Economia

Il matrimonio di interesse fra Ferrarelle e Fai. Così la sede di Riardo diventerà un’area protetta aperta al pubblico

Nueve alleanze

di Redazione

Do ut des. In questo consiste il rapporto tra Fai – Fondo ambiente italiano e Ferrarelle spa. L’associazione ha cercato l’azienda durante la campagna di raccolta fondi. «Ci hanno chiamato chiedendo sostegno per le proprie attività», racconta Michele Pontecorvo, responsabile Relazioni esterne Ferrarelle, «noi però abbiamo subito messo in chiaro che, per cultura d’impresa, siamo abituati a creare partnership strutturate e durature. Così li abbiamo invitati ad immaginare un progetto che ci vedesse coinvolti e che potesse essere di reciproca soddisfazione». La protagonista è diventata subito l’Oasi protetta di Riardo, 140 ettari di verde in provincia di Caserta. Proprio dove ci sono le falde acquifere e la sede di Ferrarelle. «Abbiamo pensato con Fai che fosse bello renderla fruibile a tutti. Per farlo però c’era bisogno di “addomesticarla”, visto che si tratta di natura selvaggia» spiega Pontecorvo. Nasce così l’idea della rivalorizzazione dell’area. Un’operazione che ha visto protagonista l’architetto del Fai, Marco Piras, che ha studiato l’area in cui è situato il parco, l’alto casertano, scoprendone la vocazione, sin dai tempi dell’antica Roma, al commercio agricolo. «Ho ricostruito le colture tipiche dell’agricoltura casertana», spiega Piras, «si tratta di una zona di grandi traffici tra Roma e Napoli. Qui sorgevano grandi frutteti e campi ed anche fitti boschi di querce. Ricostruire la storia di un territorio è l’unico modo per pensare di intervenire, come in questo caso con una ripiantumazione, senza creare danni e rispettandolo». L’Oasi di Riardo verrà inserita nel circuito del Fai, con ingresso pubblico e gratuito. «Abbiamo fatto uno scambio», sottolinea Pontecorvo, «noi li sosteniamo economicamente mentre loro ci mettono a disposizione il loro know how».
Il costo valutato dal Fai per portare a termine l’intero progetto è di 15 milioni di euro «che affronteremo in diverse tranche», continua il responsabile Relazioni esterne, «ad oggi l’investimento è stato di un milione, che servirà per comprare tutte le colture da impiantare e per il restauro conservativo di una masseria del 700». In tutto sono stati preventivati cinque anni per la conclusione dell’iniziativa. «In primavera sarà concluso il primo passo. I percorsi pedonali saranno pronti, le piante inserite e la struttura recuperata. Quindi apriremo al pubblico», assicura Piras, «in seguito ci concentreremo sulle altre due masserie presenti e sulla costruzione di uno stabile per l’accoglienza».
Ma non è tutto. All’interno dell’Oasi ci saranno anche delle coltivazioni di prodotti agricoli. «La piantumazione che stiamo proponendo, viste le origini del luogo, vedrà una grande quantità di alberi da frutto e campi di cereali che ci permetteranno di produrre alimenti bio», spiega Pontecorvo, «li proporremo sul mercato con un marchio creato ad hoc: Masseria delle Sorgenti Ferrarelle».


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