il peggiore è la Repubblica Democratica del Congo. Ecco tutti i dati del Rapporto sullo Stato delle Madri nel Mondo 2013. L’Italia è al 17° posto, Stati Uniti bocciati, straordinari progressi in Malawi, Bangladesh e Nepal
Oltre un milione di neonati nel mondo non supera le 24 ore dalla nascita. E' questo uno dei drammatici dati che emergono dal 14° Rapporto di Save the Children sullo Stato delle Madri nel Mondo, che come ogni anno analizza le condizioni di mamme e bambini in 176 paesi, stilando la classifica delle migliori e peggiori nazioni in cui nascere.
Ai primi posti si trovano – e non è una novità – i paesi del Nord Europa: Finlandia, Svezia e Norvegia sono ai primi posti per salute della madre, livello di istruzione, condizioni economiche, politiche e sociali, tutti fattori che garantiscono il benessere alle mamme e ai loro figli. Al contrario, i 10 paesi, tutti dell’Africa sub-sahariana, che si collocano in fondo alla graduatoria (l'ultimo è la Repubblica Democratica del Congo), ottengono punteggi molto scarsi per ognuno dei 5 indicatori su cui si è basato il Rapporto: salute materna e rischio di morte per parto, benessere dei bambini e tasso di mortalità entro i 5 anni, grado di istruzione, condizioni economiche e Pil procapite, partecipazione politica delle donne al governo.
Ampio spazio quest’anno viene dedicato al focus “Sopravvivere al Primo Giorno”, con la creazione di un indice relativo alle morti precocissime dei neonati, che avvengono nelle prime 24 ore dalla nascita. Ben 1 milione di bambini ogni anno non sopravvive al primo giorno: la frequenza più alta si registra in Somalia (18 bambini morti su 1000 nati), Mali, Sierra Leone, RDC (17), Repubblica Centrafricana (16), Ciad, Costa d’Avorio, Angola (15).
A livello numerico, invece, è l’Asia del Sud, la regione dove risiede il 24% della popolazione mondiale, quella in cui si verifica ben il 40% delle morti durante il primo giorno di vita (420.000 bambini ogni anno). Nonostante l’incredibile crescita economica degli ultimi anni, l’India guida questa triste classifica con 309.300 bambini morti nel primo giorno, pari al 29% del totale mondiale, ed è in questo paese che si conta il maggior numero di mamme che muoiono per gravidanza o parto.
Sebbene dal 1990 il tasso di mortalità dei bambini entro i 5 anni di vita e la mortalità delle mamme siano calati rispettivamente del 40% e 50%, ogni giorno nel mondo 800 donne muoiono ancora per cause legate alla gravidanza o al parto, mentre sono quasi 7 milioni i bambini che muoiono prima di compiere 5 anni, di cui 3 milioni non superano il mese di vita, e questo avviene per cause prevenibili e curabili, come infezioni, prematurità, complicazioni da parto. Ci sono però anche esempi positivi, come per esempio il Malawi, che ha saputo ridurre la mortalità infantile sotto i 5 anni del 44%; anche in Bangladesh (-49%) e in Nepal (-47% ), i progressi si sono imposti grazie ad un maggior numero di operatori sanitari di comunità o all’adozione di una semplice ed economica tecnica per evitare le infezioni del cordone ombelicale.
E l’Italia? Il nostro paese quest’anno è al 17° posto: da noi le condizioni di salute delle mamme e dei bambini raggiungono livelli alti (il tasso di mortalità femminile per cause legate a gravidanze e parto è pari a 1 ogni 20.300, quello di mortalità infantile è di 3,7 ogni 1000 nati vivi), come abbastanza alto è il livello di istruzione delle donne, pari a 16 anni di formazione scolastica. Male invece gli Stati Uniti (solo trentesimi), che addirittura guidano la triste classifica per mortalità dei neonati nei paesi industrializzati: ogni anno più di 11.000 bambini americani muoiono durante il loro primo giorno di vita. Nonostante le condizioni dell’istruzione ed economiche siano soddisfacenti, collocandosi tra i 10 migliori paesi, altrettanto non emerge per quanto riguarda la salute delle madri, del benessere dei bambini (rispettivamente al 46° e al 41° posto) e per la partecipazione politica (89°).
Scarica il Rapporto in allegato (in inglese) cliccando in alto a destra
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