Economia

Il manifesto di Confcooperative contro la crisi presentato alla Cei

Il presidente della confederazione, Maurizio Gardini, interloquendo con il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha illustrato gli intendimenti per superare il grave periodo che attraversa il Paese dal punto di vista economico e sociale

di Redazione

Tre milioni e 30mila Neet, 5 milioni di lavoratori poveri, 10 milioni di persone che vivono in condizioni di povertà, 2,7 milioni di disoccupati. I dati del focus Censis-Confcooperative “Un Paese da ricucire”, presentati ieri sera nel corso di un incontro con i massimi rappresentanti della Conferenza episcopale italiana, confermano l’aumento delle diseguaglianze e sottolineano ancora una volta la necessità di rimettere la persona al centro del modello di crescita del Paese.

Interloquendo con il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, ha detto più volte che «progresso, sviluppo e innovazione vanno messi al servizio delle persone. Nei prossimi 5 anni possiamo coinvolgere 8.000 cooperative, una per ciascun comune italiano, tra start up e imprese già attive, in progetti ed esperienze legati al welfare, alla cultura, al turismo, all’agroalimentare, all’energia, al credito, all’abitare e ai servizi per le imprese».



Gardini ha poi annunciato il “manifesto” di Confcooperative: «Ci impegniamo a intensificare la nostra azione di rappresentanza istituzionale sui temi della povertà e della diseguaglianza; a sollecitare la legge sulla rappresentanza per favorire il lavoro dignitoso: troppe sigle poco rappresentative e gli oltre 1.000 Ccnl favoriscono troppe aree grigie del mercato del lavoro; valorizzare i percorsi di imprenditoria giovanile e femminile attraverso le esperienze delle cooperative di comunità, i workers buy out e le start up innovative; capitalizzare le opportunità del Servizio civile universale e del Progetto Policoro; promuovere la nascita delle comunità energetiche per rispondere al fabbisogno e alla povertà energetica».

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