Welfare

Il living will di Veronesi? ecco come funzioner

Il 1° marzo Umberto Veronesi ha rilanciato il volume Testamento biologico durante un convegno organizzato dalla Fondazione Veronesi.

di Sara De Carli

Mercoledì 1° marzo Umberto Veronesi ha rilanciato il testamento biologico. Lo ha fatto durante un convegno, organizzato dalla Fondazione Veronesi per presentare il volume Testamento biologico. Riflessioni di dieci giuristi, pubblicato a gennaio e scaricabile direttamente dal sito. Veronesi ha dichiarato di essere pronto a istituire presso la sua fondazione un registro nazionale dove depositare il proprio testamento biologico. Il testamento biologico (o living will o dichiarazioni anticipate di trattamento) è una dichiarazione in cui un cittadino, nel pieno delle sue facoltà, dà indicazioni su come vuole essere curato nel caso in cui si trovi nell?impossibilità di esprimere tale volontà: la scelta per la donazione degli organi, l?accettazione di un trapianto, i trattamenti sanitari che rifiuta, la persona autorizzata a decidere per lui. Niente a che fare con l?eutanasia, ma un modo per tutelarsi dalla paura dell?accanimento terapeutico. «Alla base c?è il diritto all?autodeterminazione del paziente e l?idea di un rapporto paritetico fra medico e malato», spiega Maurizio De Tilla, presidente della Cassa forense e membro del comitato promotore della Fondazione Veronesi. «Ma c?è anche un effetto pratico: quando una persona non è in grado di decidere, chi lo fa? Il medico? Il coniuge? I genitori? Non è facile, in genere i famigliari hanno posizioni diverse, perché interpretano diversamente quello che il paziente avrebbe voluto per sé. Nel testamento biologico è possibile anche designare chi può decidere di fronte a situazioni non previste dal testamento: un ?interprete ufficiale? delle nostre volontà. Le questioni religiose non c?entrano, tant?è che anche il cardinale Tonini ha detto che finché uno non chiede l?eutanasia è libero di fare testamento biologico. Nei paesi dove il living will esiste, l?adesione della popolazione si aggira tra il 15 e il 10%». In Italia si può già fare testamento biologico, ma senza una legge esso non è vincolante per i medici. Istituire un registro nazionale è un passo in avanti: ogni volta che un medico si trova davanti a un paziente che non è in grado di decidere, può verificare nel registro nazionale se questo paziente ha fatto testamento biologico, e aprire la busta. De Tilla punta molto sulla semplicità dell?operazione: «Una scrittura privata, nessun atto notarile, perché bisogna far emergere la volontà del paziente: lo strumento deve essere leggero, facilmente utilizzabile». Un solo dubbio: con quale cognizione di causa un cittadino con competenze sanitarie medie decide quali trattamenti accettare e quali no? Non sarebbe meglio stendere il testamento insieme a uno specialista? Per De Tilla no: «Stiamo preparando un manuale con le informazioni essenziali sui trattamenti sanitari». Basterà? www.fondazioneveronesi.itwww.governo.it/bioetica


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