Mondo

Il Marocco trema per la sua stoffa

La fine delle barriere doganali per i prodotti tessili inquieta commercianti marocchini sui rischi di invasione di tessuti cinesi e indiani nel mercato locale

di Joshua Massarenti

I commercianti cinesi e indiani fanno paura. E non solo agli italiani. Anche nel Sud del mondo, il crollo delle barriere doganali sull’importazione di prodotti tessili inquieta. Indipendentemente dal fatto che tali paure siano giustificate o meno, questo fenomeno sta creando grandi inquietudini tra i marocchini, preoccupati di vedere seriamente compromesso un settore essenziale per l’industria e l’impiego del Regno.

Le autorià del Marocco ce la mettono tutta per rassicurare commercianti angosciati dallo smantellamento dell’accordo Multifibre del 1974, il quale prevede l’eliminazione delle quote doganali imposte ai prodotti cinesi e indiani e la loro penetrazione nel mercato marocchino. Lo sbarco massiccio di questi prodotti sfida un’industria locqale che conta 1.687 imprese dando lavoro a oltre 200mila marocchini, per un giro di affari che si aggira sui 3,15 miliardi di euro. Tra i rischi maggiori che incorre l’industria tessile marocchina è la chiusura di unità di confezione straniere che riorientano le loro delocalizzazioni verso Paesi come la Cina al fine di trarre beneficio da costi di produzione nettamente inferiori.

“Il tessile sul bordo di una crisi cardiaca”. Questo il titolo che campeggiava in prima pagina del settimanale marocchino “La vie Eco”, molto vicino alla confidustria marocchina. Secondo quanto riferisce questo giornale, una serie di grandi marche come Kindy, Mike o Puma hanno già deciso di lasciare il Marocco per trasferire i loro centri produttivi in Cina. La fine delle quota avrà quindi effetti disastrosi aggiunge il settimanale che stima tra i 20mila e i 50mila le persone a rischio di perdere il loro impiego.

Karim Tazi, segretario generale dell’Associazione marocchina dell’industria tessile e dell’abbigliamento parla di “un vero e proprio terremoto”. Da parte sua, il ministro dell’industria e del commercio Salaheddine Mezouar prova a smussare i toni assicurando all’Afp che “nonostante una situazione difficile ma prevedibile, il tessile-abbigliamento rimane un’attività che ha un futuro”. Nel giustificare un ottimismo relativo, Mezouar stima che le previsioni pessimiste sono fondate sull’idea che il Marocco “non reagirebbe e come se i cinesi e gli indiani dovessero per forza dio cosa essere molto aggressivi sui prezzi”. “Ciò che che rischiamo di perdere sul mercato europeo, lo possiamo recuperare su quello amerciano” ha aggiunto il ministro dell’industria e del commercio riferendosi all’accordo di libero scambio siglato con gli Usa nel 2004 e che favorirebbe l’esportazione negli Stati Uniti di prodotti tessili marocchini.

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