Sostenibilità

Il mare italiano al pari di sei impianti nucleari

Gli esperti al workshop organizzato da Enea sostengono la produzione di energia elettrica attraverso onde e correnti

di Redazione

 

L’energia elettrica può arrivare anche dal mare, sfruttando la potenza delle correnti e delle onde marine. E, prendendo come parametro gli 8.000 chilometri di coste italiane, il potenziale di produzione di energia elettrica sarebbe pari all’incirca a 6 impianti nucleari Epr. E ancora. Solo dal potenziale delle correnti marine dello Stretto di Messina si potrebbe produrre energia elettrica equivalente al fabbisogno di una città di due milioni di abitanti. Ma non solo. Con 1.000 chilometri di impianti che sfruttano un valore medio dell’altezza dell’onda del mare, costruiti su opere italiane già esistenti come porti, dighe foranee o dighe frangiflutti o anche costruiti al largo delle coste, si potrebbe ottenere la stessa potenza di produzione energetica di una centrale nucleare Epr da 1.600 Megawatt, la tipologia di impianto prevista nel piano nucleare italiano respinto dal Referendum.

A portare alla ribalta questo grande potenziale energetico che si nasconde nella forza del mare sono stati i massimi esperti italiani del settore riuniti oggi a Roma, al worshop promosso dall’Enea sulle “Prospettive di sviluppo dell’energia dal mare per la produzione elettrica in Italia”. Al brain storm, organizzato nell’ambito dell’Accordo di Programma sulla Ricerca di Sistema Elettrico in vigore con il Ministero dello Sviluppo Economico, hanno preso parte scienziati come Vincenzo Artale, responsabile dell’Unità Tecnica Modellistica Ambientale dell’Enea, l’oceanografo dell’Enea Gianmaria Sannino, o Marco Marcelli, fondatore del Laboratory of Experimental Oceanology and Marine Ecology e docente all’Università della Tuscia. Italia ma non solo. L’energia dal mare conta numeri importanti anche a livello mondiale.

Secondo le stime dell’Iea, l’International Energy Agency, il potenziale teorico di energia dal mare è compreso tra i 20.000 e i 90.000 TWh/anno. E già Regno Unito, Portogallo, Norvegia, Stati Uniti, Giappone e Canada investono significativamente in questo settore tecnologico dagli anni ’70. Ma se l’esperienza italiana «è sicuramente più recente» non per questo è «meno importante» come ha sottolineato Artale. «Ora bisogna spingere sulla ricerca» ha detto l’esperto dell’Enea esortando soprattutto a «fare sistema» ed a «collegare i centri italiani di ricerca con quelli internazionali».

«Nella produzione di energia elettrica il mare ha potenzialità enormi. Basti pensare alla corrente Levantina che scorre nel Mediterraneo e fuoriesce dallo Stretto di Gibilterra. Questa corrente sposta miliardi di tonnellate d’acqua trasportando con sè energia che dovremmo sfruttare» ha detto l’oceanologo Marco Marcelli dell’Università della Tuscia e del comitato scientifico di www.marescienza.it. Marcelli, da ecologo, ha messo però un paletto. «Sulle coste», ha avvertito, «ci sono enormi attività ed ecosistemi da salvaguardare, sono dei beni che il progresso deve tutelare. Per questo va rivisto il vecchio Piano nazionale difesa mare e coste del 1982».

«Questa verifica andrebbe fatta subito, visto l’esito del referendum e la conseguente necessità di un mix energetico che, oltre al sole e al vento, può contenere anche la forza del mare nel rispetto dell’ambiente», ha proseguito Marcelli spiegando che la verifica del Piano «costerebbe appena 1 mln di euro e, se si aggiungono le boe per le misure sperimentali, i costi non superano i 4-5 mln di euro per progredire più velocemente su questa nuova prospettiva energetica». L’Enea, intanto, da alcuni mesi sta mappando le acque italiane e del Mediterraneo, grazie a un finanziamento di 500 mila euro del ministero dello Sviluppo Economico.

Al workshop Enea, inoltre, é stato presentato il progetto Enermar, il primo prototipo di una turbina marina ad asse verticale denominata Kobold, installata nello Stretto di Messina. Inoltre, grazie ad un brevetto italiano, in ulteriore via di sviluppo, di una diga a cassoni denominata Rewec3 (Reasonant Wave Energy Converter), è stato realizzato un dispositivo avanzato per lo sfruttamento dell’energia ondosa. E progetti più recenti vedono un nuovo sviluppo di questo brevetto.

Introducendo la prima giornata dei lavori del workshop, che si concluderà domani, il Commissario dell’Enea, Giovanni Lelli, ha sottolineato l’impegno dell’Agenzia nella ricerca sulle energie rinnovabili e sul clima, di cui fa parte anche lo studio e la valutazione del potenziale energetico delle correnti marine, un impegno, ha detto Lelli, “per rispondere alle sfide tecnologiche poste dalla sempre più impellente necessità di disporre di energie pulite e rinnovabili”. Nel corso del workshop all’Enea verrà anche discusso e presentato il Joint Programme ‘Marine Renewable Energy’ dell’Eera, l’European Energy Research Alliance.

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