Sostenibilità

Il latte crudo è buono due volte

di Redazione

di Gabriella Meroni
Per i miei bambini è diventato un gioco: Marta mette la moneta, Carlo preleva la bottiglia sul fondo della macchina, poi me la passa perché apra lo sportello e ci faccia gorgogliare dentro il latte crudo, appena munto, che viene giù freddissimo e bisogna fare attenzione a inclinare bene la bottiglia se no fa troppa schiuma. È un rito frequente quello che vede la mia famiglia acquistare latte crudo a uno dei tanti distributori automatici sparsi per l’Italia. Il «nostro» è a Nova Milanese, in un parcheggio, riparato dal sole e dalla pioggia dagli alberi del vicino viale, oltre che dal tetto spiovente che gli regala un aspetto vagamente da chalet.
All’inizio ci siamo andati per pura curiosità (e anche perché ci passavamo spesso davanti), poi abbiamo continuato almeno per due motivi: il latte crudo costa molto meno di quello pastorizzato (1 euro al litro che diventano 1 euro e 20 se si compra anche la bottiglia) ed è molto più buono.
Dopo l’allarme salute scoppiato qualche tempo fa (questo latte era accusato di causare una rarissima malattia renale) mi sono informata, e ho scoperto ? grazie al Cnr, non al blog di qualche allevatore ? che il collegamento tra il consumo di latte crudo e i casi di sindrome emolitica uremica è solo un’ipotesi, e che comunque i casi totali in Italia in un anno sono stati 35, di cui solo due riguardavano consumatori di latte crudo.
Poi però ho letto nello spazio FAQ del sito della Granarolo: «Bere latte crudo è sicuro? No», risponde Granarolo, «il latte crudo è intrinsecamento insicuro e non dovrebbe essere consumato tal quale da chiunque in ogni caso e per nessun motivo». Ho fatto due più due, e ho continuato a godermi il mio latte crudo.


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