Sostenibilità
Il Mediterraneo? Un mare tossico
Lo afferma il Wwf in un comunicato, dopo la relazione dell'agenzia ambiente delle Nazioni Unite
Sostanze tossiche, biocumulabili e persistenti, cioè capaci di entrare e depositarsi nei cicli vitali e nelle catene alimentari.
Sono le sostanze pericolose che si sono accumulate nel Mediterraneo in questi decenni secondo la relazione presentata dall’UNEP (l’Agenzia Ambientale delle Nazioni Unite) alla Conferenza Internazionale di Catania sullo stato di applicazione della Convenzione di Barcellona per la protezione del Mar Mediterraneo.
In seguito al rapporto, il WWF ha chiesto la ratifica immediata di tutti i paesi mediterranei del Protocollo LBS della Convenzione di Barcellona contro l?inquinamento da fonti terrestri.
Per quanto riguarda le responsabilità dei vari paesi, secondo le stime degli esperti delle Nazioni Unite, la Francia risulta essere il paese del Mediterraneo che ha prodotto il maggior contributo negativo in termini di emissioni di pesticidi clorurati (POPs). Dopo la Francia seguono Spagna ed Italia. Per le diossine proprio l’Italia è al secondo posto, dopo la Francia, prima di Spagna, Grecia e Portogallo.
?Se non fermiamo da subito questo ciclo perverso arriveremo ad una situazione irreversibile” afferma in un comunicato il Wwf. “E? importante quindi che da subito vengano prese tutte le misure per bloccare l?immissione in mare da fonti terrestri di queste sostanze pericolose”.
“E? indispensabile che si ratifichi subito il cosiddetto Protocollo LBS (Land Based Source Pollution, che riguarda cioè qualunque fonte inquinamento che proviene da terra) – sostiene l’associazione ambientalista -. Il Protocollo in questione ne rafforza uno precedente che era stato approvato a Siracusa nel ?96 ma che non riesce ad entrare in vigore proprio perché non sono state raggiunte ancora le 17 ratifiche necessarie. L?Italia lo ha già ratificato ma mancano ancora Algeria, Bosnia Erzegovina, Croazia, Egitto, Libano, Libia, Siria e Israele. Il WWF chiede che a Catania si creino i presupposti politici e si rafforzi la spinta internazionale perché si compia questo passo indispensabile per la protezione del Mediterraneo?.
“Secondo i dati dell?UNEP nel Mar Mediterraneo si depositano ogni anno circa 55 tonnellate di lindano (la cui produzione è vietata nella Comunità Europea dalla prima metà degli anni ’90), poco più di una tonnellata PCB Poli Cloro Bifenili) ed oltre 3 tonnellate di B(a)P. Si tratta di sostanze in grado di provocare serissimi ed irreversibili danni anche solo quando sono presenti in concentrazioni di microgrammi, quindi la potenziale pericolosità della situazione appare evidente.
I dati rilevano anche che in Adriatico risultano sversate 5,3 tonnellate di lindano,130 chili di PCB e 410 di B(a)P, cioè di Benzo alfa Pireni, ovvero sottoprodotti simili alle diossine. Nel Tirreno risultano invece 8 tonnellate di lindano, quasi 2 quintali di PCB e 450 chilogrammi di B(a)P.
Le valutazioni delle Nazioni Unite evidenziano come circa i 2/3 delle diossine siano prodotti da attività industriali. Seppure in flessione rispetto al passato al 2000 in Francia si stimano essere state emesse tre le 804 e le 949 tonnellate di diossina l’anno (contro le circa 1300 del ’95 ed a fronte di una previsione di diminuzione ulteriore di circa il 20% al 2005). In Italia si stimano emissioni al 2000 di difficile quantificazione ma stimabili tra le 370 e le 985 tonnellate annue.
La stima circa l’emissione di metalli pesanti in mare, anche questi bioaccumulativi e persistenti nell?ambiente, vede invece il primato dell’Italia per l’immissione di piombo, cadmio, rame e zinco. Per queste sostanze, infatti, il 30% delle emissioni totali del bacino del Mediterraneo è a carico del nostro Paese. Si tratta di 2174 tonnellate di Piombo annue alla fine degli anni ’90, contro le 944 della Spagna e le 868 della Francia; sono 30 le tonnellate di cadmio del nostro Paese contro le 14 di Spagna e le 12 di Francia; 8576 le tonnellate di rame contro le 2220 della Turchia e le 1950 della Serbia; 1949 quelle di zinco, contro le 1804 della Serbia e le 1310 della Francia. Grave è anche la situazione del mercurio, il più pericoloso della categoria per la salute umana e degli ecosistemi: 13 tonnellate emesse dall’Italia, stessa quantità emessa dalla Grecia, contro le 18 di Spagna e le 17 della Francia”.
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