Sostenibilità
Il letargo è finito
Dopo anni di lotte, le associazioni iniziano a contare. E l'opinione di Savino Pezzotta (di Francesco Agresti, Carmen Morrone e Stefano Arduini).
Consumatori, datevi una mossa. A suonare la carica sono le associazioni che li difendono, che sembrano tanto agguerrite da promettere di riuscire, in breve tempo, a far esplodere l?autocoscienza di tutti coloro che fanno acquisti. E non ne possono più di rincari e inflazione selvaggia, che alla fine del 2003 si tradurrà, mediamente, in 2.800 euro in più di spesa a famiglia.
Quella che ha preso il via con lo sciopero della spesa, indetto con successo dall?Intesa dei consumatori, è una stagione che si preannuncia assai calda. La neonata Consumatori indipendenti propone il boicottaggio di alcune categorie commerciali attive nel rialzo dei prezzi; il Codacons annuncia ricorsi alla giustizia amministrativa contro la presunta inattendibilità degli indici Istat; Adiconsum invoca la punibilità dei negozianti che impongono prezzi da capogiro. Intanto, i consumatori incassano un?insperata vittoria: dopo un pressing durato più di un anno, sono arrivate proprio dall?Istat le prime timide ammissioni: il meccanismo di rilevamento dei prezzi deve essere rivisto.
Lo ha detto l?11 settembre il presidente Luigi Biggeri davanti al Consiglio nazionale consumatori e utenti presso il ministero delle Attività produttive, nel corso di una riunione (chiesta dalla stessa Istat) in cui ha promesso che alcune fasi del processo di calcolo saranno aggiornate, aprendo alle richieste delle associazioni. Sotto accusa i rilevamenti, delegati agli uffici statistici dei Comuni, che verrebbero svolti, secondo il giudizio unanime dei consumatori, con modalità inidonee. Ma le promesse di Biggeri non soddisfano ancora le agguerrite associazioni. A partire da Federconsumatori: “Non ci fidiamo delle aperture, servono fatti concreti”, dice il presidente Rosario Trefiletti, che punta l?indice contro il paniere utilizzato dall?Istat: “Come può essere attendibile un paniere in cui l?assicurazione rc auto pesa solo per lo 0,4%, mentre sul potere di acquisto delle famiglie incide per il 6%?”. Mostra invece di apprezzare l?apertura Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo: “Quello delle rilevazioni è un punto su cui insistiamo e sul quale lo stesso Biggeri ha ammesso che c?è da lavorare per essere più credibili”.
Punire i negozianti disonesti
Una volta ottenuta però l?assicurazione che panieri e calcoli torneranno a essere un po? più aderenti alla realtà, quali altri traguardi si propongono le associazioni che ci difendono? Vanno bene scioperi, sit-in e proteste, ma basteranno? “No”, risponde risoluto Paolo Landi, presidente di Adiconsum. “Bisogna passare dalle mobilitazioni estemporanee a quelle costanti e specifiche”. Cioè? “Adiconsum propone di boicottare solo quei prodotti, e non sono pochi, che hanno raddoppiato il prezzo con l?introduzione dell?euro. Ma soprattutto chiediamo che possano essere sanzionati i negozianti disonesti, che fanno salire i prezzi in modo ingiustificato”. Secondo lei gli italiani vi seguiranno? “Sì, perché ormai la situazione sta diventando insostenibile almeno per il 60% delle persone”, afferma Landi. “Secondo i nostri calcoli, nell?ultimo anno e mezzo a causa del ridotto potere d?acquisto un terzo di italiani ha contratto i consumi, un altro terzo ha tagliato la quota di risparmio mensile, mentre l?ultimo terzo, composto da chi non ha ridotto né consumi né risparmio se la spassa, ma semplicemente perché è composto dagli speculatori che hanno alzato i prezzi”.
Un quadro certo non rassicurante, ma che sta conquistando sempre più consensi tra la gente comune, stanca di dover fare i salti mortali per arrivare alla fine del mese (sempre secondo Adiconsum, un pensionato ha visto il proprio potere d?acquisto scendere di 650 euro in pochi mesi). Risultato: la consapevolezza del potere che i consumatori possono esercitare sta crescendo e questo non fa che alimentare la fiducia delle associazioni che ora sanno di poter contare su un?arma in più. “Abbiamo la presunzione”, prosegue Trefiletti di Federconsumatori, “di rappresentare il 100% delle famiglie. La crescente consapevolezza ci fa ben sperare”. “I consumatori”, riprende Martinello, “devono sapere che hanno la possibilità di reagire, scegliendo i prodotti che costano meno. La scelta è la nostra arma”.
Coalizzarsi per vincere
Oltre alla consapevolezza si sta consolidando anche il ruolo del consumatore come interlocutore riconosciuto, non solo dalle altre parti sociali, ma anche dalle forze politiche. “Si sta affermando”, fa eco Pietro Praderi, presidente della Lega dei consumatori delle Acli, “l?idea del consumatore come soggetto sociale, legittimato a confrontarsi con le istituzioni e le altre parti sociali, anche grazie all?Unione europea che ci ha dato forti sostegni con raccomandazioni e direttive”.
Va bene la consapevolezza, ma al Codacons sono convinti che per far sentire la propria voce la via più breve sia quella giudiziaria. “In Italia “, sostiene l?avvocato Marco Ramadori, “le azioni giudiziarie sono purtroppo essenziali. Siamo stati noi a presentare un ricorso al Tar del Lazio contro l?Istat, e non ci fermeremo qui: a ottobre saranno resi noti i dati sull?andamento dei costi delle polizze rc auto, e se non ci saranno diminuzioni dei prezzi siamo pronti ad agire giudizialmente a favore di ogni consumatore contro le compagnie assicurative”. E anche se tra le associazioni si sono create cordate e coordinamenti a volte in polemica tra loro, su un punto tutti i paladini dei consumatori concordano: la guerra al carovita è appena iniziata.
hanno collaborato Carmen Morrone e Stefano Arduini
Info:
Le 14 associazioni che siedono nel Consiglio nazionale consumatori e utenti (Cncu) presso il ministero delle Attività produttive, e i loro coordinamenti. Vedi: Tutto Consumatori
I cittadini meritano risposte
L?aumento continuo e troppe volte immotivato del costo della vita e la conseguente perdita del potere d?acquisto di salari, stipendi e pensioni, è una preoccupazione vera che colpisce milioni di persone in maniera sempre più pesante. In Italia, lo ha confermato questa settimana l?Istat, abbiamo un tasso di inflazione che continua a crescere e che ha raggiunto il 2,8%, un punto in più rispetto all?inflazione media europea. Il che significa che in Italia ci sono ragioni strutturali che spiegano la spinta inflattiva e che continuano a non essere affrontati. Il problema è serissimo, e i lavoratori italiani lo affrontano con le fatiche di ogni giorno. Al loro affanno non si può più rispondere né con idioti spot governativi né con la progressività delle definizioni che fanno capire tutta la difficoltà a inquadrare il problema italiano nella sua urgenza e in tutta la sua realtà. Si è parlato, nel breve volgere di pochi mesi, prima di ?crescita in frenata?, poi di ?quasi recessione?, infine di ?recessione tecnica?. Chiamatela come volete, la realtà è che gli italiani oggi sono più poveri.
L?inflazione, a differenza di quanto succedeva negli anni 70, oggi non è più determinata da una rincorsa salari-prezzi, ma da una spirale prezzi-prezzi. Il che significa che le speculazioni sull?euro e gli egoismi non governati hanno istituito una loro scala mobile che va ad intaccare ogni giorno il potere d?acquisto dei lavoratori e delle famiglie. Se poi il governo indica nell?1,7 il tasso di inflazione programmato, così come è scritto nel Dpef di luglio, significa esprimere la volontà politica di sacrificare il potere d?acquisto dei cittadini. Il tasso di inflazione programmato però viene fatto valere solo per stipendi e pensioni, mentre prezzi e tariffe corrono senza freno e controllo. Noi non chiediamo che il governo presti più attenzione di quanto ha concesso al mondo del pallone ai problemi quotidiani dei cittadini, chiediamo che l?attenzione sia almeno pari.
In questo Paese sono sempre di più i ?lavoratori poveri?, cioè persone che lavorano, hanno una famiglia con figli e vivono in una città ma che non ce la fanno più ad arrivare alla fine del mese. Non parliamo poi dei pensionati, e non solo quelli con la minima. Una categoria di persone che non può più neppure contare sul risparmio come compensazione al reddito.
Il governo si deve rendere conto che la difficoltà di milioni e milioni di cittadini fanno la difficoltà della nostra economia. Non sono due problemi diversi, si tratta di porre mano allo stesso problema: la questione economica oggi ha il volto della questione sociale. Perciò, insieme agli altri sindacati, chiediamo con forza al governo una seria politica dei redditi che affronti insieme il tema del potere d?acquisto degli stipendi, il costo delle tariffe e l?aumento dei prezzi. Chiediamo, ancora una volta, al governo di governare. Chiediamo interventi capaci di penalizzare chi specula, chiediamo che la legge che punisce le vendite sottocosto preveda sanzioni anche per chi vende sopracosto, chiediamo una vera liberalizzazione della rete di distribuzione e di vendita, chiediamo una politica sulle tariffe.
Savino Pezzotta
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