Non profit

Il microcredito cresce e diventa (buona) finanza

Parla Federico Manzoni, presidente della Fondazione Giordano Dell'Amore

di Maurizio Regosa

Fino ad oggi si è pensato
più alle piccole necessità,
come i piccoli prestiti per rispondere a piccoli bisogni di consumo. Adesso bisogna puntare sull’aspetto finanziario, per farlo diventare un volàno
di nuova imprenditorialità.
E per dare spazi di
auto-organizzazione alla società civile. Ma abbiamo bisogno di norme ad hoc
«Superare l’impronta “assistenziale” del microcredito per valorizzare la promozione umana che è in grado di perseguire. In Occidente, per lo più, abbiamo sviluppato l’aspetto sociale, si tratta ora di accelerare sul versante della microfinanza come creazione di autonomie imprenditoriali». È un vero e proprio salto di qualità quello auspicato da Federico Manzoni, presidente della Fondazione Giordano Dell’Amore.
Vita: Pensa soprattutto all’Italia?
Federico Manzoni: Anche da noi fino ad oggi si è pensato prevalentemente alle piccole necessità, come i prestiti per rispondere nell’emergenza a piccoli bisogni di consumo. Ora si tratta di trovare la possibilità di inclusione finanziaria per persone che, avendo capacità e volontà imprenditoriale, possono uscire da una situazione di dipendenza.
Vita: Oggi esiste un “ritardo” italiano? E se sì, come lo spiega?
Manzoni: In particolare al Nord, abbiamo sviluppato da più di cento anni mutue, banche rurali, sistemi finanziari centrati sul piccolo e sulla comunità che in qualche misura hanno anticipato la microfinanza. È una grande storia, positiva, grazie a cui non si è posta questa esigenza.
Vita: Ultimi essendo stati fra i primi?
Manzoni: Proprio perché l’evoluzione dei sistemi di welfare e della finanza hanno prodotto una struttura e un contesto sociale positivo. Oggi rileviamo la necessità di interventi di microfinanza e uno spazio di mercato su cui anche le banche stanno riflettendo, avendo però alle spalle strutture che sono state costruite per altro. Si è modificata la struttura sociale e quindi quella produttiva e finanziaria: questo cambiamento pone alcuni problemi che forse potrebbero trovare una soluzione positiva attraverso strutture di microfinanza. E ha creato spazi di progettazione sociale. Spazi che non necessariamente devono essere coperti dal pubblico: la società civile può organizzarsi.
Vita: Da noi non si fanno prestiti di gruppo.
Manzoni: Non possiamo avere nostalgia della società contadina che ha permesso la creazione ad esempio delle mutue. La realtà è questa ed è segnata dall’individualismo. Non dipende da noi. Possiamo solo limitarci a cercare risposte efficaci e sostenibili nel contesto attuale. Non mancano tentativi di risposta di grande interesse: PerMicro, la Caritas di Vicenza… Probabilmente la socialità non è più il punto da cui partire, ma forse quello di arrivo. E in questo senso probabilmente il pubblico dovrebbe offrire una cornice incentivante.
Vita: Nel senso economico?
Manzoni: Il microcredito ha bisogno non solo di finanza e di prodotti finanziari, ma anche di assistenza e tutoraggio. Se qualcuno vuole avviarsi all’autonomia, necessita di piccoli crediti ma anche di accompagnamento perché il passaggio all’imprenditorialità ha bisogno di conoscenze specifiche. In questo senso, credo che l’esperienza di Adie in Francia sia esemplare: la crescita di questa associazione e della cultura della microfinanza ha comportato l’adozione di normative che facilitano la microfinanza. Oggi da noi il microcredito è sottoposto a regole che sono più che corrette, ma che riguardano tutto il sistema finanziario. Probabilmente bisognerebbe fare uno sforzo per immaginare una forma di ordinamento ad hoc, che magari configuri la microfinanza non come soluzione intelligente e caritatevole, ma come strumento inserito in un nuovo progetto di welfare.
Vita: In quest’ottica, quale spazio per il microcredito?
Manzoni: Senza dubbio questo tipo di iniziative potrebbe giocare un grande ruolo. Ed è appunto per questo che come fondazione stiamo lavorando per fare una promozione culturale del microcredito. Se si crea un contesto favorevole si arriva anche a trovare la strumentazione organizzativa e finanziaria. Mi sembra che la parte finanziaria sia la più facile da trovare. Il problema è che quando si ha disponibilità finanziaria bisogna anche essere efficaci. Abbiamo favorito in questo senso la costituzione di Ritmi, la rete italiana di microfinanza per la cui creazione Daniele Ciravegna ha grande merito.
Vita: Proposte per promuovere il diffondersi della microfinanza?
Manzoni: Uno degli obiettivi della conferenza è discutere per giungere a fare delle proposte. Sentiamo il bisogno di una attenzione specifica a una operatività particolare che deve trovare le sue regole, non quelle create per una dimensione e per la gestione di rischi di ben altra entità. Alcune iniziative sono state prese, ad esempio la semplificazione per lo start up delle imprese cosiddette minori. Si deve lavorare in questa direzione e facendo ulteriori riflessioni sulle regole della gestione finanziaria dei processi di microcredito.

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