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Il lupo, l’orsa e l’abituazione

L'orsa F43 uccisa accidentalmente in Trentino, il lupo decapitato in Val Chiavenna: due storie che fanno ripensare ai danni della convivenza forzata a cui stiamo sempre più costringendo gli animali selvatici. Mentre la crudeltà degli uomini non viene mai meno

di Barbara Marini

In questo periodo nella zona in cui vivo ci sono accese discussioni nei bar e nei social riguardo all’uso della raccolta differenziata secondo il metodo “porta a porta”. Se è vero che è più facile il lamento che la soluzione è anche vero che il luogo decide del metodo: vivo in mezzo ai boschi del Mugello e convivo con predatori, ungulati, lupi e animali allevati e domestici. Persino i gatti di casa incidono in modo decisivo sulla biodiversità, perché uccidono tutto ciò che incontrano. Al bar comunque, parlano dei rifiuti che di notte vengono aperti e dispersi dai selvatici provocando le “ire funeste delle vecchiette”. Basterebbe mettere cassoni di ferro, ma pare che se li debbano pagare i cittadini… le vicende finiscono nel tiggì locale e la diatriba si accende.

Quello di cui nessuno si preoccupa è l’abituazione. Il fatto cioè che gli animali selvatici si abituino alla presenza dell’uomo nei loro territori e si “organizzino” per defraudarli degli animali da cortile o semplicemente approfittino degli avanzi. Non parlo dei lupi che uccidono qui le pecore, perché è davvero un fatto millesimale rispetto allo schiamazzo che suscitano e le conseguenti battute di caccia legali o no che ne derivano.

Quello che noto da anni è che c’è poca, pochissima disponibilità da parte delle amministrazioni e dei lamentosi a conoscere e a studiare metodi che rispettino la necessaria invadenza dell’uomo (che vuole pascoli nei boschi) e la sopravvivenza dei selvatici. Ci sono ormai note compagnie di studiosi che affiancano i Comuni sperduti e li aiutano, iniziando da percorsi educativi scolastici fino all’insegnamento di metodi di protezione naturali e soluzioni ecologiche. Insomma abituano l’uomo a rispettare chi li ha preceduti. Ma la voglia di dominare la natura prevale e l’ignoranza spesso confonde e trasforma una sana cultura contadina con uno sfrenato antropocentrismo consumistico. Così non solo nei bar, è più interessante discutere che trovare soluzioni. E se dalle mie parti la fanno da padrone i cinghiali (bestie alimentate e favorite nella riproduzione incondizionata grazie all’uomo solo per il gusto di ucciderli poi) su al nord ci scappa anche il problema dell’Orso che ogni estate, quando arrivano i turisti-consumers in Trentino, danno fastidio per qualche pollo sacrificato o finti incidenti: ricorderete la soap del 2014 che ha visto l’uccisione durante la cattura dell’orsa Daniza, per colpa di ciò che poi si rivelò un racconto iper romanzato con protagonisti escursionisti che non sanno che nei boschi alpini ci vivono anche gli orsi e che se hanno cuccioli li vorrebbero anche difendere.

E così studi e osservazioni vengono fatti ogni anno, gli orsi vengono monitorati con i collari e a volte se non è per decisione della Regione è per qualche incidente che qualcuno di loro ci rimette la pelliccia. Non si capisce come sia possibile che ancora una volta, durante la cattura, sia stata uccisa un’altra orsa, F43, nata nel 2008, due giorni fa in val di Concei a Ledro, durante l’addormentamento: dai primi accertamenti, secondo quanto riferito dalla Provincia Autonoma di Trento (PAT), «è emerso che l'animale è deceduto a seguito della posizione assunta nella trappola tubo nel momento in cui l'anestetico ha fatto effetto».

Secondo la Provincia l’orsa manifestava comportamenti problematici. Problematici per chi? Galline? Turisti?

Come segnala Wwf Italia: “Su una popolazione trentina di orsi che conta, tra giovani e adulti, circa 80 esemplari (stima del 2021), la perdita di una femmina in età riproduttiva rappresenta infatti un danno biologico non indifferente”. Altre associazioni stanno già prendendo provvedimenti per indagini accurate al fine di chiarire le responsabilità.

Ma non è finita qui. In Valchiavenna, comune di Samolaco (SO) in Lombardia invece, senza scomodare le inefficienze amministrative, un “bravo signore” ha decapitato e appeso come trofeo, la testa di un lupo nel cartello di ingresso del suo paese.

Anche qui il Wwf ci informa sul monitoraggio nazionale: “conclusosi nella primavera del 2021, ha stimato la presenza di circa 3.300 lupi in tutto il territorio nazionale. Nonostante un trend demografico positivo e l’espansione spaziale degli ultimi decenni, con la specie che è tornata a rioccupare in maniera naturale numerosi contesti dai quali era stata eradicata dalla persecuzione umana, ancora oggi lacci, trappole, esche avvelenate, colpi da arma da fuoco rallentano il processo di naturale ricolonizzazione in atto in buona parte del Paese”.

Questo episodio volgare e violento non è certo isolato. Qui da me una mia amica che passeggiava nei boschi col suo cane, se l’è trovato appeso a una tagliola e se non avesse avuto dietro un coltellino innocente, l’avrebbe perso. Perché il bracconaggio, l’ignoranza e la dominanza sono tradizioni ancora molto presenti sul nostro territorio. E radicate in una cultura intransigente e machista.

Sebbene la preoccupazione ambientale aumenti, soprattutto nelle nuove generazioni è davvero incredibile la distanza che ci sia ancora, in un paese così verde, con la conoscenza delle specie, delle abitudini dei selvatici e una educazione efficace. Se le Istituzioni non sanno educare la cittadinanza, addormentare un orso e nemmeno organizzare la raccolta dei rifiuti, come si può auspicare la pacifica convivenza?

Il paese dove è stato fatto scempio del lupo si chiama Era. Era un lupo vivo.

È davvero necessaria una legge contro i crimini ambientali, ma prima di questo è davvero necessario capire come riappropriarsi davvero della libertà e della bellezza di quello che ci arriva in regalo, semplicemente guardando fuori dal nostro orticello. Era o sarà.

La foto del lupo è di Hans Veth mentre l'orso si deve a Becca, entrambi da Unsplash

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