Formazione

Il Microcredito pensa in grande.

L’Onu ha proclamato il 2005 come anno dell’accesso al credito. Una questione decisiva per i Paesi in via di sviluppo. Ma anche per la nostra economia. Parlano i protagonisti.

di Francesco Maggio

Sarà solo un caso che il 2005 sia stato proclamato dalle Nazioni Unite anno internazionale del microcredito e, dall?Unesco, anno internazionale della fisica, in concomitanza con il centenario della pubblicazione di cinque articoli di Einstein che cambiarono, per sempre, la ?visione del mondo?. Eppure in questa coincidenza è ravvisabile più di un punto in comune: entrambi gli eventi plaudono a una ?rivoluzione?; sono il frutto di intuizioni di uomini straordinari; celebrano risultati importanti già raggiunti e potenzialità enormi ancora inespresse. Ci si aspetta, quindi, che lascino il segno simili ricorrenze. Un segno indelebile Come l?ha lasciato, indelebile, appunto, Muhammad Yunus, l??inventore? del microcredito con la Grameen Bank, capace in meno di trent?anni di rivoluzionare, insieme ai suoi ?adepti? ormai sparsi un po? ovunque, il modo di fare banca, ribaltandone i fondamentali: «Quando mi chiedono come mi sono venute tutte quelle idee innovative», ricorda nel suo bellissimo Banchiere dei poveri, «come ho fatto a inventare la Grameen, io rispondo: abbiamo guardato come funzionano le altre banche e abbiamo fatto il contrario». Il microcredito, infatti, ha sfatato molti luoghi comuni: ha dimostrato, per esempio, che i poveri restituiscono fino all?ultimo centesimo i soldi ricevuti in prestito; che le prassi che lo contraddistinguono sono applicabili non solo nei Paesi in via di sviluppo ma anche in quelli cosiddetti ricchi; ha posto con forza alla comunità internazionale l?interrogativo se l?accesso al credito debba essere considerato un vero e proprio diritto visto che ben il 90% della popolazione mondiale è oggi tagliata fuori dai circuiti finanziari tradizionali. L?accesso al credito come un diritto Secondo le stime più recenti del Microcredit summit campaign report, i programmi di microcredito attualmente in corso nel mondo sfiorano le 3mila unità (2.931), interessano circa 80 milioni persone, di cui 55 milioni sono poveri assoluti (vivono, cioè, con meno di un dollaro al giorno) e 45 milioni sono donne, sono diffusi in Paesi di tutti e cinque i continenti. Anche l?Italia, come leggete nelle pagine seguenti che offrono una mappa dettagliata della diffusione del fenomeno in casa nostra, può vantare esperienze di rilievo, a cominciare da quella delle Mag e della Fondazione Giordano Dell?Amore che, peraltro, insieme all?Università di Bergamo e al Cipsi, promuove un master in microfinanza che verrà inaugurato il 2 febbraio. Nuove sfide all?orizzonte Oggi, però, il microcredito è chiamato a nuove sfide: innanzitutto a quella della microfinanza. All?erogazione dei piccoli prestiti va necessariamente accompagnata tutta una serie di servizi (di raccolta, di educazione e formazione, assicurativi) indispensabili affinché si completi la filiera, si attivi un circuito virtuoso di sviluppo sul territorio. E poi alla sfida del coinvolgimento delle grandi istituzioni finanziarie alcune delle quali, comunque, già da tempo hanno fiutato il business. Basti pensare a Citigroup, la più grande società di servizi finanziari al mondo, che già 40 anni fa erogò il suo primo microprestito e che nel 2003 ha donato 1,2 milioni di dollari alla Women?s world banking, il più grande network degli istituti di microcredito più efficienti al mondo. L?anno del microcredito cade esattamente un anno prima dell?entrata in vigore di Basilea2, quasi a volerci ricordare che per fare bene alta finanza bisogna sempre partire prima ?dal basso?. Inoltre, il 2005 si è aperto all?insegna dell?immane tragedia del maremoto che ha colpito le popolazioni del Sud-Est asiatico che, per essere aiutate a rimettere in piedi la propria economia, dovranno necessariamente, come sottolinea il senatore Cantoni nell?intervista a pagina VI, poter contare su vasti e mirati programmi di microcredito. Sono solo coincidenze. Ma sono già tre. Agatha Christie le considererebbe ormai indizi? del fatto che le suddette sfide sono ormai ineludibili.


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