Famiglia

Il manifesto dei media alternativi

Dagli Stati Uniti un'analisi dettagliata dei nuovi sistemi per informare tutti anche sulle notizie più scottanti di Michelle Chihara (AlterNet)

di Redazione

Jonah Peretti ha già avuto i suoi 15 minuti di celebrità. L’anno scorso ha ordinato online un paio di Nikes personalizzabili. Ha chiesto alla Nike di cucire la parola “azienda che sfrutta la manodopera” al loro interno. La Nike ha rifiutato. Peretti ed la Nike si sono scambiate una serie di e-mail, che si sono concluse con il seguente messaggio del Peretti: “ho deciso di ordinare le scarpe con una personalizzazione differente, ma vorrei fare una piccola richiesta. Potreste inviarmi, per piacere, un?istantanea a colori della ragazza vietnamita di dieci anni che fa le mie scarpe?”. La serie di e-mail fra Peretti e la Nike ha fatto subito scalpore. Peretti aveva trasmesso il testo dello scambio solo a pochi amici intimi. Ma grazie al potere di Internet, è diventato una piccola celebrità. Adesso Peretti e sua sorella, l?attrice comica Chelsea Peretti, hanno avuto un altro successo verbale fulminante. Si chiama Rejection Line ed è un numero di telefono a Manhattan ma anche un sito web (RejectionLine.com). “Gli operatori vi stanno aspettando!” strombazza il sito, “Qualcuno non vi lascia in pace? Date ai nostri operatori il ?vostro? numero: 212-479-7990, la linea ufficiale per dire no a New York! La squadra di Rejection Line si prenderà cura del resto, dandovi dei ?due di picche? in premio-completamente gratis!” Rejection Line è un numero di telefono reale, completa di un messaggio di rifiuto e opzioni successive per ascoltare “un esperto di consolazione”, “una poesia triste,” o “aggrapparsi ad una speranza irreale”. Ha ottenuto l’attenzione di tutti i deejay del mattino e della rivista Esquire. AlterNet ha parlato con Peretti del suo successo, del potere della tecnologia e delle reti sociali. JONAH PERETTI: Prometto che sarà?autentico e gratuito. ALTERNET: Ma questo è già uno spot radiofonico? JP: Esatto. Chelsea ed io stiamo davvero provando a scrivere una parte divertente su Rejection Line ma è duro non buttarlo giù come un annuncio pubblicitario, soprattutto quando si sta scrivendo del proprio progetto. Avete una filosofia generale? JP: Sì. Chelsea è un?attrice ed una comica di livello, perciò vede il progetto più in questi termini. Ma io sono davvero interessato alle reti e ai media sociali. E sono interessato a Rejection Line quasi puramente in questa prospettiva. Mi fa piacere che sia divertente e cerco di contribuire al buon umore. Ma una filosofia esiste. Sapete, nessuna altro della stampa ha finora fatto il collegamento fra Rejection Line e le mie e-mail alla Nike. Allora come si collega Rejection Line alle e-mail alla Nike? JP: Sono stato stupito che qualcosa che avevo spedito ad una dozzina di amici abbia finito per arrivare a milioni di persone. Non era stato progettato. Ho cominciato a ricevere e-mail che mi dicevano, “perché mi state trasmettendo questo?”, e mi arrivavano da completi sconosciuti. L?avevo trasmesso ai miei amici più cari e, nel periodo di massima diffusione, ricevevo e-mail dalla Nuova Zelanda, dall’Australia?da ogni luogo ed ora, a seconda del fuso orario della zona da cui era spedita l?e-mail. Come è potuto succedere che qualcosa che ho inviato ad alcuni amici, che non ho promosso attivamente, né ho messo in un list server, abbia fatto tutto ciò? Perciò sono stato affascinato intellettualmente dal fenomeno. Dove eri all?epoca? JP: Ero nel laboratorio media del Mit (Massachussets Institute of Tecnology) di Boston, dove si discutevano tipi di questioni analoghe, con un mucchio di ricerche su progetti più o meno uguali. È un lavoro molto vasto ed interdisciplinare ma, per esempio, c?è molto lavoro da fare per analizzare le idee e le informazioni che si replicano automaticamente da sole. Questa è un?area di ricerca vasta. Altra area ricca è quella della teoria sociale delle reti. Stanley Milgram è una sorta di fondatore nel settore, sin dai tempi di Yale, negli anni ?70. Stava facendo esperimenti che condussero al concetto dei sei gradi della separazione. Ha denominato la sua ricerca “il problema del mondo piccolo”. Milgram fece un esperimento in cui prese un mazzo intero di lettere e le diede a gente sconosciuta del Midwest. Disse a tutti che quelle lettere sarebbero dovute arrivare ad un agente di cambio che viveva a Boston. Se lo conoscete, semplicemente, inviategli la lettera. Se non lo conoscete, inviatela a qualcuno che pensate abbia più probabilità di conoscerlo. Così, sostanzialmente, un gruppo di gente del Midwest, nessuno dei quali conosceva l’agente di cambio, trasmise le lettere ad un amico a Boston, o a qualcuno che era agente di cambio, o a qualcuno che viveva vicino a Boston. Furono sufficienti poco meno di sei passaggi per la maggior parte delle lettere, per giungere al destinatario. Questo è il concetto dei sei gradi di separazione, chiunque di voi è a solo sei punti da chiunque altro nel mondo. Ma tutto questo non ha avuto molta importanza fino a quando Internet non ha messo a disposizione delle reti sociali i network tecnologici. All?epoca, Milgram ha dovuto usare la posta per il suo esperimento. Oggi, con le e-mail, in un paio di giorni si possono saltare a piè pari quei famosi sei gradi. E la ricerca delle reti sociali si trasforma in un modo per pensare ai nuovi media. E questo ti ha portato a Rejection Line? JP: Ho cominciato ad interessarmi a ciò e, per me, Rejection Line era un modo per fare un altro esperimento sociale in merito a come si diffondono le cose, le notizie. Chelsea ed io abbiamo pensato che fosse davvero divertente automatizzare in modo esplicito il processo di rifiutare qualcuno. A New York si delega e subcontratta di tutto, c?è uno che vi fa il bucato, si possono ?ordinare? le uscite con esponenti dell?altrui sesso, qualsiasi inconveniente della vita lo si può far fare a qualcun altro… E allora perché non delegare a terzi l’operazione sgradevole del rifiuto? Cosa avete imparato da quest?esperimento sociale? JP: Rejection Line ha molto successo come linea telefonica. A volte abbiamo 10 chiamate simultaneamente e la linea è quasi sempre occupata. Il problema è che possiamo offrire i nostri servizi alle centinaia di persone che visitano simultaneamente il sito web, ma non possiamo far lo stesso con la linea telefonica. È una lezione di quanto sia flessibile Internet per i media partecipativi: ognuno può usare la propria tecnologia per diffondere la news. Una linea telefonica, invece, comporta tutt’altro livello di spesa, soprattutto quando si cerca di garantire l’accesso a tanta gente. Che altro ha imparato? JP: È stato interessante vedere come la stampa sta parlando del progetto. Ho semplicemente seguito le stesse regole che delle e-mail alla Nike: ho parlato di Rejection Line esclusivamente ai miei amici. Non l?ho mai lanciata alla gente, ne ho parlato solo agli amici personali. Da lì si è arrivati?a 200mila persone che hanno chiamato la linea telefonica e a circa 60.000 che visitano il sito Web. Che cosa avrebbe potuto essere diverso? JP: Dopo il caso Nike, mi sono un po? infastidito per alcune reazioni. Sono interessato alla promozione del potenziale democratico di Internet, ma non desidero essere un guru politico, né il portavoce di un’ideologia rigida. Mi innervosisco quando sono circondato da gente che è troppo sicura di essere nel giusto. L’obiettivo dei miei progetti è dimostrare come Internet possa essere usato dagli individui, senza alcun supporto da parte delle aziende. Il mio insegnamento e i miei scritti sono in tutto orientati alla spiegazione delle dinamiche dei media, per aiutare le persone a diventare esse stesse produttori di media creativi che raggiungono un pubblico vasto. Michelle Chihara è un redattore di AlterNet.


Traduzione di Lisa Lovagnini

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Articolo originale: The Poster Boy of Guerilla Media


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