Economia

Il Gruppo Lupo non ha perso il vizio di donare

L’associazione è nata da un’idea dello scrittore Stefano Benni: un modo originale di fare il bene in tutto il mondo e nella stessa Bologna.

di Silvia Vicchi

Da via Altura al Ruanda, da Bologna all?Africa: è lunga la strada percorsa dal Gruppo Lupo in questi anni, per portare aiuto tanto agli immigrati extracomunitari quanto ai malati di Aids, o ai bambini orfani a causa delle tante guerre civili come ai senza fissa dimora.
L?associazione, nata da un?idea dello scrittore Stefano Benni, si occupa, infatti, di beneficenza e lo fa in modo singolare, consegnando cioè direttamente agli interessati fondi e materiale e seguendo i progetti finanziati.
E il Gruppo Lupo lo si può trovare a fianco degli occupanti di San Petronio, che rivendicano una casa, oppure dei giovani ospiti della casa alloggio dell?Anlaids o, ancora, tra i bananeti della periferia di Kigali, proprio lì, dove scorre il fiume ancora scuro e gonfio di migliaia di cadaveri della più sanguinosa guerra civile degli ultimi anni.
E a ben guardare si tratta di quasi un miliardo di vecchie lire distribuite senza scalpore e alcun rullio di tamburi.
Soprattutto in Africa, il Gruppo Lupo ha investito molte energie, solidarietà e denaro, a sostegno di un centro di accoglienza per bambini orfani a causa dell?Aids e della guerra civile, prima in Ruanda e poi nel Nord-Est dello Zaire.
Oltre 120 piccoli hutu e tutsi – a dimostrazione del fatto che l?odio razziale è prerogativa di noi adulti – in questi ultimi anni sono cresciuti in un clima di pace e fratellanza, curati e accuditi dai volontari. Hanno frequentato scuole e imparato dei mestieri, in un reale percorso di reintegrazione.
Al Gruppo Lupo hanno partecipato personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura e dell?industria: dall?insostituibile e indimenticabile Fabrizio De Andrè a suo figlio Cristiano e a Beppe Grillo, da Riondino a Bergonzoni, da Fo a Paolo Rossi, tutti pronti ad aiutare concretamente e in silenzio.
“Fare beneficenza”, dice Stefano Benni, “è un dovere e deve essere un dovere disinteressato. Non mi piace la spettacolarizzazione della bontà, non amo le partite del cuore e i concerti per giuste cause, che servono più agli artisti che ai bisognosi. Noi, se pensiamo che un progetto sia valido, facciamo un giro di telefonate tra gli aderenti, che tirano fuori i soldi di tasca loro e senza un ritorno di immagine, al solo scopo di aiutare un?iniziativa buona a nascere, o ad andare avanti. Per essere utili agli altri, non serve far rumore”.
Per questo, ancora in pochi conoscono il Gruppo Lupo e pochi vi aderiscono, ma chi lo fa sceglie la strada dell?anonimato e di restare nell?ombra.
In un momento di gesta urlate e di campagne arroganti, gli interventi del Gruppo Lupo appaiono come una carezza. Una carezza leggera e di quelle che scaldano il cuore.

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