Famiglia

Il microcredito non è più una roba da poveri

Perché un big della finanza decide di aprire la filiale italiana di una ong “esperta” in microfinanza? Intervista a Massimo Ponzellini, fondatore di Planet Finance Italia

di Francesco Maggio

Roba da poveri o comunque da ?nicchia?: al microcredito per anni è stato appiccicato questo stereotipo. Poi l?Onu ha deciso di ?dedicargli? un anno, il 2005. Si sono quindi accesi i riflettori e si è scoperto che tale definizione non solo andava stretta ma era profondamente errata. Oggi il microcredito e, in particolare, la microfinanza (che oltre all?erogazione del credito contempera anche l?offerta di tutta una serie di servizi finanziari) è sempre più al centro del dibattito economico-finanziario dei Paesi cosiddetti ricchi. Non fa eccezione l?Italia e giovedì 10 novembre a Milano, il convegno organizzato dall?associazione Il Sole su Microcredito e imprenditoria nel Nord e nel Sud del mondo, sarà un?ulteriore, importante occasione per fare il punto sullo stato dell?arte del fenomeno.

Tra i relatori ci sarà anche Massimo Ponzellini, amministratore delegato di Patrimonio spa e, ?soprattutto?, fondatore e consigliere di Planet Finance Italia, filiale italiana dell?ong attiva nella microfinanza Planet Finance fondata in Francia da Jacques Attali, a lungo consigliere economico del presidente Mitterrand. A Etica&Finanza Ponzellini spiega quali scenari si prefigurano per il microcredito in Italia e nel mondo.

E&F: Perché la microfinanza oggi si va diffondendo sempre di più anche nei Paesi cosiddetti ricchi?
Massimo Ponzellini: Perché il processo di evoluzione che ha caratterizzato i sistemi bancari di questi Paesi ha complicato l?accesso al credito delle fasce deboli. Inoltre, il fenomeno dell?usura ha registrato un preoccupante incremento.

E&F: Secondo lei oggi le grandi banche mostrano un alto interesse per la microfinanza perché così riescono a raggiungere nuove fasce di popolazione o per via del ritorno reputazionale che ricavano dall?occuparsi anche di microfinanza?
Ponzellini: Sicuramente oggi le banche si occupano di microfinanza più per la buona reputazione che auspicano di ricavare che non per i contenuti di business. Naturalmente non manca la convinzione della bontà dello strumento finanziario.

E&F: Quale progetto si augura di veder realizzato alla fine di questo anno dedicato dall?Onu al microcredito?
Ponzellini: Il lancio di un fondo di natura privata per il microcredito in diversi Paesi.

E&F: E per Planet Finance in Italia?
Ponzellini: Attualmente noi collaboriamo alla realizzazione di progetti di emanazione francese. Ma l?idea del fondo, cui le ho appena accennato, vorremmo realizzarla anche noi, con un partner bancario che si occupi degli aspetti tecnici, ma che nel complesso si riveli una best practice da ?esportazione?.

E&F: Come valuta le dinamiche di diffusione del microcredito nel mondo?
Ponzellini: In modo ottimale. Tutto sta andando meglio del previsto anche se, non ancora a tutti, è chiaro che tra microcredito nei Paesi emergenti e microfinanza nei Paesi occidentali corrono differenze notevolissime in termini operativi e organizzativi.

E&F: Quali sono gli aspetti valoriali che la grande finanza italiana dovrebbe assimilare dal microcredito?
Ponzellini: L?aspetto più qualificante del microcredito è che si tratta di un?attività finanziaria incentrata sulle qualità delle persone a cui si dà credito e non sui patrimoni di cui dispongono. Se anche certa finanza ne tenesse conto alcuni ?furbetti? non calcherebbero la scena.

E&F: Cosa l?ha spinta a interessarsi di microcredito?
Ponzellini: Le rispondo con una battuta: un autostop potè più dell?Eliseo. Detta in questo modo fa quasi sorridere. Ma probabilmente se Jacques Attali, qualche anno fa, quando ero vicepresidente della Bei, non mi avesse chiesto di incontrarmi e non si fosse recato con un mezzo così sui generis da Parigi a Lussemburgo, la ?scintilla? forse non sarebbe scoccata. Ho avuto poi subito l?impressione di avere di fronte una specie di santo. Che una personalità del suo calibro, più volte candidato al Nobel, avesse deciso di viaggiare in autostop, mi ha spinto a offrirgli subito la mia disponibilità.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.