Cronache latinoamericane

Il Messico del futuro? Deve puntare sull’educazione per sconfiggere la criminalità

Claudia Sheinbaum, la prima donna presidente del Messico, si insedierà il primo ottobre prossimo alla guida del Paese latinoamericano. Quali i problemi sociali che dovrà risolvere? Per comprenderlo, VITA ha intervistato Rossana Stanchi, la responsabile Paese di Fondazione Avsi

di Paolo Manzo

«È significativo il fatto che ci sia una donna presidente perché, come dice il Papa, le donne risolvono sempre». A parlare con VITA per fare il punto sul Messico dopo il trionfo di Claudia Sheinbaum, che dal 1 ottobre si insedierà alla presidenza del Paese, è l’astigiana Rossana Stanchi, responsabile paese dell’ong Avsi. 

Claudia, 61 anni, è la delfina del presidente uscente Andrés Manuel López Obrador (Amlo come lo chiamano tutti) ma, soprattutto, «in un Paese che da cent’anni è imbrigliato in una struttura ideologica, il fatto che ci sia una donna al Governo può essere una gran bella opportunità per uscire un po’ da antiche contese per andare verso una soluzione concreta di problematiche importanti», dice Stanchi.

Di certo, tra narcotraffico rampante e violenza record – Amlo concluderà i suoi sei anni al potere con quasi 200mila omicidi – la sfida di Sheinbaum, una scienziata ambientale già sindaco di Città del Messico, è titanica, nonostante la coalizione che l’appoggia abbia conquistato la maggioranza qualificata alla Camera mentre al Senato le mancano appena 3 seggi con il 95,2% scrutinato. 

Per sconfiggere i narcos il problema di fondo è educativo

«Noi ci occupiamo di formazione per il lavoro e siamo in dialogo con la struttura educativa, con le imprese e con i giovani», spiega Stanchi, sottolineando il primo problema, direttamente connesso al narcotraffico che usa sempre più ragazzini come manovalanza: «da dopo la pandemia i giovani si sono svincolati da tutti i luoghi dove prima si incontravano, come i centri sportivi, i centri culturali, le parrocchie. Ma soprattutto, se noi adulti comunichiamo loro che il valore del lavoro sono i soldi, allora il crimine organizzato ha già vinto. Senza un’educazione al gusto del lavoro, al fatto che tu lavorando costruisci il mondo e sei protagonista, è una battaglia persa. Perché i ragazzi dovrebbero andare a fare i turni in fabbrica se con un furto o andando a bucare i tubi dove passa il greggio in una mattina, anche se rischi, guadagni quello che puoi guadagnare in un mese?».

La scarsa fiducia nelle istituzioni


Altro problema da risolvere per la neopresidente è quello della poca o nessuna fiducia nelle istituzioni. Lo si è visto nel caso dell’uragano Otis ad Acapulco, lo scorso autunno. «Noi siamo stati lì», racconta la cooperante di Fondazione Avsi, «e ancora oggi stiamo lavorando nella ricostruzione di una scuola media inferiore completamente spazzata via. Facciamo anche formazione comunitaria su come affrontare i prossimi uragani per non farsi prendere alla sprovvista».

Quando arrivano gli uragani la prima precauzione semplice: devi mettere nastro adesivo sui vetri perché non siano pericolosi. Ma ad Acapulco non ce n’era neanche uno. Non solo, alle nove e mezza di sera è stato organizzato un evento pubblico dalla segreteria del Governo, e si sapeva, a livello centrale, che a mezzanotte sarebbe arrivato l’uragano ma, ciononostante, una barca con i turisti è uscita in mare.

«C’è stata un’impreparazione totale anche perché se il Governo dà un avviso ma il tessuto sociale è ferito e strappato da tutte le parti, se l’autorità parla, lo fa per fregarmi», spiega Rossana Stanchi, aggiungendo che «questo spiega in parte anche il fenomeno del lavoro informale, che qui ha tassi altissimi, superiori al 53%, perché anche i giovani preferiscono il lavoro che mi ha dato lo zio, il cugino, il vicino di casa». 

L’individualismo che in Messico arriva dagli Stati Uniti

Una solidarietà a livello di nucleo familiare più stretto perché lo Stato non è percepito come affidabile ma anche «un individualismo molto più di stampo nordamericano, a differenza di noi italiani che abbiamo una vita comunitaria più sviluppata grazie alle parrocchie». Da una parte questa non affidabilità percepita e dall’altra l’individualismo confluiscono in quello che è oggi il problema del tessuto sociale messicano. «Da questo punto di vista è stato interessante in campagna elettorale vedere i movimenti di quella che è stata chiamata la Marea rosa, con una società civile scesa in piazza liberamente e senza avere ricevuto sussidi per farlo». 

Credit foto Eduardo Verdugo/Associated Press/LaPresse

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