Sostenibilità

Il manager del cibo giusto? Un viaggiatore fantasioso

Secondo la product manager di Transfair, il curriculum non basta.Per creare rapporti commerciali tra nord e sud del mondo serve soprattutto grande versatilità.

di Carlotta Jesi

Sul suo biglietto da visita c?è scritto product manager. Ma per spiegare il mestiere di Alessandra Cappellari, ventottenne in forza a Transfair, il titolo più giusto è un altro: ?banana-manager? a cavallo tra Nord e Sud del mondo. Nel primo, e in particolare in Europa, Alessandra zigzaga tre giorni a settimana per trattare con i licenzatari e i venditori certificati da Transfair. Nel secondo, invece, va in cerca di nuovi produttori. Dal Messico al Costa Rica, al Burkina Faso, mete dei viaggi che ha compiuto solo tra ottobre e febbraio.
Quando è in ufficio a Verona, lavora otto ore al giorno. Quando è in trasferta, invece, non ha orario. Il tutto per una banana. O meglio: per banane, birra alla banana, ananas, succhi e frutta secca. I prodotti lavorati senza causare sfruttamento e povertà nel Sud del mondo, e acquistati secondo i criteri del commercio equo e solidale, per cui deve costruire un mercato in Europa.

Studium: Qual è la parte più difficile del suo lavoro?
Alessandra Cappellari: Per inserire uno dei nostri prodotti sul mercato bisogna creare relazioni tra soggetti diversi che operano con logiche diverse:
la parte più difficile è questa. Con i licenzatari del marchio cerchiamo di studiare nuovi canali distributivi, con i supermercati e gli altri punti vendita che hanno i prodotti Transfair in scaffale studiamo invece come promuoverlo. E poi ci sono le aziende e le cooperative interessate alla nostra merce cui spiegare tutto il sistema di certificazione. Un?altra difficoltà è lavorare sul lungo termine: per inserire un nuovo prodotto sul mercato ci vuole
anche un anno e mezzo. Ma se ci riesci, è davvero gratificante.

Studium: Che tipo di lavoro svolge con i produttori del Sud del mondo?
Cappellari: Molto vario. Se c?è un?azienda italiana che cerca produttori,
il mio compito è contattare quelli che già fanno parte della nostra rete e creare una relazione tra domanda e offerta. Quando viaggio nel Sud del mondo, invece, vado a incontrare i produttori e raccolgo informazioni sul loro lavoro da diffondere in Italia. Ma capita anche di dover andare in cerca di nuovi
produttori su specifiche richieste del mercato.

Studium: Come si diventa un product manager equo e solidale?
Cappellari: Io ci sono arrivata con una laurea in Scienze politiche a indirizzo internazionale, una tesi sulla certificazione equa e solidale e un
master in cooperazione internazionale.

Studium: Basta un buon curriculum vitae a fare il suo mestiere?
Cappellari: Direi di no. Questo è un lavoro in cui bisogna essere versatili, in cui serve saper spaziare da un prodotto all?altro, e da un paese all?altro. Devi essere capace di cogliere cosa ti chiedono soggetti molto
diversi tra loro e di rispondere con fantasia.

Studium: Dove trova ispirazione e idee per lanciare i prodotti?
Cappellari: Dall?esperienza, e poi dal contatto diretto con i produttori.
Elaboro questi stimoli cercando di mettermi sempre dalla parte del consumatore. Consumatore che è cambiato rispetto a qualche anno fa, non è più solo un militante che s?accontentava di un prodotto etico. I primi caffè equo-solidali li ho assaggiati anch?io, imbevibili: oggi serve la qualità, perché un caffè con
buon impatto sociale deve anche essere buono da gustare. Fa parte di una professionalità che dobbiamo continuamente rimarcare per sfatare certi luoghi comuni sul terzo settore. Lavorare senza scopo di lucro non significa affatto farlo in modo poco qualificato o poco efficiente.

Studium: C?è un mercato, in particolare, in cui vorrebbe riuscire a lanciare prodotti certificati da Transfair?
Cappellari: Quello degli enti locali. È un sogno che sto realizzando attraverso il progetto Città Equosolidali, che invita le amministrazioni a
impegnarsi sull?acquisto di prodotti equi e solidali. Roma l?ha fatto. Ora aspetto le altre.

Studium: Europa, Italia, paesi in via di sviluppo. E la vita privata di una manager sempre in giro?
Cappellari: I ritmi di lavoro, soprattutto in trasferta, sono serrati. Ma
Transfair è una struttura umana, in cui il benessere e la crescita delle persone
contano quanto i risultati.

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