Mondo

Il Madagascar rischia la guerra civile

I salesiani denunciano:in Madagascar la democrazia di un popolo viene sacrificata per gli interessi dell'OUA, della Francia e dell'Unione Europea.

di Barbara Fabiani

Tutti gli occhi puntati sull’Afganistan e poi sul medioriente, mentre rischia di scoppiare l’ennesima guerra civile in un paese africano, con gravi responsabilità europee.
A riportare l’attenzione sulla situazione del Madagascar, aggravatasi dopo le ultime lezioni dello scorso dicembre, sono i sacerdoti salesiani che in quella grande isola gestiscono cinquanta scuole e tre radio, di cui una è il media radiofonico più importante del paese.
Le accuse di broglio che hanno avvelenato la vittoria del leader dell’opposizione Ravalomanana sull’ex presidente Ratsiraka stanno spingendo il Madagascar sull’orlo della guerra civile.
Ratsiraka, che ha governo il paese negli ultimi anni con strumenti dittatoriali, non ha intenzione di rinunciare alla sua posizione di potere malgrado la Corte Costituzionale malgascia abbia riconosciuto la legittimità dell’elezione del suo avversario.
I salesiani presenti da anni sul posto descrivono una situazione di grandi tensioni sociali che contrappongono gli uomini dell’ex presidente alla maggioranza degli elettori, questi ultimi più volte scesi in piazza per dimostrare in maniera pacifica la loro volontà di cambiamento.
Un’alternanza del potere propria della democrazia che in Madagascar rischia di trasformarsi in conflitto armato anche , forse soprattutto, per il colpevole silenzio dell’ex potenza coloniale, la Francia, dell’Unione Europea e della stessa Organizzazione dell’Unità Africana.
Infatti, al momento dell’insediamento del nuovo presidente le rispettive ambasciate e rappresentanze diplomatiche hanno inviato referenti di minore importanza per segnalare, del sottile – ma non troppo – linguaggio diplomatico, che i rispettivi governi non davano pieno appoggio a Ravalomanana.

Questa la segnalazione dei salesiani che non nascondono il loro convincimento che dietro questa mossa della diplomazia ci sia la volontà dei governi di mantenere al potere un presidente “amico” in grado di garantire gli interessi occidentali su una nazione potenzialmente ricchissima anche se oggi in miseria.
“Il comportamento degli europei e dell’Oua di fatto giustificano e incoraggiano la crisi politica e il tentativo di Ratsiraka di portare il paese verso una grave emergenza umanitaria”, mettono in chiaro i salesiani.

La situazione intanto si aggrava di giorno in giorno. L’ex presidente ha preso controllo del più importante porto malgascio, Tamataave, trasferendovi lì una seconda capitale, in contrapposizione con Antananarive.
Il condizionamento del flusso delle merci e del carburante sta mettendo in ginocchio la già precaria economia del paese. E quando al tensione sarà abbastanza alta il rischio è che si passi alle armi.

Ma in Europa si guarda altrove……..

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