Non profit
Il marchio di garanzia serve a innescare circoli virtuosi
Per Lele Di Blasio (Ciai) le associazioni saranno stimolate ad aumentare trasparenza ed efficienza
Il marchio dell?Istituto italiano donazione porterà davvero a un incremento delle donazioni per le organizzazioni non profit aderenti? O il ?guadagno? sarà solo in termini di trasparenza? Lo abbiamo chiesto a Lele Di Blasio del Ciai – Centro italiano aiuti all?infanzia, ong che promuove il sostegno a distanza e fornisce assistenza per le adozioni internazionali, una delle prime (insieme ad Alata, Airc, Fondazione Asphi e Mani Tese) a ottenere il marchio.
E&F: Vi aspettate un impatto positivo sulla vostra attività di fund raising?
Di Blasio: Sarebbe azzardato vedere in questo marchio uno strumento che magicamente moltiplica le donazioni. Per il Ciai rappresenta una conferma, il completamento di un ciclo iniziato con la certificazione del bilancio di esercizio nel 2000 e del bilancio sociale nel 2004. Eravamo già pronti e abbiamo superato l?ispezione di controllo senza problemi. L?eventuale aumento delle donazioni dipenderà da quante associazioni aderiranno e dalla reazione dei grandi donatori, ovvero aziende e fondazioni.
E&F:Quali possono essere i vantaggi per il settore non profit nel suo complesso?
Di Blasio: La speranza è che si inneschi un circolo virtuoso, in cui le organizzazioni candidate all?ottenimento del marchio si sforzano non solo di aumentare la trasparenza nell?utilizzo dei fondi, ma anche di curare maggiormente altri ambiti: la governance interna, la responsabilità sociale verso i dipendenti, l?efficienza nella gestione economica… ne scaturirebbe un innalzamento della qualità media, e quindi un aumento della sicurezza per il donatore. In questo percorso il marchio funge da stimolo per le associazioni a rivedere metodologie e pratiche di routine
E&F: Le linee di condotta ?virtuose? sono stabilite dall?istituto?
Di Blasio: Sì, l?Iid ha fissato delle Linee guida a cui le associazioni devono adeguarsi, e il marchio viene assegnato dopo una verifica da parte di professionisti della certificazione. Ottenerlo non è semplice: bisogna dotarsi di strumenti di controllo delle procedure interne, uno sforzo non da poco per le piccole associazioni.
E&F: Ne vale la pena?
Di Blasio: Sì, perché per la piccola ong che non dispone di fondi da destinare a campagne di comunicazione il marchio è un segnale di riconoscimento e una garanzia agli occhi il donatore.
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