Sostenibilità
Il Kilowatt cooperativo si prende una rivincita
Negli Usa il 30% dellenergia elettrica è gestito da cooperative."Possiamo arrivarci anche noi"Parla Costantino Giacomolli. Chiara Sirna
di Redazione
Dal boom nelle terre impervie dell?arco alpino all?arresto dopo la nazionalizzazione dell?energia nel 62. Delle oltre 200 cooperative elettriche nate a cavallo tra Otto e Novecento ne sono sopravvissute soltanto 40. Ma oggi «questo drappello di reduci» si distingue per la produzione di energie pulite da fonti rinnovabili grazie a soluzioni tecnologiche d?avanguardia. L?unico neo, a detta di Costantino Giacomolli, fondatore del primo consorzio elettrico cooperativo di Storo e ora vicepresidente del settore elettrico di Federconsumo, «resta la limitatezza della diffusione, ancorata alle zone montane».
SocialJob: Come sono nate le cooperative elettriche?
Costantino Giacomolli: Sono nate sotto l?egida dell?impero austroungarico per sopperire al fabbisogno di energia nelle zone impervie dell?Alto Adige e poi lungo tutto l?arco alpino. Tra il 1890 e il 1900 ne sono sorte 55 in Trentino. Poi si sono diffuse a macchia d?olio in Lombardia.
SocialJob: Per le economie locali fu un passo avanti?
Giacomolli: Si iniziò a sostituire i trasporti tradizionali, a portare luce nelle case e nelle chiese. Ma nacquero anche attività di artigianato: mulini, falegnamerie.
SocialJob:Lo sviluppo poi continuò senza sosta?
Giacomolli: No. La prima guerra mondiale fece un?ecatombe. In Trentino, zona di battaglia, non rimase nulla: gli impianti si ricostruirono soltanto alla fine degli anni 40. Il secondo conflitto invece portò stagnazione economica e riduzione dei consumi. La vera morte arrivò con la nazionalizzazione del settore elettrico nel 62. Delle 55 cooperative trentine ne scomparvero 51, il 98%. In tutto l?arco alpino, su 200 ne rimasero 40.
SocialJob:E quelle 40 oggi sono ancora forti?
Giacomolli: Nel 1983 venne liberalizzata la produzione e 16 anni dopo il decreto Bersani legittimò le cooperative a distribuire energia alla propria utenza. Questo portò a un ripotenziamento del 70-80%.
SocialJob: Oggi quali sono le potenzialità del settore?
Giacomolli: Oggi quelle 40 cooperative sono attive in 70 comuni montani, hanno 400 dipendenti e 40mila clienti. Il fatturato si aggira sui 200 milioni di euro e l?energia prodotta sfiora i 400 milioni di KW/h annui. Dal 1990 si sono sviluppati anche i servizi a rete: acqua, fognature, gas, telefono. Storo gestisce da tre anni le acque ed è l?unica piccola realtà in Italia, accanto a grandi centri come Milano, ad aver installato il cablaggio in fibra ottica per l?allacciamento telefonico, la navigazione in Internet e l?utilizzo del televisore via cavo.
SocialJob: Quali i vantaggi per l?utente?
Giacomolli:Sconti in media del 20% ed energie pulite. Le nuove tecnologie permettono di produrre energia anche dai sottoprodotti della coltivazione dei boschi, tramite fermentazione.
SocialJob: Si copriranno anche le regioni in cui finora il fenomeno non ha preso piede?
Giacomolli: Le potenzialità sono elevatissime. L?unico limite è l?impossibilità di fornire energia agli utenti non soci. Però basta estendere l?associazione. La produzione di energia da materie prime è liberalizzata. Chi ha un surplus e vuole rivenderla a distanza può farlo, perché il sistema nazionale trasporta gratuitamente al gestore in loco della rete.
SocialJob: Perché allora l?espansione non ha ancora superato le zone montane?
Giacomolli: Per difficoltà culturali, anche da parte delle cooperative, che tendono a tenere per sé una ricchezza di cui si sentono proprietarie. Negli Usa il 30% della potenza elettrica è gestita dalle cooperative. Possiamo arrivarci anche noi.
SocialJob: Quali sono i fiori all?occhiello?
Giacomolli: Oltre al consorzio di Storo, la cooperativa di Prato allo Stelvio, in Alto Adige, che è stata la prima a generare energia da prodotti delle stalle e ha già avviato il teleriscaldamento. Praticamente dalle stesse fonti riesce a produrre anche calore e distribuirlo alle famiglie attraverso sistemi di tubazione, eliminando gli impianti elettrici. La Secab di Paluzza in Friuli invece produce 50 milioni di KW/h di energia idroelettrica sfruttando i corsi d?acqua. Ne usa la metà e il resto lo vende.
I Numeri
L?alto adige ha un?energia più solidale
A cavallo tra Otto e Novecento sono sorte in Italia, sull?arco alpino, 200 cooperative elettriche, di cui 55 in Trentino tra il 1890 e il 1900. La nazionalizzazione del settore elettrico nel 62 porta alla scomparsa di quasi tutte le coop elettriche: su 200 ne restano 40 . Oggi 22 sono in Alto Adige, 3 in Trentino, 2 in Val d?Aosta, 3 in Lombardia, 1 in Piemonte, 3 in Friuli e 1 in Veneto.
Info: www.federconsumo.
confcooperative.it
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