Salute

Il Meyer insegna:per ridurlobasta l’informazione

Aborto terapeutico Un caso d'eccellenza

di Redazione

In Toscana, il 45,4% delle donne con una diagnosi di malformazione fetale decide di abortire. In tutta la Toscana, tranne che in un posto: l’Unità multidisciplinare per la diagnosi e la terapia dei difetti congeniti e delle patologie fetali dell’ospedale Meyer di Firenze. Qui la percentuale di aborti crolla al 13,7%. Come mai? Pressioni psicologiche? Attivisti del Movimento per la vita appostati nei corridoi? O semplice fortuna? «Niente di tutto questo», risponde il dottor Ettore Cariati, direttore del Centro. «La nostra ricetta ha un nome solo: informazione e assistenza multidisciplinare».
Vita: Cioè?
Ettore Cariati: Da noi arrivano gestanti con una prima diagnosi di malformazione, che deve essere confermata. In caso di conferma, accanto ai genitori intervengono vari specialisti: dal cardiologo e cardiochirurgo all’ortopedico, dal neurochirurgo al neonatologo, se occorre anche lo psichiatra o lo psicologo per la madre.
Vita: Con quali compiti?
Cariati: Informare sulla realtà della patologia, sulle conseguenze, la prognosi, le ipotesi di guarigione, la qualità di vita, insomma tutto ciò che ci risulta secondo scienza ed esperienza.
Vita: Al Meyer, lo dicono i numeri, gli aborti terapeutici sono un terzo che altrove. Non è che per caso voi fate pressioni?
Cariati: Assolutamente no. Rispettiamo sempre le scelte dei genitori, anche quando assistiamo a interruzioni sconsiderate, magari di feti che hanno i piedi torti. Per noi è un fallimento, certo. Sono aborti figli della cultura della perfezione, per cui anche un difetto lieve, o addirittura risolvibile, non è accettato.
Vita: Insisto: come non intromettersi in decisioni che spettano solo alla famiglia?
Cariati: Noi non diamo consigli. La nostra ricetta è una sola: informazione e assistenza. Punto. Ma mi creda, la comunicazione fa la differenza. I genitori come possono sapere se il difetto del bambino è compatibile con una vita normale, se nessuno glielo dice? L’unico che può difendere il feto è il medico.
Vita: Qual è l’atteggiamento dei genitori che si rivolgono al vostro centro?
Cariati: Sono assetati di informazioni. Le faccio un esempio: poco tempo fa a una signora era stata diagnosticata una grave malformazione del feto che, se non operata, conduce alla morte. La diagnosi era di un bravissimo ecografo di Genova, uno dei migliori in Italia, che però aveva dato alla madre un foglio con il referto, e arrivederci. Da lì la decisione di abortire. Venuta da noi per un’ulteriore ecografia, la signora ha parlato col chirurgo, il neonatologo e il cardiologo, che le hanno prospettato la possibilità di un’operazione dopo la nascita. Informata anche dei rischi, ha accettato, portando avanti la gravidanza; il bambino è stato operato, oggi ha due mesi e sta benissimo.

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