Ci sono tanti modi per rendere smart una città o una comunità locale. Tra i più efficaci, a mio avviso, quelli che puntano sull’infrastrutturazione delle reti. Metodi e strumenti che danno vigore ai nodi affinché siano più efficaci nel generare risorse il cui valore aumenta perché condiviso. In questo ambito il contributo dell’impresa sociale, quando è riconosciuto, è tutto spostato sull’immateriale: “producono” reti di servizi che incidono positivamente sui livelli di qualità della vita (BES docet) e che, più in generale, contribuiscono a definire la cornice di senso all’interno della quale passano nuovi modelli di sviluppo del territorio, anche in termini di scelte d’investimento e di allocazione delle risorse.
Ma c’è anche una dimensione “maker” dell’impresa sociale. Una filiera di produzione materiale che combina innovazione tecnologica e sociale. Riguarda la produzione di oggetti per l’infrastrutturazione sociale del territorio. Artefatti in genere piuttosto semplici che incorporano, in modo più o meno esplicito, una componente di aggregazione sociale sia virtuale che in presa diretta. Ad esempio una cooperativa sociale della bergamasca ha sostenuto il progetto di un innovatore sociale under 30 finanziato dal Miur che prevede la costruzione e la messa in produzione di una panchina da utilizzare per incrementare la relazionalità in contesti marginali. Un’infrastruttura materiale dove si fa aggregazione perché oltre alla seduta è disponibile una rete wifi e un social network di prossimità che fa da porta d’accesso a servizi, iniziative e risorse di quel luogo. Solo un esempio, perché il potenziale è ben più ampio. Sulla copertina di Valori del mese scorso c’era un lampione trasportabile che produce “luce collettiva” (e annessa socialità) nelle zone rurali dell’Africa. All’estremo opposto il comune di New York sta pensando di sostituire le vecchie cabine telefoniche con strutture multiservizio che verranno valutate anche sulla base dell’impatto sociale nei contesti dove verranno installate.
L’elenco potrebbe proseguire. Ci sono molte altre strutture da rigenerare utilizzando tecnologie semplici e, tutto sommato, non troppo costose. Un bel settore di attività per imprese sociali, in particolare per cooperative di inserimento lavorativo che vogliono innovare la loro produzione artigianale incrementandone l’impatto sociale. Per quanto mi riguarda sono disponibile a scrivere il libretto d’istruzioni, mischiando indicazioni simil Ikea per il montaggio e regole per la gestione sociale dell’oggetto.
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