Volontariato

Il mare, Mosè e le sofferenze del popolo Libanese

Attacchi e bombardamenti aumentati su tutto il Libano, dal sud degli Hezbollah al nord delle centinaia di migliaia di persone in fuga - la testimonianza di Lucio Melandri, Intersos

di Lucio Melandri

Beirut, 6 agosto 2006 – Finalmente stanotte, almeno a Beirut, si è dormito nel silenzio dell?attesa. A Sidone, Tiro e diverse altre località è stato il frastuono delle bombe a rompere la quiete della notte. Da alcuni giorni gli attacchi ed i bombardamenti sono aumentati su tutto il Libano, dal sud degli Hezbollah al nord delle centinaia di migliaia di persone in fuga. L?unico ?corridoio umanitario? che rimaneva percorribile via terra – l?autostrada da Beirut al confine settentrionale con la Siria – è stato gravemente danneggiato dai bombardamenti dell?aviazione Israeliana ed i ponti sono stati completamente distrutti. La benzina ormai scarseggia e la situazione è grave: se nel giro di pochi giorni non saranno autorizzati i rifornimenti internazionali dal mare, gli ospedali, i trasporti umanitari, le strutture sociali, i centri collettivi che ospitano gli sfollati saranno al collasso. La popolazione civile del Libano è colpita sempre più gravemente da questo conflitto che ormai da più di tre settimane affligge il paese mediorientale. Oltre mille morti, migliaia di feriti, un milione di sfollati in fuga. Eppure la popolazione libanese non si abbandona alla fatalità. Tutta la società civile è mobilitata, le strutture governative rispondono come possono ai bisogni sempre più gravi di chi ha dovuto abbandonare tutto. Le organizzazioni umanitarie tentano di portare soccorso nelle aree più remote sotto la minaccia di continui bombardamenti.
A pochi giorni dal loro arrivo in Libano gli operatori di Intersos si accingono ad avviare un programma di emergenza rivolto alle fasce più deboli della popolazione sfollata: distribuzioni di generi di prima necessità, coperte e materassi, set da cucina, teli di plastica, contenitori per l?acqua, alimenti ad alto contenuto calorico. Ad una popolazione di oltre centomila persone. In particolare l?intervento, realizzato in collaborazione con l?Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), mira a raggiungere la popolazione sfollata nelle montagne a nordest della capitale dove ancora rari sono stati i soccorsi mentre i bisogni sono in continuo aumento. Una nave del Programma Alimentare Mondiale è in partenza dal porto di Brindisi per Beirut.
Intersos è riuscita a caricarvi beni di prima necessità: cisterne e taniche per l?acqua, coperte, generatori, batterie da cucina, prodotti igienici. Grazie alla collaborazione con la rete delle Ong e associazioni libanesi essi verranno immediatamente distribuiti nelle scuole di Beirut affollate di sfollati. Le vie di terra sono ormai chiuse. L?aeroporto internazionale è bloccato. Rimane la via del mare che però è sotto il controllo militare israeliano. Tra gli israeliani c?è chi oggi si dimentica che il passaggio dal mare significò, ai tempi di Mosè, la salvezza del popolo ebraico. Solo una forte pressione della società civile e della comunità internazionale potrà portare all?apertura di un vero corridoio umanitario: l?indispensabile ?cessate il fuoco? che viene continuamente rimandato. Oggi in Italia, in agosto, il mare acquisisce un altro significato, legato allo svago ed alle vacanze ed il grido di soccorso del popolo libanese rischia di rimanere inascoltato. Eppure solo se ogni libero cittadino si sentirà di urlare contro questa guerra odiosa, il mare della salvezza per i cittadini libanesi si potrà ?aprire?, come ai tempi di Mosè, e portare sollievo e soccorso. E, forse, la pace.

Lucio Melandri Intersos


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