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Il Mediterraneo di nuovo senza navi della società civile

Dopo il provvedimento di fermo amministrativo nei confronti dell'Alan Kurdi della Ong Sea Eye, lo stesso trattamento è toccato all'altra nave Ong ancorata al porto di Palermo la spagnola Aita Mari. In un periodo dove non si arrestano le partenze dalla Libia e dalla Tunisia serve nell'immediato un meccanismo europeo di ricerca e soccorso in mare

di Alessandro Puglia

Dopo il provvedimento di fermo amministrativo notificato dalla Guardia Costiera all’equipaggio dell’Alan Kurdi adesso la stesso trattamento tocca all’altra nave Ong ancorata al porto di Palermo, la spagnola Aita Mari. Le motivazioni che si leggono nel comunicato stampa diffuso dal Comando generale delle Capitanerie di porto sono le stesse: «Anche in questo caso, l'ispezione ha evidenziato nell'unità navale battente bandiera spagnola diverse irregolarità di natura tecnica e operativa tali da compromettere non solo la sicurezza degli equipaggi ma anche delle persone che sono state e che potrebbero essere recuperate a bordo, nel corso del servizio di assistenza svolto. Accertate anche alcune violazioni delle normative a tutela dell'ambiente marino».

La Aita Mari insieme alla nave della Ong tedesca Alan Kurdi avevano soccorso precedentemente i 182 naufraghi in pericolo di vita tra il 5 aprile e il 15 aprile dopo i ripetuti segnali di Sos lanciati da Alarm Phone alle autorità italiane e maltesi. Naufraghi poi trasbordati nella nave Rubattino a largo di Palermo.

Dopo il fermo amministrativo imposto alle due navi Ong il Mediterraneo centrale è ora nuovamente privo navi della società civile, in un periodo dell’anno dove le partenze non si arrestano: sono 800 arrivi di migranti in Italia nel mese di aprile, mentre 400 sono arrivati con sbarchi autonomi a Lampedusa tra Sabato e ieri mercoledì 6 maggio.

La Sea-Eye che in occasione del trasferimento dei naufraghi nella grande nave traghetto predisposta per la quarantena aveva ringraziato il Governo Italiano tuona adesso contro le autorità.

«Trattenere la nostra imbarcazione è una pura molestia contro gli sforzi della società civile in mare. Questo fermo ha il solo obiettivo di fermarci dalle nostre operazioni di soccorso in mare» ha detto la portavoce di Sea-Eye Julian Pahlke.

«Le ragioni per cui le autorità italiane hanno disposto il fermo, ovvero per garantire la sicurezza dell’equipaggio e delle persone salvate, appare grottesca», ha aggiunto Gordon Isler, capo missione, che parla anche di abuso da parte delle autorità italiane di bloccare la missione già programmata a Maggio.

La Sea-Eye fa inoltre sapere di aver contattato la Germania, paese di bandiera, per cercare di trovare una soluzione per porre fine allo stop.

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