Formazione

Il lavoro batterà le cosche

Primo Maggio in compagnia di Giancarlo Bregantini, prete trentino oggi vescovo nella trincea calabrese

di Francesco Maggio

Marina di Gioiosa Jonica, Via Primo Maggio, 13 aprile 2000, ore sette del mattino: l?imprenditore quarantaduenne Domenico Gullaci, incensurato, padre di quattro figli, salta in aria in un attentato ordito ai suoi danni dalla ?ndrangheta. Ancora una volta, nella bellissima Locride, va in scena l?ennesimo, tragico copione di morte. Ma stavolta a morire non è solo una giovane vita. Stavolta a saltare in aria è anche la speranza di sviluppo pulita, la speranza di crescita economica, di nuova occupazione che il mite Mimmo, come tutti oggi lo ricordano, con la sua attività giorno dopo giorno alimentava. «Fino a poco tempo fa con le bombe si colpivano i magistrati» spiega a ?Vita? il Vescovo di Locri Monsignor Giancarlo Bregantini, «oggi, invece con le stesse bombe si colpiscono gli imprenditori, chi promuove lo sviluppo e crea occupazione, segno che è proprio il lavoro il bersaglio vero della criminalità organizzata perché il lavoro dà dignità alle persone, non le rende ricattabili e tutto questo alla ?ndrangheta non può andar giù». Per questo Monsignor Bregantini, sceso sei anni fa dal suo Trentino in questa terra sta profondendo tutte le sue energie affinché nascano cooperative, piccole imprese, si allaccino collaborazioni con altre Regioni affinché il lavoro e quindi la speranza per un futuro migliore per i giovani calabresi non siano solo un miraggio. Insieme ad un gruppo di ragazzi ha creato in due anni oltre 500 posti di lavoro vero e legale.

Monsignore, lei ha dato un impulso determinante a una delle zone più in difficoltà della Calabria. Proprio per iniziativa della sua Diocesi sono nate o stanno nascendo numerose cooperative che creano significative opportunità occupazionali.
È vero. Si sono sviluppate diverse iniziative imprenditoriali alla cui realizzazione ho cercato come vescovo di dare impulso. Ma da solo avrei potuto fare ben poco se non avessi potuto contare su molti amici ?laici? coraggiosi, competenti e qualificati e sulla solidarietà reale, concreta e fedele della federazione trentina delle cooperative. Questo ?intreccio? ha così permesso di utilizzare nel migliore dei modi le straordinarie risorse agricole e naturali di questa terra, a cominciare dal clima e dal sole che permettono, per fare un esempio, di produrre d?inverno i lamponi. Questo consente di valorizzare fino in fondo la risorsa sole, rendendo sul mercato davvero concorrenziali le nostre cooperative.

Che ormai sono già quasi cinquanta e danno lavoro a molti giovani. È così?
Si, e non solo nel settore agricolo, ma anche in quello della pesca, delle confezioni, dei servizi sociali. Interessante poi al riguardo è l?iniziativa del ?Crea lavoro?, un centro di informazione e di accompagnamento per le cooperative e le iniziative a sfondo occupazionale dei giovani della Locride, realizzato grazie al sostegno dell?Unione europea e che ha permesso di dare lavoro in circa un anno e mezzo a quasi 120 ragazzi.

Lavoro vero, legale, di cui la Calabria ha un grande bisogno.
Esatto, perché è proprio il lavoro la grande sfida sui cui si gioca il futuro del Mezzogiorno e in particolare della Calabria. Se c?è lavoro anche l?insidia della malavita risulta meno forte, meno assillante. Ma perché ciò accada occorre dare motivazioni forti ed è per questo che come Chiesa stiamo rilanciando una forte campagna di evangelizzazione del mondo del lavoro e in particolare dei giovani. Altrimenti, se non c?è questa motivazione evangelica, nel corso degli anni le iniziative si incrinano oppure l?egoismo dei pochi prevale sul bene comune.

La criminalità che rende la Locride una realtà particolarmente difficile. Una settimana fa, un altro terribile attentato contro un imprenditore.
La micidiale bomba fatta esplodere nei giorni scorsi ha voluto essere uno schiaffo meditato e astuto contro tutte le realtà positive che sono nate in questo periodo. Come ieri si colpivano con le bombe i magistrati, oggi con le stesse bombe si colpiscono gli imprenditori, segno che il lavoro è il messaggio indiretto, segno che il lavoro è davvero il cuore dello sviluppo e della crescita futura di questa regione. Per cui, se da un lato siamo rimasti sconvolti dall?accaduto, dall?altro ne siamo usciti rafforzati nelle nostre convinzioni, perché vuol dire che abbiamo visto giusto.

Insomma, è il lavoro il terreno della sfida con le cosche, con chi prospera nell?illegalità?
Si, è lì che bisogna insistere e ricominciare, ricominciare e insistere come ho detto il giorno dei funerali ai familiari della vittima, purtroppo già provati in passato da altri tre omicidi orditi con la stessa violenza mafiosa

C?è poi da combattere anche la burocrazia che impone innumerevoli ostacoli a chi vuole intraprendere, demotivandolo.
La burocrazia è uno degli ostacoli più grandi allo sviluppo. E anche la Comunità europea che pur ha le sue ragioni nell?essere molto accorta e prudente, alla fine crea tali necessità di carte che scoraggia o perlomeno non aiuta i giovani a tentare l?avventura della piccola imprenditorialità. Per questo ci siamo impegnati con tutte le nostre forze sulla questione del certificato antimafia. Abbiamo detto non diamo un destino amaro a chi pur legato alla malavita per motivi di parentela in qualche modo vuole uscire da questo tunnel. Dobbiamo dare anche a loro un?opportunità di riscatto, pur consapevoli e prudenti come i serpenti ma anche aperti come le colombe. È stata una battaglia dura, a tratti abbiamo temuto di perderla, ma alla fine ce l?abbiamo fatta con nostra grande soddisfazione perché si è trattato di una battaglia vinta non solo a favore della Calabria ma di tutto il Sud.

Peccato però disperdere energie su fronti sui quali il cittadino dovrebbe avere lo Stato dalla sua parte
È vero, ma spesso una battaglia assume anche una forte valenza culturale e questa ha voluto significare che si è combattuto per dare la possibilità anche a chi ha sbagliato di poter ricominciare. Per nessuno dobbiamo mantenere la porta chiusa. Nell?ambito proprio dei segni giubilari la porta si deve aprire anche per chi ha sbagliato ma poi, riconosciuti gli errori commessi, desidera cambiare.

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