Non profit
il maniglione non basta: il turista speciale vuole di più
Il mercato italiano è in evoluzione. Per andare incontro a 7 milioni di clienti
Per anni si è pensato che attrezzare i servizi igienici fosse sufficiente, denunciano i disabili.
Ma chi ha esigenze particolari vuole di più, possibilmente senza spendere un capitale. Ecco le agenzie e i tour operatori che l’hanno già capito
«Sto cercando un hotel nelle Marche per fine giugno. Ho chiamato 15 alberghi definiti “accessibili”. Oh, nessuno andava bene! Uno mi ha pure detto che per i disabili ha solo singole. E mia moglie?». A raccontarlo è Umberto Mucé, ingegnere, in carrozzina da quando era bambino. Per lui, come per molti altri disabili, fissare le vacanze non è mai stato facile. Perché in Italia il “turismo accessibile” non è affatto sviluppato. Strano, visto che secondo l’European network for accessible tourism sono circa 134 milioni solo in Europa i potenziali clienti di questo mercato che vale 83 miliardi di euro. E in Italia sono 7 milioni i cittadini non autosufficienti.
Tutti disabili? Niente affatto, anche anziani e bambini nel passeggino, o meglio le loro famiglie. Cercando su internet qualche piccola agenzia specializzata è possibile trovarla. Come Mondopossibile e AccessiblEurope, due idee di Massimo Micotti, agente di viaggio che da dieci anni lavora nel settore. «È un prodotto di nicchia, io ho qualche decina di richieste all’anno, e molte dagli Stati Uniti», ci confessa dal Vietnam, dove si trova per lavoro. «I problemi di questo mercato sono tanti. Innanzitutto ogni disabilità ha le sue esigenze, differenti. Poi c’è il problema dei trasporti, specie se si tratta di un gruppo. Perché non tutti i taxi vanno bene, bisogna noleggiare un pulmino specialeogni volta che ci si muove, che magari ha un posto solo per le carrozzine. E dove la trovi una ditta che ha bus solo per disabili? Perciò devi dividere la comitiva e i costi volano».
Per non parlare delle camere: «Ogni struttura ha solo due o tre stanze accessibili. Il gruppo viene nuovamente diviso e si paga di più». Spesso solo gli alberghi a 4-5 stelle possono accogliere queste persone. Sommando tutto, il prezzo è molto elevato. «Ma la maggior parte dei disabili non ha grandi stipendi o vive di sussistenza. Perciò torna sempre negli stessi posti dove è già stato e sa quanto spende».
I grandi marchi delle crociere confermano di avere navi completamente (o quasi) accessibili, il cui unico problema possono essere gli scali con sosta in rada, come nelle isole greche. Anche i villaggi vacanze hanno spesso camere a piano terra attrezzate per disabili, ma soltanto un grande tour operator ha dedicato una sezione specifica a questi clienti. «Nel 2000 il presidente Bruno Colombo ha deciso di proporre pacchetti per clienti con allergie e non vedenti», spiega Caterina Trucco del Gruppo Ventaglio. «Poi negli anni abbiamo perfezionato il servizio, ampliando l’offerta a tutti e aprendo anche un reparto per il “turismo accessibile” con cui seguiamo le persone dalla prenotazione al ritorno». L’anno scorso questo settore ha reso all’azienda 4 milioni e 950mila euro, con 4.700 clienti. «Sono cifre in crescita perché aumentano le strutture. Tutti i dati sono riportati in un catalogo speciale, che ha solo le caratteristiche tecniche di accessibilità. I prezzi sono gli stessi del catalogo generale».
Ma il problema vero è cosa vuol dire “accessibile”. Secondo Roberto Vitali, ingegnere esperto del tema e fondatore di Villageforall, la legge non dà una risposta: «Basta guardare le spiagge. Alcune di “accessibile” hanno solo il bagno, oppure hanno quelle carrozzine speciali per la sabbia. Della passerella per andare sul bagnasciuga neanche l’ombra». Per non parlare degli alberghi: «Sembra che tutto giri intorno ai servizi igienici. Spesso sono bianchi e pieni di maniglioni, sullo stile di quelli dell’ospedale, come se la disabilità fosse una malattia. E così mettono a disagio sia i clienti comuni che quelli diversamente abili». Gli errori, secondo Vitali, arrivano dalle interpretazioni delle normative da parte dei tecnici: «Purtroppo non sempre vengono chiamati degli specialisti del settore, e molti geometri o ingegneri non conoscono i veri bisogni di queste persone. La cosa migliore, comunque, resta costruire da subito le strutture perfettamente accessibili. Il costo aumenta solo dell’1%, mentre modificarle successivamente è molto più dispendioso».
E se molte Regioni ed enti locali stanno organizzando progetti speciali per il turismo accessibile, in altri Paesi sono molto più avanti. «Tenerife è attrezzatissima», racconta Mucé, «ci sono addirittura i bagni per disabili per strada dove si entra solo con la tessera». E in Italia? «Servirebbe una certificazione vera, tipo le varie Iso, che confermi il vero grado di accessibilità. Ma la commissione di valutazione dovrebbe essere composta solo da diversamente abili».
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