Welfare
Il lavoro da fare
L'occupazione è la prima sfida di Mario Draghi. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza su cui il Governo sta lavorando sarà fondamentale per rilanciare il lavoro. Sul numero del magazine di marzo proviamo a indicare un orizzonte possibile, concreto e ad alto impatto
di Redazione
La crisi del Covid rischia di causare oltre un milione di nuovi disoccupati, in particolare donne, giovani, persone con disabilità, lavoratori autonomi e residenti al Sud. Intanto la quota dei Neet rimane implacabilmente fissa a 2 milioni di giovani che non studiano e non lavorano. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza su cui il Governo sta lavorando in queste settimane prevede un apposito capitolo sulle politiche attive per il lavoro con una allocazione di 7,5 miliardi di euro. Una grande occasione per rimettere mano alle politiche pubbliche e al sistema di formazione. Ma anche per valorizzare quei soggetti (startup innovative e a vocazione sociale, benefit corporation, cooperative e imprese sociali, Terzo settore) che hanno scommesso sull’innovazione e sull’occupazione di qualità e ad alto impatto sociale come elemento qualificante sia all’interno dell’azienda, sia nei confronti del territorio di riferimento. Quale strada seguire? Sul numero del magazine di marzo proviamo a indicare un orizzonte possibile, concreto e ad impatto.
Un percorso in tre step
Il primo capitolo si intitola “Come cambiare il lavoro” e partendo dalla fotografia dello stato dell'arte dell'occupazione italiana immagina come costruire una buona occupazione: dalle politiche attive alla formazione duale, passando per il servizio civile universale, la riforma degli Its e la sfida della transizione ecologica. Sono questi i banchi di per il Governo e il Pnrr.
Il secondo capitolo è “Noi ci siamo messi al lavoro”. Non basta lavorare per lo stipendio, il lavoro deve contribuire a generare senso per le persone e le comunità. Siamo andati a conoscere i tanti startupper, imprenditori sociali, benefit manager, cooperatori e worker buyout che hanno già scelto questa strada.
Il terzo titola “Nuove parole per il lavoro”. Senso, fiducia, consumo, donne, cultura, integrazione e algoritmo. Sette termini riscritti da altrettanti protagonisti dell’innovazione sociale che sono anche sette sfide per ridefinire il perimetro ideale del lavoro.
Le voci con cui abbiamo costruito questo percorso e che troverete sul numero del magazine sono tantissime: Simone Cerlini, Roberto Rossini, Antonio Di Matteo, Raffaella Milano, Luigi Bobba, Alessandro Mele, Stefano Granata, Andrea Malacrida, Fabio Menicacci, Maurizio Gardini, Vicenzo Falabella, Gaël Giraud, Francesco Inguscio, Francesca De Gottardo, Claudio Naviglia, Chris Richmond Nzi, Danila De Stefano, Chiara Mignemi, Roberta Lo Bianco, Giulia Detomati, Cristina Alga, Nicola Facciotto, Massimiliano Ventimiglia, Emma Taveri, Alberto Cartasegna, Eugenio Sapora, Giancarlo Ostuni, Anna Loscalzo, Claudia Foresta, Andrea Rilievo, Sara Corona, Dennis Maseri, Salvatore Manfredi, Raffaele Silvestro, Roberto Schincaglia, Andrea Laghi, Paolo Rossini, Pietro Piro, Vittorio Pelligra, Ivana Pais, Elena Casolari, Emmanuele Curti, Marco Omizzolo e Miguel Benasayag.
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