Politica

Il manifesto di Calenda riguarda tutti non solo una parte politica

Il cuore del suo ragionamento, però, riguarda tutti: si interroga sul futuro dell’Italia e dell’Europa. Siamo pronti, come organizzazioni di terzo settore, e di cooperazione e solidarietà internazionale in particolare, a far sentire la nostra voce?

di Luca De Fraia

Carlo Calenda presenta il suo appello per le prossime elezioni europee (qui il link). Si rivolge a una parte dello schieramento politico con una precisa intenzione: costruire un’alleanza elettorale. Il cuore del suo ragionamento, però, riguarda tutti: si interroga sul futuro dell’Italia e dell’Europa. Siamo pronti, come organizzazioni di terzo settore, e di cooperazione e solidarietà internazionale in particolare, a far sentire la nostra voce? Il punto interrogativo sulla capacità di farci ascoltare non è retorico: da troppo tempo attraversiamo una stagione di feroce campagna contro il nostro lavoro, specie quando si tratta di riaffermare il valore della dignità umana e quindi dell’obbligo che dovremmo sentire di soccorrere le vite in pericolo in mezzo al nostro mare, il Mediterraneo. Ma non possiamo rimanere in silenzio e dovremo far sentire la nostra voce anche sull’Europa che vogliamo.

Ci avviciniamo alla prossima scadenza elettorale per il Parlamento Europeo sapendo che c’è molto in gioco, incluso il ruolo che il continente vuole avere sul fronte della solidarietà internazionale. Non si tratta di ragionare secondo modalità di stagioni antiche, ma di rispondere a un quesito molto chiaro: l’Europa sarà in grado di dare un contributo positivo nella costruzione di un futuro sviluppo sostenibile per tutti? Si tratta di riaffermare la consapevolezza che esiste un destino comune dal quale non ci può sottrarre: l’Europa che vogliamo deve trovare forme di collaborazione con in suoi partner globali su un piano di nuovo mutuo rispetto e riconoscimento. Anche in questo modo si può segnare una svolta rispetto anche alle più recenti politiche europee, prendendo atto che è finita l’epoca dove si poteva pretendere di guidare la comunità internazionale con l’esempio delle proprie politiche, che pensavamo virtuose e indiscutibili.

Sul terreno di una visione non introversa del nostro Paese, la proposta di Calenda offre, non inaspettatamente, diversi elementi sui quali ragionare. Un segnale incoraggiante è quello di individuare i “cambiamenti climatici e la necessaria costruzione di un modello di sviluppo sostenibile” fra i tre problemi fondamentali da affrontare. È una proposta da incardinare nella visione dell’Agenda 2030, concordata dalle Nazioni Unite, seconda la quale la sostenibilità è contemporaneamente sociale, ambientale ed economica. Altro rifermento da esplorare è la priorità di lavorare Insieme più forti nel mondo: un’opzione inevitabile se l’orizzonte è quello di contribuire alla realizzazione di un’agenda globale per lo sviluppo sostenibile. Nella prospettiva che vogliamo rappresentare, vorremmo però discutere della necessità di andare oltre l’ancoraggio di questa scelta a politiche di difesa e di tutela dei confini.

Potendo, vorrei riconoscere a Carlo Calenda il merito di aver rotto gli indugi; ora spetta a tutti coloro che sono convinti del comune destino europeo prendere l’iniziativa, ciascuno per la sua parte. Auguriamoci che sia l’avvio di un percorso per condividere idee e proposte verso l’appuntamento del prossimo maggio.

*Deputy Secretary General | ActionAid Italia

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