Cultura
Il loro diritto al domani
Dopo di noi che ne sarà dei nostri figli disabili? Alle migliaia di famiglie angosciate le risposte finalmente arrivano.E anche il Parlamento sembra finalmente intenzionato a fare sul serio
Una vita passata a proteggere e sostenere i propri figli disabili. Con una domanda ricorrente che martella la coscienza: cosa succederà quando non ci sarò più o non avrò più la forza? Domanda drammatica e legittima, quella dei genitori dei quasi 300 mila invalidi gravi italiani; persone che, non potendo lavorare ed essere autosufficienti, secondo la nostra legge al momento della morte dei genitori verranno interdette e rinchiuse all?interno di istituti.
Proprio per tentare di dare loro una possibilità alternativa, la Federazione per il superamento dell?handicap (Fish), nell?ambito del congresso dal nome ?Dopo di noi – la tutela giuridica ed economica dei disabili gravi quando verranno meno i genitori?, ha presentato alcune soluzioni concrete già inserite in due proposte di legge in discussione nella commissione Giustizia della Camera.Vediamole.
II primo disegno di legge, presentato dalla ministra per la Solidarieta sociale Livia Turco, crea la figura dell?amministratore di sostegno, che manderà finalmente in pensione l?odiosa (ma legale) pratica dell?interdizione alla persona disabile, considerata non in grado di badare ai propri affari e di amministrare correttamente il proprio patrimonio. Una pratica, questa, da combattere con tutte le forze. Anche secondo Pietro Barbieri, presidente nazionale della Fish: «Non è più concepibile che lo Stato pretenda di intervenire di diritto in situazioni così drammatiche, senza essere in grado di offrire altro che l?istituto. E, soprattutto, senza dare alle famiglie la possibilità di fare una scelta alternativa».
Con l?istituzione dell?amministratore di sostegno, che dovrà gestire i beni lasciati dalla famiglia al disabile, oltre ad ottenere l?abolizione dell?interdizione, il disabile potrà disporre di una persona competente con cui consigliarsi prendere le decisioni. «La differenza tra l?interdizione e il nuovo istituto», spiega Salvatore Nocera, vicepresidente della Fish, «è data dal fatto che, non essendoci più la necessità di procedere automaticamente all?interdizione che toglie al disabile la capacità di agire, sarà il giudice che, di volta in volta, deciderà quali atti il ragazzo può fare autonomamente, quali sfruttando l?assistenza del tutore e quali invece sono di stretta competenza di quest?ultimo».
La seconda proposta, basata sull?accordo di affido familiare, riguarda invece più da vicino la qualità della vita del ragazzo disabile rimasto solo. Presentato dagli onorevoli Luigi Giacco e Augusto Battaglia, questo disegno di legge prevede che, alla morte dei genitori, il ragazzo venga affidato ad altre famiglie o persone o venga assistito da enti comunali o di volontariaro. Che dovranno cercare di mantenerlo nel proprio ambiente cercando di non fargli perdere le proprie abitudini e il proprio modo di vivere.
Tutto questo sarà possibile anche grazie alle assicurazioni (per eventuali danni provocati dai disabili) e ai fondi che i genitori avranno lasciato in gestione agli affidatari per il mantenimento dei propri figli. Un piccolo esempio per capire meglio. Se il ragazzo rimane solo e ha una casa di proprietà, potrà restare nella sua abitazione se il Comune farà in modo che nella stessa casa vada ad abitare un altro ragazzo in simili condizioni. Questi saranno controllati da obiettori di coscienza o assistenti socio-sanitari durante la notte. E di giorno potranno frequentare un centro diurno svolgendo attività ludiche o riabilitative, sempre con personale del Comune. Se invece il disabile viene dato in affido a una famiglia vivrà con l?affidatario frequentando quotidianamente un centro diurno.
La terza proposta, presentata dall?onorevole Mauro Paissan, riguarda invece il cosiddetto trustee, una figura nuova in Italia ma già diffusa in Inghilterra. Il trustee sarà colui al quale i genitori potranno affidare i beni del figlio con l?impegno scritto di farli fruttare. Poi, alla morte della persona assistita, questi amministratori dovranno restituire i beni a coloro che saranno indicati nel contratto firmato dal genitore. Qual è il vantaggio? Quello che il passaggio di proprietà tra genitori e amministratori sarà completamente immune dalla spada di Damocle del Fisco.
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